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Wartsila

Ecco quanti soldi statali ha incassato la finlandese Wartsila che ora scappa dall’Italia

Caso Wartsila: la Regione Friuli Venezia Giulia ha stilato l'elenco di aiuti pubblici di cui ha beneficiato la società finlandese che ha annunciato la volontà di cessare l'attività produttiva nell'impianto di Bagnoli della Rosandra con conseguenti 450 esuberi

Subbugli fra Italia e Finlandia per il caso Wartsila.

La multinazionale finlandese – specializzata nella produzione di grandi motori ad uso navale e per produzione elettrica–  il 14 luglio ha annunciato la volontà di cessare l’attività produttiva nell’impianto di Bagnoli della Rosandra (Trieste) con conseguenti 450 esuberi. La società intende infatti centralizzare la produzione di motori 4 tempi a Vaasa in Finlandia.

Da settimane i dipendenti si sono mobilitati in proteste contro il piano di Wartisla di fermare la produzione a Trieste dopo aver ricevuto 60 milioni finanziamenti pubblici negli ultimi 6 anni (come ribadito dai sindacati) mentre la società dichiara di aver ricevuto solo 16,8 milioni. Di cui 8,97 milioni ricevuti e 7,85 ancora pending, specifica l’azienda interpellata dal Sole 24 Ore.

Eppure secondo la Regione Friuli Venezia Giulia si tratta di un totale di contributi pubblici per oltre 11,5 milioni. A cui si aggiungono però 30 milioni di garanzie Sace, 20 milioni di aiuti nel 2017 e addirittura 34 milioni Pnrr richiesti lo scorso aprile.

“Siamo di fronte a qualcosa di surreale: Wartsila ha fatto domanda per il Pnrr” ha sottolineato il governatore Fedriga, intervenendo nei giorni scorsi a “L’aria che tira”, su La7,  aggiungendo che la Regione inizierà “una trattativa soltanto se viene ritirata immediatamente la procedura” per il ridimensionamento dell’impianto di Bagnoli della Rosandra.

Ma c’è allarme anche sul fronte committenza, con Fincantieri in primis. L’ad di Fincantieri avrebbe infatti manifestato l’intenzione di interrompere le collaborazioni strategiche per l’innovazione di prodotto su motori green con Wärtsilä, non ritenendo di poter continuare la partnership. Timori sulle possibili conseguenze per la cantieristica italiana rilanciati successivamente anche da Msc, il più grande gruppo armatoriale del mondo.

Tutti i dettagli.

LA POSIZIONE DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA

“La regione si è mossa insieme al governo già da mesi, con interlocuzioni non soltanto con Wartsila ma anche col governo finlandese, che aveva dato rassicurazioni e aveva prospettato nuovi investimenti” ha detto Massimiliano Fedriga (Presidente Regione Friuli Venezia Giulia), intervenendo a “L’aria che tira”, su La7.

“Wartsila negli anni ha preso milioni di euro pubblici per andare avanti con l’attività e farla crescere. E’ troppo comodo fare l’impresa privata quando c’è da fare attività di dismissione e andare a braccetto con il pubblico quando si chiedono soldi” ha aggiunto Fedriga.

TUTTI I CONTRIBUTI PUBBLICI RICEVUTI DA WARTSILA

Secondo l’elenco stilato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, negli ultimi 5 anni Wartsila ha beneficiato di di 11.514.458,32 euro di contributi pubblici.

LE GARANZIE PUBBLICHE E I FONDI DEL PNRR

A questi vanno aggiunti i 30 milioni di euro di garanzie Sace, ottenute nel dicembre del 2020 per rimediare al grave turbamento dell’economia dovuto alla pandemia.

Poi ancora, come spiega al Sole 24 Ore “l’assessore al Lavoro della Regione Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen, «20 milioni di euro che vennero richiesti nel 2017 per superare una crisi produttiva della società. Allo stesso anno risale un’operazione con cui Wärtsilä Italia ha ceduto due capannoni e le aree contigue a Interporto di Trieste Spa per 20 milioni di euro, capitali che derivano dal subentro nella società delle quote della ex Provincia di Trieste da parte di Friulia e autorità portuale. Da ultimo ci sono poi i 34 milioni di euro richiesti allo sportello Pnrr lo scorso aprile. Da questi numeri rimangono poi esclusi gli importanti contributi per la cassa integrazione ordinaria»”.

GLI INVESTIMENTI DI REGIONE E MISE

Inoltre, “a marzo 2016 alla società finlandese arrivano 502.877,68 dalla Regione per investimenti in tecnologie innovative per nuovi motori a due tempi, dual fuel di grandi dimensioni. Poco più di un anno dopo, nell’ottobre del 2017, sempre dalla Regione (via CCIA) arrivano 653.557,50 euro per crisi industriale complessa. L’anno successivo il Mise trasferisce 3.483.401,13 euro per lo sviluppo e la sperimentazione di un’ampia gamma di tecnologie e soluzioni progettuali, per il retrofit di impianti esistenti per la produzione di motori endotermici, sia in ambito marino che terrestre. A gennaio di quest’anno dal Mise e dalla Regione arrivano 3.770.920,62 euro per sviluppo e innovazione di ricerca industriale” segnala ancora il quotidiano confindustriale.

UNA VERTENZA DALLA CORNICE NAZIONALE

Per questo per la Regione è inaccettabile il piano di delocalizzazione della multinazionale finlandese alla luce dei soldi pubblici presi finora.

Il Governatore ha ricordato poi che il ministro ha nei mesi scorsi incontrato ministri finlandesi, e insieme entrambi hanno incontrato amministratori finlandesi che “hanno dato garanzie di crescita”. Ribadendo il concetto che non ci si può fidare di una azienda “che fino al giorno prima ha assicurato non solo il mantenimento degli impianti ma “ha prospettato nuovi investimenti e crescita della produzione”,

La vicenda per Fedriga “è un problema nazionale, perché si entra in un settore strategico per industria italiana, la cantieristica. Siamo primi al mondo nella cantieristica, e devo ringraziare Fincantieri per essere intervenuta in modo deciso, esattamente come la Regione, sulla proprietà di Wartsila”. È alquanto “particolare” l’idea di “abbandonare un impianto dove si ha il principale cliente, che si chiama Fincantieri”, ha sottolineato ancora il governatore al programma di La7.

Di altro avviso Guido Crosetto, Presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio e la Difesa, intervenuto sempre a “L’Aria che tira” sulla crisi Wartsila a Trieste. “Questo è un pezzo della storia dei motori in Europa e non soltanto in Italia. Va affrontata mantenendo la capacità in Italia, se quest’azienda ha deciso di andarsene noi dobbiamo trovare il modo di salutarla e di tenerci la produzione in Italia, perché c’è la capacità e ci sono le maestranze” ha evidenziato Crosetto.

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