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Ecco perché occorre il rilancio del trasporto pubblico locale (Tpl)

Tpl, quali orientamenti attendersi per la definitiva ripresa del settore? L'intervento di Marco Foti

 

Il 18° rapporto “Audimob” sulla mobilità degli italiani fornisce interessanti spunti di riflessione sugli orientamenti che dobbiamo attenderci da parte delle Istituzioni per il rilancio del settore del trasporto pubblico locale (Tpl).

Iniziamo con un dato di fatto: il 2020 è stato l’anno della crisi profonda del trasporto pubblico per diversi motivi. Dalle regole del distanziamento sociale alla paura del contagio, dalla limitata offerta di trasporto ai periodi di chiusure locali e totali delle attività economiche, all’applicazione delle nuove modalità di lavoro in smart working.

Il 2020 è stato ancora l’anno dell’automobile: i dati di Isfort mostrano il mantenimento della “posizione dominante nella scelta degli italiani, riducendo lo share modale di soli 2,5 punti (dal 62,5% al 59%) rispetto al 2019″. Ovviamente il tutto a sfavore di un trasporto pubblico locale relegato in secondo piano.

Il 2021, secondo le tendenze dei traffici stradali elaborate dalla Struttura Tecnica di Missione del MIMS, evidenzia la ripresa dei flussi stradali “raggiungendo a febbraio 2021 circa l’80% di quelli dell’analogo periodo del 2019, per poi nuovamente ridursi sino a metà aprile in ragione della terza ondata di diffusione del virus. Sino ad arrivare a settembre, sulla rete ANAS, a valori paragonabili allo stesso periodo del 2019 e sulla rete autostradale superiori del 3%”.

Dati confermati anche dall’indagine Audimob di Isfort nella quale si rileva un “un tasso di mobilità pari al 77,2% (contro il 67,7% della media 2020)”.

I dati di monitoraggio della Struttura tecnica di Missione del MIMS per il 2021, in tema di trasporto pubblico automobilistico, confermano la crisi in atto del settore primario del trasporto collettivo.

Alla flessione della domanda di mobilità soddisfatta si associa una riduzione dei ricavi da traffico “proporzionalmente maggiore per la contestuale crescita di una diffusa evasione tariffaria”.

Questo, in sintesi, il risultato delle elaborazioni da parte delle associazioni di categoria, le quali, “in base alle attuali previsioni, stimano per il 2021 una perdita di ricavi tra il 40% e il 50% rispetto al periodo ante Covid, ovvero circa 2 miliardi di minori introiti da tariffazione, il tutto con lo stesso livello di offerta tornato molto vicino ai livelli pre-Covid”.

Il Tpl ha necessità di rivedere il proprio assetto. Ormai tutti i principali portatori di interesse condividono questo messaggio augurale per l’intero comparto: dall’utilizzo delle nuove tecnologie alla realizzazione di corridoi infrastrutturali del tipo “smart road”.

Per cui occorre il RILANCIO del trasporto pubblico. Lo scrivo da tempo. Oltre a riportare nelle città “la normalità della mobilità” occorre utilizzare l’apporto dei territori, che devono avanzare la priorità della centralità del Tpl con una strategia congiunta trasversale “pubblico-privata” e che vede la necessaria integrazione tra i diversi attori e i diversi settori del sistema economico, produttivo e sociale.

Ma questo non basta. Il tema della pianificazione, per quanto mi riguarda, è cruciale e fondamentale nel cambio di passo della mobilità urbana e di prossimità. Come si può rilevare dalle diverse indagini (ISTAT e ISFORT) le abitudini sugli spostamenti in epoca pandemia sono cambiate profondamente e difficilmente torneranno al periodo pre pandemico. Le città dovranno fare i conti con una mobilità di corto raggio, di breve distanza (entro i 15’), in cui il Tpl dovrà fornire la sua offerta.

Tutto ciò è possibile se si prende coscienza del profondo cambiamento (epocale) a cui tutti dovremo andare in contro. È un dovere per il rispetto di un settore, quello del Tpl, cruciale per il sistema dei trasporti nazionale. E per i volumi di produzione e ricavi maturati.

Ad maiora.

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