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Ecco le diversità di vedute in Renault tra management e Stato francese su Fca

Che cosa è successo in casa Renault sul progetto di fusione con Fca. Fatti, nomi, ricostruzioni e indiscrezioni

Alla fine, al di là delle dichiarazioni di facciata del giorno dopo, il punto su cui è arrivata la rottura delle trattative tra Fca e Renault è stato un cortocircuito tra la casa francese e il suo principale azionista (lo Stato transalpino con il 15%) con sullo sfondo i delicati rapporti attuali tra la casa della Losanga e i suoi alleati giapponesi di Nissan, casa partner di quella di Boulogne-Billancourt in base a uno schema di partecipazioni incrociate.

I PREPARATIVI PER LA FUSIONE FCA-RENAULT

Nei mesi scorsi infatti Fca e Renault avevano preparato nei dettagli l’operazione avendo avvisato e avendo avuto l’avallo anche dello Stato francese. Ma sullo sfondo restava poi il rapporto con Nissan, casa partner di Renault in base a partecipazioni incrociate tra le due società.

LA PROPOSTA DI FCA

Quando era stata avanzata la proposta di fusione da parte di Fca, l’establishment politico e finanziario parigino avrebbe potuto acconsentire a patto di vedere soddisfatte alcune condizioni a un accordo tra Renault e Fca. Ma il tutto senza che venisse minimamente messa a repentaglio l’intesa con Nissan, che garantisce all’alleanza franco-nipponica non solo la gran parte dei ricavi ma soprattutto assicurerà in futuro le tecnologie, visto che è a Yokohama e non a Boulogne Billancourt che sono più avanti su elettrici ed auto autonome.

LE TENSIONI A PARIGI

Ed è in questo quadro che dopo la pubblicazione il 27 maggio scorso dell’offerta di fusione con Renault da parte di Fca che qualcosa inizia ad andare storto. Gran parte dell’establishment transalpino, non ultimo il ceo di Peugeot Carlos Tavares, sostiene che una fusione al 50% tra Renault e il Lingotto non rappresenta un’operazione congrua per la Règie. E per questo lo Stato transalpino inizia ad alzare l’asticella con condizioni sempre più numerose come per esempio un dividendo straordinario per i soci Renault. Mentre per quanto la governance un accordo era già stato raggiunto con John Elkann che sarebbe stato il presidente della nuova società e Jean Dominique Senard, l’attuale presidente di Renault, che sarebbe diventato amministratore delegato.

IL RUOLO DI NISSAN

Sullo sfondo, come si diceva, c’erano i rapporti con Nissan, visto che il ceo della casa nipponica Hiroto Saikawa quasi quotidianamente per tutta la settimana scorsa aveva dichiarato che la casa di Yokohama aveva la necessità di esaminare bene l’operazione per dare l’avallo alla fusione che era considerato condizione necessaria da parte del governo francese. E in questo quadro suona quasi beffarda la dichiarazione di ieri di Saikawa, che a fusione ormai tramontata, ha spiegato: «Ci stavamo approcciando in modo positivo ai negoziati tra Fca e Renault e c’era una chance di incrementare le opportunità» per Nissan.

IL NO DELLA FRANCIA

In questa situazione si è arrivati nella notte tra ieri e l’altroieri alla decisione di non andare avanti nell’operazione. E non a caso il quarto d’ora decisivo che poi ha portato all’escalation culminata con il ritiro dell’offerta di Fca è arrivato dopo una telefonata con tra il ministro delle Finanze di Parigi Bruno Le Maire e Martin Vial, uno dei rappresentanti dello Stato nel cda di Renault (nonché commissario per le partecipazioni statali dell’Eliseo), Dopo quella telefonata membri del cda Renault di nomina Nissan si sono astenuti e lo Stato ha chiesto un ulteriore rinvio delle decisione. Cosa che ha mandato su tutte le furie Elkann che ha rotto gli indugi facendo tramontare l’operazione.

LE DIVISIONI TRA MANAGEMENT E AZIONISTA IN RENAULT

Ieri poi la borsa ha punito molto più Renault (-6,4% a 52,6 euro) che Fca che è addirittura cresciuta dello 0,1% chiudendo a 11,7 euro. La casa francese ha sofferto in particolare del fatto che nei meandri dell’operazione Fca -Renault si è consumato uno strappo tra il management (favorevole alla fusione) e il suo principale azionista, ovvero lo Stato transalpino.

(estratto di un articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

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