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Xiaomi Auto Elettrica

Ecco come Xiaomi sgommerà nel mercato dell’auto elettrica

Dopo un  iter burocratico di oltre due anni, il colosso cinese noto per i suoi smartphone dovrà presentare la prima vettura al Ministero dell'Industria per l'omologazione. Ecco i piani di Xiaomi al suo debutto nel mercato dell'auto elettrica. Ma le insidie non mancano come dimostrano i cimiteri di auto fresche di fabbrica che stanno spuntando in tutto il Paese

Ci siamo, Xiaomi si appresta ufficialmente a diventare un attore del comparto dell’auto elettrica, già saldamente in mano cinese, se si escludono gli ottimi risultati conseguiti dall’americana Tesla (che comunque produce proprio a Shangai gran parte delle vetture che piazza in tutto il mondo).

Secondo quanto riportato da Reuters, il colosso attivo soprattutto nella produzione di smartphone, non nuovo comunque a sortite nel mercato della mobilità per via di una sua linea di monopattini elettrici, ha ottenuto il primo nulla osta dalle autorità cinesi.

LA BUROCRAZIA CINESE NON RALLENTA XIAOMI

Ora Xiaomi dovrà presentare la vettura definitiva, vale a dire quella che sarà successivamente commercializzata, al Ministero dell’Industria, in modo da ottenere gli ultimi timbri per il via libera all’omologazione.

Si tratta di un iter burocratico iniziato oltre due anni fa (ma probabilmente le prime carte erano state trasmesse in un periodo di tempo persino precedente rispetto agli annunci fatti per la stampa) il cui dilungarsi non ha comunque distolto Xiaomi dalla volontà di aggredire il mercato dell’auto elettrica.

QUANTO VALE L’AUTO ELETTRICA CINESE (E DUBBI ANNESSI)

Non dimentichiamo che, quello cinese, oltre a essere il primo mercato al mondo per numero di autovetture quotidianamente in strada, è sospinto da una industria a dir poco arrembante: nel primo trimestre di quest’anno il volume di esportazioni globali dei produttori cinesi di auto elettriche ha superato quello del Giappone, con la Germania retrocessa al terzo posto, secondo quanto riportato in un articolo di Forbes che conferma le previsioni formulate dai Ceo di Ford e Tesla secondo cui i cinesi sono ormai i principali avversari con cui si devono misurare i colossi americani dell’automotive.

Nei primi tre mesi del 2023, infatti, la Cina ha esportato un totale 1,07 milioni di auto elettriche, con un incremento del 58% rispetto all’anno scorso. Il Giappone si è invece fermato a quota 945.000, venendo così scalzato dalla testa della classifica. Declassamento anche per i produttori tedeschi, che dal precedente secondo posto dietro al Giappone si collocano ora solo al terzo posto.

Tra i colossi dell’automotive cinese che figurano in testa alla classifica degli esportatori troviamo anzitutto SAIC Motor, che, di proprietà statale, controlla anche il marchio MG, e poi BYD auto, sussidiaria della multinazionale industriale BYD Company, che conta tra i suoi investitori l’americano Warren Buffett.

Immagine tratta dal documentario linkato nel testo

Ci sono invece numerosi dubbi circa l’effettiva bontà dei dati per ciò che concerne le vendite sul mercato interno. Ancora nelle ultime ore sono apparse foto e filmati che immortalano distese d’auto appena uscite dalla fabbrica lasciate alle intemperie in enormi spazi sub urbani. Che cosa sono?

Bella domanda. In parte, secondo quanto si vede analizzando le immagini, sembra trattarsi di auto di car sharing di ditte presumibilmente fallite. Altre dovrebbero provenire dai magazzini di startup del comparto nate e morte nel giro di pochi mesi. Di norma queste vetture dovrebbero finire in appositi spazi gestiti dal tribunale per la catalogazione e vendita all’asta per soddisfare i creditori del marchio fallito. Ma se la situazione sfugge di mano e la bolla esplode, i risultati potrebbero essere questi.

Ma resta il sospetto che tra tutte quelle vetture si nascondano anche le e-car che il governo acquista, in modo non dissimile da quello americano che sta rinnovando la propria flotta per l’amministrazione federale, così da drogare il mercato e spingere la domanda. Nel caso cinese, però, verrebbero poi abbandonate nei campi.

Insomma, per quanto il Dragone sia affamato di auto elettriche, le sue Case ne starebbero sfornando troppe, destinate ad arrugginire in campagna senza aver mai fatto un solo chilometro. Tutto questo pur di non rallentare la produzione. Trattandosi della Cina, difficilmente lo sapremo mai.

GLI INVESTIMENTI DI XIAOMI NELL’AUTO ELETTRICA

Ma torniamo al produttore di smartphone. Il modello con cui Xiaomi debutterà nel mercato dell’auto elettrica dovrebbe essere la berlina MS11, nome in codice Modena, il cui nome lascia intendere che le ambizioni del gigante dell’elettronica vadano ben oltre i confini cinesi e mirino a irretire anche i guidatori europei con uno stile che rimanderebbe  a quello delle vetture della Motor Valley emiliana.

Quel che è certo è che al netto dei ritardi burocratici Xiaomi sta investendo davvero parecchio nel progetto, con investimenti per circa 10 miliardi di euro in 10 anni. Avviate partnership con le due connazionali BYD e CATL per la fornitura delle batterie.

La prima gigafactory, la cui costruzione è iniziata ben prima di aver completato l’iter come costruttore d’auto, sarà una fabbrica capace di sfornare a regime 200 mila unità all’anno, sebbene negli ultimi report Xiaomi abbia ridimensionato gli obiettivi del debutto a circa 100 mila vetture nel 2024. Nella speranza di non vederle parcheggiate in quegli enormi cimiteri a cielo aperto che stanno spuntando ovunque nel Paese.

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