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Auto Brasile

Ecco come Lula vuole mettere il turbo al settore auto in Brasile

Gli obiettivi di Lula in Brasile con i sussidi al settore auto, le reazioni dei sindacati e le critiche degli analisti. L'approfondimento del quotidiano Le Monde

Il governo brasiliano ha introdotto sussidi all’acquisto per rilanciare la produzione nazionale di automobili, che è ancora ferma da diversi mesi, scrive Le Monde.

COSA SUCCEDE AL SETTORE AUTO IN BRASILE

Le nuvole scure si addensano sul settore automobilistico brasiliano. Dopo la partenza di Ford nel gennaio 2021, Mercedes-Benz ha annunciato nel maggio 2023 la sospensione dei contratti di 1.200 lavoratori per tre mesi. Poi, a giugno, di fronte all’accumulo di scorte di auto, la Volkswagen ha temporaneamente interrotto la produzione, citando la “stagnazione del mercato”.

Gravemente colpita dalla pandemia di Covid-19, l’industria automobilistica brasiliana, la sesta più grande del mondo, sta lottando per riprendersi. Dopo un calo della produzione dovuto alla carenza di materiali a livello mondiale, il mercato sta ora affrontando una crisi della domanda. Per tenere sotto controllo l’inflazione, la banca centrale brasiliana mantiene un tasso di interesse di riferimento molto alto, rendendo i prestiti più costosi e scoraggiando le famiglie dall’acquistare automobili. Di conseguenza, mentre il Paese ha la capacità di produrre 4,5 milioni di veicoli all’anno, prevede di produrne solo la metà entro il 2023, mettendo a rischio più di 1,2 milioni di posti di lavoro.

IL PROGRAMMA LANCIATO DAL GOVERNO LULA

Temendo un’ondata di licenziamenti, il 6 giugno il governo di Luiz Inacio Lula da Silva ha lanciato un programma di sovvenzioni chiamato “Auto del Popolo” per ridurre il costo delle automobili. Un totale di 1,8 miliardi di reais (circa 334 milioni di euro) in crediti d’imposta è stato assegnato ai produttori: 800 milioni di reais per le auto, 700 milioni di reais per i camion e 300 milioni di reais per gli autobus e i furgoni. In cambio di queste agevolazioni fiscali, i produttori si sono impegnati a ridurre il prezzo di vendita dei veicoli di base di un massimo di 8.000 reais per le auto, 80.300 reais per i camion e 99.400 reais per gli autobus.

LE RICADUTE

La misura ha avuto un grande successo. I crediti per le autovetture, previsti per quattro mesi, si sono esauriti in un solo mese (quelli per il resto dei veicoli sono ancora in corso). “Si è trattato di un’eccellente misura a breve termine per stimolare il mercato”, ha dichiarato in un comunicato stampa Marcio de Lima Leite, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Costruttori di Autoveicoli, che però non ha voluto rispondere alle domande di Le Monde. A luglio, le vendite di nuovi veicoli sono aumentate del 24% rispetto allo stesso periodo del 2022.

I TIMORI DEI SINDACATI

Nonostante questi risultati, i sindacati restano preoccupati. “Questo miglioramento non è sufficiente a garantire la continuità del mercato per tutto l’anno”, teme Wellington Messias Damasceno, direttore amministrativo del sindacato dei metalmeccanici della regione ABC, la culla dell’industria automobilistica brasiliana, situata alla periferia di San Paolo. “Ci aspettiamo ulteriori licenziamenti collettivi, sospensioni di contratti e tagli al personale”, aggiunge.

Anche dopo gli sconti governativi, i due modelli più economici, la Renault Kwid Zen e la Fiat Mobi Like, costano ancora 58.990 real, ovvero quasi 11.000 euro: un prezzo fuori portata per la maggior parte dei brasiliani, che nel 2022 guadagneranno in media uno stipendio mensile di 2.540 real. Per garantire una domanda a lungo termine, “dobbiamo facilitare l’accesso al credito”, afferma Damasceno. “Questo è il problema principale del Brasile”.

Fin dall’inizio del suo mandato, nel gennaio 2023, Lula ha esercitato pressioni su Roberto Campos Neto, capo della banca centrale dal 2019, affinché riducesse il tasso di interesse di riferimento. “Abbiamo un cittadino che mi sembra non capisca nulla del Paese, non capisca nulla del popolo, non abbia alcuna empatia per le sofferenze della gente”, ha dichiarato indignato il 29 giugno in un’intervista a Radio Gaucha. Il 2 agosto, l’istituto monetario ha finalmente fatto una concessione: per la prima volta in tre anni, ha abbassato il tasso di riferimento di 0,5 punti percentuali, portandolo al 13,25%.

LE ANALISI DEGLI ESPERTI

A parte i dubbi sull’efficacia a lungo termine dei sussidi, il loro impatto ambientale solleva delle domande. “Questo programma non risolve alcun problema, approfondisce solo la nostra dipendenza dai combustibili fossili”, afferma Natalie Unterstell, presidente dell’Istituto Talanoa, specializzato in ecologia.

Secondo i dati di Enerdata, una società di consulenza economica specializzata in energia, nel 2021 il settore dei trasporti rappresentava il 43% delle emissioni di CO2 del Brasile. Il governo sta concedendo maggiori sconti sui veicoli meno inquinanti, ma per la signora Unterstell questo “incentivo” rappresenta solo uno sforzo “minimo”. “Non abbiamo una politica dei trasporti a basse emissioni di carbonio”, lamenta.

Nuove misure potrebbero presto colmare questa lacuna. Secondo il Ministero dello Sviluppo, entro la fine di agosto sarà annunciato un programma “fortemente incentrato sulla decarbonizzazione [dei trasporti]”. “L’idea sarà quella di incrementare la produzione nazionale di veicoli elettrici”, ha spiegato Margarete Gandini, direttore del Dipartimento Industria ad Alta e Media Tecnologia del Ministero dello Sviluppo, a una commissione di senatori riunitasi il 5 luglio.

Per André Roncaglia, professore di economia all’Università Federale di San Paolo, il futuro dell’industria automobilistica brasiliana dipenderà dall’ambizione di queste nuove politiche. “A livello globale, il settore sta subendo una profonda ristrutturazione verso i veicoli elettrici”, sottolinea. Se il Brasile riuscirà a mettere in atto una politica pubblica per indirizzare il settore verso una transizione ecologica, le aziende verranno a stabilirsi qui”. La multinazionale cinese BYD è già tra gli interessati: il 4 luglio il governo dello Stato di Bahia ha annunciato che presto si insedierà negli ex stabilimenti Ford vicino a Salvador per produrre veicoli elettrici. “Questo potrebbe essere un cambiamento per l’industria”, conclude Roncaglia.

 

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di Epr Comunicazione)

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