Il produttore di aeromobili europeo Airbus si rafforza in Cina.
La compagnia aerea di bandiera cinese Air China ha dichiarato ieri di aver firmato, insieme a una controllata, un accordo con il colosso aeronautico con sede a Blagnac, Francia, per l’acquisto di 60 jet A320NEO, in un accordo del valore di circa 9,5 miliardi di dollari a prezzi di listino, riporta Reuters.
L’annuncio è l’ultimo di una serie di compagnie aeree questa settimana nel secondo mercato aeronautico più grande al mondo, come Spring Airlines e Juneyao Airlines, che prevedono di acquistare jet Airbus.
Contemporaneamente, la società di leasing CALC ha rivelato di aver effettuato un ordine per 30 aeromobili al produttore europeo. Questo porta il numero totale di ordini cinesi negli ultimi due giorni a 145 aeromobili.
D’altronde Airbus è in trattative a intermittenza almeno dal 2024 per cercare di ottenere un ordine di 500 jet dalla Cina e ora “consolida la sua supremazia nel vasto mercato cinese contro Boeing”, titola oggi Les Echos, insistendo che il produttore statunitense “non è più in lizza”.
Tutti i dettagli.
L’ORDINE DI AIR CHINA DA 9,5 MILIARDI DI DOLLARI
Ieri la compagnia di bandiera cinese Air China ha comunicato di aver firmato, insieme a una controllata, un accordo con Airbus per l’acquisto di 60 jet A320neo, per un valore di circa 9,5 miliardi di dollari a prezzi di listino, secondo un documento depositato dalla compagnia alla Borsa di Shanghai. Secondo Bloomberg, l’importo dell’ordine è di circa 8 miliardi di euro, con sconti commerciali.
In base al documento, i velivoli saranno consegnati in lotti dal 2028 al 2032.
ONDATA DI ORDINI NEL SECONDO MERCATO AERONAUTICO MONDIALE
L’annuncio si inserisce in una settimana di intensi acquisti nel secondo mercato aeronautico più grande al mondo, dopo le comunicazioni analoghe di Spring Airlines e Juneyao Airlines.
Il giorno prima infatti la compagnia low cost Spring Airlines ha accettato di acquistare 30 aeromobili A320neo a un prezzo non superiore al prezzo di listino di 4,13 miliardi di dollari, come riportato nella documentazione presentata dalla società alla Borsa di Shanghai. I jet saranno consegnati in lotti tra il 2028 e il 2032. Juneyao Airlines, con sede a Shanghai, ha dichiarato nella sua documentazione presentata alla Borsa di Shanghai di voler firmare un accordo con Airbus per l’acquisto di 25 jet della famiglia A320. Gli aerei valgono circa 4,1 miliardi di dollari in base ai prezzi di listino e si prevede che saranno consegnati tra il 2028 e il 2032, come indicato nella documentazione, riporta ancora Reuters precisando che entrambi gli accordi devono ancora ottenere l’approvazione governativa.
In parallelo, la società di leasing China Aircraft Leasing Company (CALC) ha reso noto di aver effettuato un ordine per 30 aeromobili Airbus, portando il totale degli ordini cinesi comunicati negli ultimi due giorni a 145 velivoli, secondo i dati diffusi dalle aziende coinvolte.
LA SODDISFAZIONE DI AIRBUS
“Siamo molto lieti che Air China abbia deciso di ordinare altri aeromobili della famiglia Airbus A320”, ha dichiarato il produttore di aerei in una nota.
IL COMMENTO DEGLI ANALISTI
Secondo Li Hanming, analista indipendente del settore aeronautico con sede negli Stati Uniti, l’acquisto fa parte di un accordo quadro del 2022 stipulato tra China Aviation Supplies Holding Company (CASC) e Airbus.
L’accordo riguardava 132 aeromobili della famiglia A320 e otto widebody A350, per un valore totale di circa 17 miliardi di dollari. “Le trattative per i singoli contratti richiedono tempo”, ha aggiunto Li.
CHE SUCCEDE A BOEING NELLA TERRA DEL DRAGONE
La prolungata tensione tra Pechino e Washington ha ostacolato la capacità di Boeing di aggiudicarsi nuovi ordini in Cina, dando ad Airbus un vantaggio.
Il quadro resta infatti condizionato dal contesto politico: venerdì scorso il Ministero degli Esteri di Pechino ha annunciato sanzioni contro 10 individui, tra cui il fondatore di Anduril Palmer Luckey, e 20 aziende della difesa statunitensi, includendo anche la filiale di Boeing a St. Louis, in risposta alla vendita di armi a Taiwan. L’impatto concreto di queste misure sulle società coinvolte non è chiaro e, come osservato in passato da Quartz, tali sanzioni risultano spesso in larga parte simboliche, poiché gli appaltatori della difesa statunitensi in genere non operano sul mercato cinese.







