Non sembra spegnersi il motore giudiziario sul “dieselgate”, scandalo che ha iniziato a bruciare inchieste ormai dieci anni fa e continua a mietere vittime eclatanti, in ogni parte del mondo (gli ultimi casi di spicco si sono registrati in Giappone, colpendo il fiore all’occhiello dell’industria automobilistica locale). Questa volta a muoversi ancora sono i “magistrats du parquet” (ovvero i giudici requirenti) della procura di Parigi che hanno per le mani un quarto fascicolo riguardante Fiat Chrysler (oggi Stellantis) con contestazioni per condotte che in alcuni casi superano i 10 anni.
I PRECEDENTI DEL GRUPPO STELLANTIS
Già due marchi oggi nel portafogli Stellantis ovvero Peugeot e Citroen erano stati messi ‘en examen’ dal Tribunale Giudiziario di Parigi nel giugno del 2021, con pesanti accuse di frode ai consumatori in merito alla vendita in Francia di veicoli diesel Euro 5 tra il 2009 e il 2015.
ACCANTONAMENTI MILIONARI
Peugeot preliminarmente era stata sottoposta a cauzione di 10 milioni di euro, di cui 8 milioni per potenziali sanzioni e danni e 2 milioni a garanzia della rappresentanza della società in tribunale, fornendo una fideiussione bancaria di 30 milioni di euro accantonata nel caso fosse stata condannata a risarcire. Per Citroën la richiesta di cauzione era stata di 8 milioni di euro con fideiussione da 25 milioni.
Nello stesso anno la Procura parigina aveva proceduto pure contro un altro marchio d’Oltralpe, Renault, nell’ambito di una indagine giudiziaria avviata nel gennaio del 2017 su veicoli commercializzati negli anni 2009-2011 e 2013-2017: in quel caso le richieste preliminari erano state di 80 milioni di euro da versare in via precauzionale tra cauzioni e garanzie bancarie.
LA COMMISSIONE ROYAL
La Francia è il Paese europeo che ha proceduto con maggior foga in inchieste simili supportate e forse persino incentivate a livello politico: il ministro dell’ambiente francese dell’epoca, Ségolène Royal, aveva istituito una commissione d’inchiesta incaricata di testare le emissioni di un campione di veicoli diesel rappresentativi del parco automobilistico francese.
LE POLEMICHE AMBIENTALISTE
Tuttavia, secondo alcune associazioni come Réseau Action Climat e France Nature Environnement che redassero tra il 2015 e il 2016 un report approfondito, la commissione Royal sarebbe stata poco trasparente e avrebbe provato a favorire i marchi autoctoni procedendo con lentezza. Accuse gravi che si sono in parte affievolite dopo che la procura di Parigi ha iniziato a portare in aula la quasi totalità dei marchi francesi.
IL DIESELGATE COLPISCE ORA I VEICOLI FIAT – CHRYSLER?
Ora sempre la Procura della capitale si sarebbe mossa sulla base di nuove accuse che riguardano invece, secondo la ricostruzione dell’Agence France-Presse (Afp), veicoli a marchio Fiat, Alfa Romeo e Jeep, dotati di motori diesel Multijet II, che avrebbero “frequentemente superato la soglia regolamentare di emissione di ossido d’azoto”. Si tratterebbe di oltre 38mila vetture commercializzate tra il 2014 e il 2017 la cui vendita avrebbe generato ricavi pari a circa 836 milioni di euro.
Secondo l’agenzia di stampa ripresa da France24, l’accusa sostiene che i veicoli sarebbero stati “calibrati appositamente in base a parametri tecnici (temperatura, velocità, rapporti del cambio, ecc.) per garantire che rispettassero la norma regolamentare relativa alle emissioni di ossido di azoto solo nelle condizioni di circolazione della prova di omologazione”.
LA RISPOSTA DELL’AZIENDA
Viceversa, come in molti casi analoghi “in condizioni di circolazione normali, non corrispondenti al quelle dei test”, la calibrazione avrebbe “comportato un funzionamento significativamente degradato dei dispositivi antinquinamento”. Le accuse sono state respinte da un rappresentante legale dell’azienda automobilistica: “Prendiamo atto delle richieste dell’accusa. Contestiamo tutte le argomentazioni legali”, la replica raccolta da France Presse dell’avvocato del Gruppo, Alexis Gublin. Tra accantonamenti milionari e il rischio di risarcimenti stellari la vicenda giudiziaria rischia di essere una pesante tegola per il Gruppo italo-francese già alle prese con semestrali che certificano l’affanno nelle vendite.