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Camion Elettrici Di Tesla Nevada

Dopo cinque anni arrivano i camion elettrici di Tesla. Cosa non convince

Se ne parla dal 2017, ma ora i camion elettrici di Tesla stanno per debuttare. Musk promette scintille, però c'è chi si chiede se siano davvero la soluzione per abbattere l'inquinamento...

Si spera che nelle consegne, una volta su strada, i “Semi”, i camion elettrici di Tesla, saranno più puntuali. Se ne parla infatti dal 2017, quando il progetto venne presentato alla stampa con la promessa che i veicoli sarebbero stati commercializzati nel giro di poche decine di mesi, un paio d’anni al massimo. Sappiamo che non è stato così.

 

LE POLEMICHE SUI CAMION ELETTRICI DI TESLA

Le polemiche non sono mancate ma, più che i ritardi, hanno riguardato altri fronti. Anzitutto, il famoso cinguettio con cui il patron di Tesla, Elon Musk, ha annunciato che il suo Semi ha già percorso 500 miglia (805 chilometri) con una sola carica a pieno carico, ovvero trascinandosi dietro un peso totale di quasi 37 tonnellate. In molti hanno subito fatto osservare che sono specifiche spaziali, dato che la concorrenza offre un’autonomia da 250 a 300 miglia (ovvero ricompresa tra i 400 e i 480 chilometri).

 

Si sa che i numeri sull’autonomia dichiarati – e vantati – dalle case automobilistiche spesso restano su carta: succedeva coi motori a scoppio, succede a maggior ragione con le batterie, dove maggiormente sui consumi reali, incidono non solo le condizioni del traffico, delle strade e meteo ma, soprattutto, le temperature.

 

Insomma, per capire davvero le specifiche dei camion elettrici di Tesla bisognerà senz’altro attendere le prime recensioni indipendenti. Nel frattempo su Twitter c’è anche chi ha risposto ironicamente a Musk con un video sui noti mal funzionamenti dell’autopilot montato sulle berline Tesla che, facendo le bizze, vedeva un Semi fantasma sulla carreggiata.

E poi c’è chi si chiede se i camion elettrici, di Tesla o meno, siano davvero a impatto zero. Perché fino a quando l’elettricità che servirà ad alimentarli non sarà green, ovvero prodotta sfruttando altre rinnovabili, il rischio è di aumentare vertiginosamente i fabbisogni energetici dei singoli Stati e immettere altra CO2 nell’ambiente per raggiungere tale scopo. Di questo ovviamente Tesla non ha colpe, s’intende.

 

Il paradosso è noto ed è stato sollevato di recente dalla società di servizi National Grid, che ha condotto uno studio secondo cui, entro il 2030, l’elettrificazione di una stazione di servizio richiederà la stessa potenza necessaria ad alimentare uno stadio sportivo professionale, e questo solo per ricaricare le auto elettriche.

Se si prende in considerazione la necessità di alimentare anche i camion elettrici, il fabbisogno energetico previsto per una grande area di sosta per camion entro il 2035 sarà uguale a quello di una cittadina di provincia. Moltiplicato il numero per le stazioni di servizio, sarebbe come se di colpo la Terra vedesse crescere esponenzialmente il numero di “città” che richiedono accesso costante alla rete elettrica.

 

Musk dal canto suo ha spiegato che i benefici per l’ambiente sono innegabili nonostante il suo mezzo impieghi ben tre motori elettrici indipendenti (rispetto ai quattro previsti nel 2017, quando il Semi è stato annunciato) in quanto sebbene i camion di Classe 8 costituiscano solo l’1% dei veicoli negli Stati Uniti, contribuiscono al 20% delle emissioni dei mezzi statunitensi e al 36% delle emissioni di particolato.

Per quanto riguarda i rifornimenti, i camion elettrici di Musk sfrutteranno la nuova tecnologia di ricarica a 1 MW che la stessa Tesla ha sviluppato: colonnine ad hoc che presto saranno aggiunte all’interno delle stazioni Supercharger. Però c’è appunto da tenere in considerazione quanto insisteranno sulla necessità di produrre altra energia, che al momento non è green.

CRUCIALE L’INFLATION REDUCTION ACT DI BIDEN

Quel che è certo, è che il numero 1 di Tesla ha ormai fatto pace con l’attuale inquilino della Casa Bianca e non potrebbe essere altrimenti: il suo “famigerato” Inflation Reduction Act che ha fatto saltare sulle sedie i governi di mezzo mondo costringendo gli Ad delle Case automobilistiche che importano mezzi negli USA ad aprire gigafactory nei 50 Stati avrà difatti un ruolo cruciale nella diffusione dei camion elettrici di Tesla.

Il Semi avrà difatti un prezzo di 180.000 dollari, ma negli Stati Uniti, grazie alle nuove norme volute da Joe Biden che premiano la mobilità elettrica “made in USA”, chi lo acquisterà godrà di uno sgravio fiscale di circa 40mila dollari. Pepsi ne ha ordinato 100 esemplari fin dal primo annuncio di Tesla nel 2017 nell’ambito della sua politica volta a tagliare le emissioni, e ha detto che li impiegherà per smistare i suoi prodotti tra i centri di produzione e centri di distribuzione, e rivenditori. Con uno sconto simile, pagato dallo Stato, saranno in molti a seguire a ruota.

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