In tema ambientale il legislatore – nazionale ma soprattutto comunitario – è stato più volte accusato di avere fatto i conti senza l’oste. Anche per il trasporto pubblico locale si sta profilando il medesimo rischio, perché da gennaio per i bus Euro2 scatterà l’obbligo di giacenza nelle rimesse.
TRA SCIOPERI E MEZZI FERMI PER LEGGE
Ma se le varie società tpl, per lo più a partecipazione pubblica, non hanno provveduto al rinnovo delle flotte, la sola conseguenza sarà che di mezzo ci vada, al solito, l’utenza, che nell’ultimo periodo ha dovuto fare la gincana in un percorso a ostacoli di scioperi (tutti caduti il venerdì, senza troppe sorprese).
QUANTI SONO I BUS EURO2 IN ITALIA?
Se il parco mezzi privato in Italia è vetusto assai, quello del trasporto pubblico locale non è certo messo meglio. E i numerosi casi di autocombustione degli autobus capitolini ce lo ricordano continuamente.
Secondo l’ultimo censimento di Anav e Asstra, le Associazioni che rappresentano le imprese del TPL rispettivamente in seno a Confindustria e a Confservizi, sono oltre 1.500 i bus a gasolio o benzina, classificati come Euro 2 per le loro caratteristiche antinquinamento, ancora in servizio, impiegati quotidianamente nelle nostre città.
ALLA PENSILINA IN ATTESA DEL BUS EURO2, CHE NON ARRIVERA’
Sono dunque oltre 1500 i mezzi che a partire dal 1° gennaio 2024 verranno interessati dal divieto di circolazione per le norme a tutela dell’ambiente. Le aziende saranno costrette a fermarli nei depositi. E se, come si anticipava, la flotta non è stata rinnovata, la loro rottamazione porterà a una significativa riduzione dei servizi di trasporto offerti.
In merito le due associazioni di categoria prevedono una diminuzione di circa 70 milioni di chilometri all’anno, corrispondente al 4,5% dell’offerta complessiva annua di trasporto pubblico, con alcune Regioni che potrebbero subire riduzioni fino al 10% a causa della percentuale più alta di bus Euro2 in circolazione.
LA RICHIESTA DI ANAV E ASSTRA
Per questo, dato che le nuove norme entreranno in azione ormai “dopodomani”, Anav e Asstra, per non lasciare a piedi nessun utente, evidenziando come sia impossibile sostituire e mettere in servizio 1500 autobus “in ragione delle problematiche e dei ritardi causati dalla carenza globale delle materie prime, della filiera produttiva e dalla necessità di aggiornare le gare alla dinamica inflattiva determinata dalla crisi energetica in atto”, chiedono di rinviare lo stop.
LA DEROGA PER I BUS EURO3
La richiesta, già portata all’attenzione del Governo e delle Regioni, è “di intervenire in continuità con quanto fatto con la recente conversione in legge del D.L. 132/2023 – Proroghe fiscali che ha introdotto una deroga al divieto di circolazione previsto per gli autobus di classe Euro3 individuati dalle Regioni e dalle Province autonome come necessari a consentire la continuità e la regolarità dei servizi resi alla collettività”.
Le due associazioni propongono questo intervento assicurando che la completa sostituzione dei bus Euro2 avverrà “comunque al più tardi entro la fine del 2024”. Nel frattempo l’utente si ritroverà alla pensilina in attesa di un mezzo che potrebbe non arrivare. Questa volta non per i soliti ritardi e disservizi ma per colpa di una norma ambientale. E cosa c’è di più green dell’andare a piedi?