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Amburgo

Perché la cinese Cosco non potrà comprare il porto di Amburgo

Ecco tutte le rivelazioni di un'inchiesta giornalistica tedesca sulla vicenda del porto di Amburgo, bramato dalla cinese Cosco. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

È sempre più in bilico l’accordo fra la compagnia statale cinese Cosco e la società operativa del porto di Amburgo Hafen und Logistik AG (HHLA), partecipata dall’amministrazione cittadina, per l’acquisizione del 24,9% di uno dei tre terminal portuali della città anseatica. L’inchiesta condotta dal pool di giornalismo investigativo composto da Süddeutsche Zeitung e dalle tv pubbliche regionali Ndr e Wdr (che coprono i Länder del Nord e del Nord-ovest della Germania) ha fornito nuove rivelazioni.

LE RIVELAZIONI DELL’INCHIESTA SULLA VICENDA AMBURGO

Ad esempio, quella che lo scorso anno la HHLA, potrebbe non aver registrato il Tollerort Container Terminal (CTT) come infrastruttura critica presso l’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni (BSI) al momento giusto.

Eppure la legge parla chiaro. Chiunque gestisca un’infrastruttura critica in Germania, ossia un impianto di grande importanza per la fornitura di elettricità o acqua potabile alla popolazione, deve registrarsi presso il BSI. È quel che prevede l’ordinanza Kritis. In questo modo si garantisce il rispetto di particolari standard di sicurezza per proteggere meglio la struttura e quindi la sicurezza pubblica.

Questa regola si applica naturalmente anche ai porti, che sono immensamente importanti per l’economia tedesca, primo fra tutti quello di Amburgo, il più grande del paese e il terzo d’Europa per volumi di traffico.

Ed è proprio questa classificazione tardiva che potrebbe far sì che la prevista acquisizione del porto di Amburgo da parte della compagnia di navigazione statale cinese Cosco, presa in considerazione dal governo tedesco per mesi e alla fine approvata con il peso decisivo del cancelliere e nonostante le resistenze dei partner di governo verdi e liberali, non si realizzi più.

COSA DICE LA LETTERA DI HABECK AI PARLAMENTARI TEDESCHI

Come ha rivelato la seconda puntata dell’inchiesta giornalistica, in una recente lettera del ministero  dell’Economia inviata ai membri del Comitato economico del Bundestag, l’ufficio di Robert Habeck ha pronunciato parole chiare. Secondo quanto sostiene il ministero, HHLA sarebbe stata obbligata a registrare il terminal presso la BSI entro il 2 aprile 2022, dal momento che un valore soglia rilevante per quanto riguarda il volume di movimentazione del terminal era già stato superato nel 2021. Cosa che non è stata fatta.

Nella lettera ai parlamentari (una parte pubblicata anche dall’agenzia di stampa tedesca dpa) si precisa infatti che la registrazione come infrastruttura aggiunge testualmente: “Chiunque, intenzionalmente o per negligenza, ometta di registrarsi agisce in violazione della legge”. Il BSI è responsabile dell’esecuzione dei procedimenti di illecito amministrativo. Ma il ministero dell’Interno, che è responsabile del BSI, non ha tuttavia finora risposto a una richiesta specifica del pool giornalistico di fornire informazioni sull’eventuale svolgimento di tale procedura.

“Questo solleva l’esplosiva questione se HHLA abbia effettuato una falsa classificazione nel corso della procedura di esame da parte del governo federale”, scrive senza troppi giri di parole il sito del primo canale televisivo statale Ard, la testata cappello delle varie emittenti pubbliche regionali di cui fanno parte anche Ndr e Wdr, impegnate con la Süddeutsche Zeitung nell’inchiesta.

INFRASTRUTTURA CRITICA SÌ O NO?

Partendo proprio dal presupposto che il terminal non fosse un’infrastruttura critica, lo scorso ottobre il governo federale aveva autorizzato una possibile partecipazione di Cosco del 24,9% nel terminal di Tollerort. In realtà l’ipotesi caldeggiata da Olaf Scholz, che per due legislature negli anni Dieci è stato il sindaco di Amburgo, era quella di concedere alla compagnia statale cinese il 35% del terminal. Solo la levata di scudi di verdi e liberali, e il conseguente furioso scontro all’interno della coalizione di maggioranza, aveva costretto il cancelliere a rivedere le cifre e a proporre una soluzione che abbassasse al 24,9% quella soglia.

Secondo quanto riferito da Ard, su richiesta delle due parti acquirenti è in corso una revisione dei nuovi contratti di acquisizione presso il ministero dell’Economia.

I sostenitori dell’accordo con la Cina, tra cui il leader dell’Spd 8il partito di Scholz) Lars Klingbeil, il sindaco di Amburgo Peter Tschentscher (Spd anche lui), le associazioni industriali della ricca città anseatica e in sostanza quasi l’intero arco politico, avevano dichiarato nella fase delle trattative infondate le preoccupazioni per la sicurezza, sostenendo, tra l’altro, che il terminal portuale in questione non fosse un’infrastruttura critica. La Cina non avrebbe quindi avuto accesso a nessun sistema rilevante.

Oggi è proprio questo il punto decisivo. E la scorsa settimana, la prima puntata dell’inchiesta investigativa del pool giornalistico di Süddeutsche Zeitung, Ndr e Wdr aveva rivelato per la prima volta che il terminal portuale era nel frattempo stato classificato dall’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni come “critico”. E che dunque adesso richiedeva una protezione speciale.

La versione della  Hafen und Logistik AG è completamente diversa. A differenza del ministero dell’Economia, infatti, HHLA non ha riscontrato finora alcuna irregolarità nella registrazione del terminal. La settimana scorsa, una portavoce aveva spiegato che una nuova categoria era stata introdotta nel corso di una modifica dell’ordinanza Kritis. Poiché Tollerort rientrava in questa categoria, il terminal CTT era stato registrato come infrastruttura critica all’inizio del 2023, come tutti gli altri terminal HHLA di Amburgo.

Su ulteriore richiesta dei giornalisti del pool, HHLA contraddice ancora il ministero di Habeck: “Secondo HHLA, la posizione del ministero federale dell’Economia è infondata dal punto di vista fattuale e giuridico. HHLA ha sempre informato in modo completo e trasparente tutte le autorità coinvolte sui volumi di movimentazione di CTT nell’ambito del processo di revisione degli investimenti in corso”, è la dichiarazione della società amburghese. Che poi assicura di aver attuato tutte le condizioni imposte dal governo tedesco nei contratti con Cosco e che la società cinese “non otterrà alcun diritto di accesso o di decisione con una partecipazione nel terminal di Tollerort, così come non otterrà alcun diritto sul terreno del terminal”. Ora si attende solo un riscontro da parte del ministero dell’Economia.

Nel dicastero di Habeck si sostiene invece che le condizioni di base siano cambiate e che il sì del governo tedesco nell’ottobre del 2022 all’acquisizione del 24,9% si basasse sul presupposto che il terminal Tollerort “non fosse un’infrastruttura critica”. L’investimento previsto dai cinesi potrebbe dunque ancora essere annullato. Il ministero sta ora esaminando “l’impatto dei nuovi risultati” sulla decisione presa all’epoca, si legge nel documento inviato al Bundestag. Secondo l’Ordinanza sul commercio estero e sui pagamenti, l’acquisizione pianificata anche solo del 10% delle azioni di un’infrastruttura critica deve essere sottoposta a un esame più severo.

Non è apparso su nessun protocollo, ma non è improbabile che della questione si sia parlato in uno dei vari colloqui che la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha avuto la scorsa settimana nel corso della sua visita ufficiale in Cina. Un viaggio difficile, dal punto di vista diplomatico, data la posizione non proprio accomodante che i verdi hanno nei confronti della Cina, e che ha creato più di qualche frizione con l’alleato Spd.

Baerbock, facendo rapporto al Bundestag mercoledì sulla sua visita cinese, ha descritto come “più che scioccanti” parti del suo viaggio e ha affermato che Pechino “sta diventando sempre più un concorrente e un rivale sistemico piuttosto che un partner commerciale”.

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