Golden Power su Comau solo sotto forma di prescrizioni, a tutela di R&S, know-how tecnologico, continuità impianti. Il fondo Usa avrà il 50.1%, Stellantis al 49.9. Alla fine, nonostante i proclami, nessun veto agli americani.
Comau (tech-automazione-robotica) è una società indubbiamente strategica. La sua cessione era prevista già in sede di accordi che hanno dato vita a Stellantis. Trattasi di pacchetto di maggioranza, dal momento che Stellantis rimane comunque al 49.9%. La scelta del fondo? Opinabile, seppure i capitali siano sempre capitali.
L’esperienza di Magneti Marelli, andata ad una società giapponese controllata da KKR, non lascia però ben sperare. Il fatto è che un veto agli americani, come scrissi al tempo, era problematico. Sarebbe stata la prima volta. Difatti, agli investitori Usa per ora sono state poste solo condizioni con il Golden Power, mai veti.
Di base, dei 12 veti: 6 a cinesi, 2 a russi, 2 a francesi, 1 emiratina, 1 a due società di diritto italiano di cui non so però la proprietà (secondo veto a FBM Hudson).
Alla fine si è optato per la formula meno invasiva, peraltro preferita in generale da questo governo: prescrizioni per avallare l’investimento, nell’ottica di lasciare alcune decisioni strategiche al socio domestico o comunque a un continuo vaglio governativo.
Da un lato perché bloccare la cessione, prevista a suo tempo dagli accordi, era complicato; dall’altro perché si ritiene che le prescrizioni siano ormai una buona via di mezzo per tutelare i vari interessi;
Ma soprattutto, perché l’investitore era americano.