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Sottomarino Kss III

Corea del Sud, tutto sul primo sottomarino Kss-III

Che cosa cambia per la Corea del Sud con il primo sottomarino Kss-III. L'approfondimento di Giovanni Martinelli

La conferma arrivata il 16 agosto scorso da parte della stessa Marina SudCoreana (Republic of Korea Navy, o ROKN)  sul fatto che il primo sottomarino della nuova classe KSS-III abbia iniziato a essere impiegato in missione tra le fila di questa Marina, è un dato doppiamente importante. In primo luogo perché, per l’appunto, esso segna l’inizio della vita operativa di una nuova classe di battelli subacquei.

Ma anche il secondo aspetto non è certo da meno. Il Dosan Ahn Changho (questo è il nome della piattaforma in questione) è infatti il primo sottomarino a propulsione convenzionale al mondo, e operativo a tutti gli effetti, a essere dotato anche della capacità di lanciare missili balistici (Submarine Launched Ballistic Missile o SLBM).

Un primato dunque non “banale”, che dimostra da un lato le capacità dell’industria (cantieristica, ma non solo) Sudcoreana e, dall’altro, la volontà della ROKN medesima di diventare una protagonista nel sempre più complesso (e pericoloso) scenario della regione che ruota intorno all’Oceano Pacifico e ai suoi tanti mari in cui si divide. E ciò non solo in funzione di deterrenza nei confronti del “fratello-nemico” rappresentato dalla Corea del Nord ma, anche, rispetto a quel “ingombrante” vicino che è la Cina.

Si diceva delle capacità industriali e tecnologiche di Seoul; ebbene, proprio lo sviluppo della componente subacquea Sudcoreana finisce con il diventarne uno degli esempi più efficaci. Il primo sottomarino in assoluto entrato in servizio nella Marina Sudcoreana risale infatti ad appena 30 anni fa circa. Lo Jang Bongo, che poi darà il nome alla classe di 9 unità in tutto nota anche come KSS-I, è una semplice versione locale del Type 209 sviluppato dai cantieri Tedeschi Howaldtswerke-Deutsche Werft (oggi parte del gruppo ThyssenKrupp Marine Systems, TKMS).

Questo programma dunque non solo consente alla Corea del Sud di fare il proprio ingresso in questo campo ma, al tempo stesso, le permette di cominciare ad acquisire maggiori conoscenze da un punto di vista realizzativo/tecnologico. Conoscenze che saranno messe a frutto con lo “step” successivo, e cioè gli altri 9 sottomarini della classe Son Won-Il (o KSS-II). Ancora una volta, la base di partenza è un prodotto Tedesco, e cioè il Type 214 sempre di TKMS; ma in questa occasione la loro costruzione su licenza avviene interamente nei cantieri Sudcoreani.

E così si arriva ad oggi e a questa nuova classe di battelli per l’appunto nota come classe Dosan Ahn Changho o KSS-III; l’evoluzione finale, in quanto i 9 sottomarini che la costituiranno diventano i primi interamente progettati e costruiti localmente. Con la loro costruzione che, come già accaduto in precedenza, viene poi distribuita tra i 2 maggiori cantieri Sudcoreani: Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering (DSME) e Hyundai Heavy Industries (HHI).

Ma questi nuovi KSS-III si distinguono dai precedenti per un altro elemento; la crescita delle dimensioni e (di conseguenza) la analoga crescita delle capacità operative. La loro lunghezza sarà infatti di 83,5 metri, la larghezza di 9,6 e il dislocamento in immersione di circa 3.800 tonnellate. Insomma, dei battelli “oceanici”.

Oltre a una suite molto completa e avanzata di sensori, sempre i KSS-III hanno anche un impianto propulsivo allo”stato dell’arte”. Da una parte il tradizionale schema basato su generatori diesel che ricaricano le batterie; dall’altra però è anche presente un sistema Air Indipendent Propulsion (AIP) su celle a combustibile, destinato ad aumentare l’autonomia del sottomarino in immersione.

In linea con tutte le moderne realizzazioni poi il quadro delle prestazioni; con una velocità massima in immersione stimata in 20 nodi e una autonomia (a velocità molto più basse) di circa 10.000 miglia, a fronte comunque di una operativa intorno ai 20 giorni.

Ma come si diceva, l’altra caratteristica cruciale è rappresentata dalla capacità di lanciare missili balistici; oltre infatti ai 6 tubi lanciasiluri da 533 mm per il lancio di ordigni Tiger Shark, i KSS-III dispongono anche di 6 Vertical Launch System (VLS) per il lancio di missili balistici del tipo Hyunmoo 4-4, la cui portata è stimata in circa 500 km. Nessun altro al mondo dispone ancora di una simile capacità; a parte il sottomarino Nordcoreano Sinpo che però, di fatto, è una specie di piattaforma quasi sperimentale.

E per quanto essa non possa esser paragonata a quella di battelli a propulsione nucleare, con missili balistici per l’appunto dotati di testate nucleari, ciò non di meno in questo modo Seoul acquisisce comunque una qualche forma di deterrenza nei confronti di potenziali (o reali) nemici. In particolare modo, evidentemente, contro Pyongyang.

Ma gli aspetti interessanti di questi KSS-III non finiscono qui; dopo le prime 3 unità del primo lotto (o “Batch”), è già prevista la costruzione di altre 3 nell’ambito di un secondo “Batch”, seguite dalle 3 del terzo e ultimo. Il tutto nell’ambito di un processo evolutivo che per esempio, porterà a imbarcare sui battelli del Batch-II le più moderne e capaci batterie agli ioni di litio (al posto delle attuali piombo-acido); ma, soprattutto, con l’ultimo lotto che prevede l’allungamento dello scafo per poter ospitare altri 4 VLS, arrivando così a 10 in totale.

Il tutto mentre sullo sfondo Seoul continua a riflettere su quella che potrebbe essere una svolta epocale; il passaggio alla propulsione nucleare per i propri sottomarini. Un passaggio che al di là di alcune resistenze, alla fine potrebbe rendersi perfino obbligato alla luce della sempre più “sfrenata” corsa ai sottomarini a propulsione nucleare nell’Indo-Pacifico.

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