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Cina Guerra Dei Prezzi

Cina, Tesla e fine degli incentivi: la guerra dei prezzi rischia di diventare tempesta perfetta?

In Cina la guerra dei prezzi iniziata da Tesla e la fine degli incentivi governativi sta provocando una enorme quantità di invenduto. E i concessionari (ma pure i costruttori) corrono ai ripari.

In Cina i concessionari non sanno più dove sistemare le auto in attesa di essere vendute. Per il semplice motivo che l’utenza al momento non le vuole. Per questo stanno arrivando a escogitare ogni genere di incentivo e sconto pur di smaltire un po’ di “scorte di magazzino”, che nel caso delle autovetture non solo richiedono davvero tanto spazio, ma pure manutenzione. Il motivo? Il combinato tra la fine degli incentivi disposti fino a pochi mesi fa dal governo cinese per incoraggiare l’acquisto di auto elettriche e le politiche sui prezzi sempre più aggressive di Tesla, che dopo aver perso la sfida della produttività nel 2022 con un marchio locale (Byd ha prodotto 1.857.379 vetture mentre la casa di Elon Musk, a causa dei numerosi stop’n’go anche per potenziare le linee di Shanghai, si è fermata a quota 710.865 veicoli elettrici) intende guadagnare fette di mercato rivedendo a ribasso i propri listini. Anche a costo di scatenare una guerra dei prezzi che non si sa quali effetti potrà avere sul mercato dell’auto in Cina.

COSA FANNO I CONCESSIONARI PER SMALTIRE

E qual è la conseguenza di tutto ciò? La fine degli incentivi governativi, come era prevedibile, ha portato a un forte rallentamento della domanda, dopo anni di galoppate, mentre le politiche Tesla hanno praticamente bloccato l’acquisto di veicoli non elettrici, che restano dunque invenduti a prendere polvere.

Secondo quanto riportano media locali, nel tentativo di ovviare al problema, costruttori, rivenditori e in qualche caso persino autorità locali stanno sopperendo alla mancanza di incentivi statali predisponendo campagne parallele in cui vengono offerti crediti fiscali, ma pure polizze assicurative a prezzi di favore, optional gratuiti e forti sconti di prezzo che in taluni casi hanno toccato l’equivalente dei nostri 14mila euro.

SCOPPIA LA GUERRA DEI PREZZI IN CINA

La guerra dei prezzi scatenata dalla Tesla è entrata nel vivo con l’ingresso nell’agone di Byd, costruttore cinese numero 1 (e tale vuole restare) che ha annunciato uno sconto di 6.888 yuan (934 euro) sulla Song Plus. Della medesima portata o quasi i tagli di Faw che come Byd ha introdotto ribassi a termine fino al 31 marzo. In questo caso sono interessate le autovetture e i furgoni dei marchi Hongqi, Jiefang e Bestune e delle joint venture con Volkswagen e Toyota e gli sconti possono arrivare fino a 37 mila yuan (4.950 euro). Tagli analoghi pure per Chery, che arrivano a 31 mila yuan (poco più di 4.100 euro) sulla gamma del marchio omonimo e dei brand Exeed, Jetour e Chery New Energy.

CHE SUCCEDE AL MERCATO DELL’AUTO CINESE?

Ma gli analisti guardano con preoccupazione al rallentamento della domanda, che era nell’aria ma non a questi livelli, temendo che le conseguenze vadano al di là della difficoltà di smaltire elevati livelli di inventario e possano ripercuotersi con forza su un mercato automobilistico e su una industria che fino a oggi sono stati “drogati” dagli incentivi statali.

Per esempio, quasi 2,17 milioni di autovetture sono state vendute attraverso i canali di vendita al dettaglio nel dicembre 2022, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente, secondo l’Associazione cinese delle autovetture. Da gennaio a dicembre sono state vendute 20,54 milioni di autovetture, con un aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente.

La politica di riduzione dell’imposta sull’acquisto di autovetture ha contribuito in modo massiccio alle vendite di veicoli dal suo lancio a giugno, ha dichiarato l’associazione. La politica ha dimezzato la tassa d’acquisto per le autovetture di cilindrata inferiore ai 300.000 yuan (circa 43.103 dollari Usa) con motore di cilindrata inferiore ai 2 litri acquistate tra il 1° giugno e il 31 dicembre 2022. La tassa, solitamente pari al 10% del prezzo di listino di un veicolo, è stata ridotta al 5%. Anche quest’ultimo intervento, dopo un iniziale boost, non riesce però più a spingere i cinesi a recarsi negli showroom. E ora?

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