McLaren, General Motors, Renault, Mercedes, Toyota, Volkswagen e numerosissimi marchi cinesi: il Motor Show di Pechino (che si terrà fino al 4 maggio) è una piccola finestra sul futuro dell’automotive. Dai motori elettrici di tutte le forme e dimensioni, protagonisti dell’edizione 2018, ai SUV ultra-lusso e ai taxi autonomi: molti dei veicoli presenti a Pechino potrebbero essere sulle nostre strade già dal prossimo anno.
La manifestazione diventa occasione per capire come cambia e come cambierà la mobilità nel mondo. E traccia anche una linea certa di quello che sarà il futuro della Repubblica popolare, che si propone come hub dell’automotive.
174 MODELLI ELETTRICI
Il futuro è scritto nei numeri: al Pechino Motor Show verranno presentati 174 nuovi modelli di auto elettriche, di cui 124 modelli sviluppati in Cina. “La Cina è in una posizione di leadership nel mondo per le nuove tecnologie dell’auto elettrica”, ha commentato il numero uno di Toyota, Kazuhiro Kobayashi. “Quello che mi impressiona di più della Cina è la velocità del cambiamento. Frutto di politiche economiche che hanno dato lo slancio per superare gli altri Paesi nello sviluppo di queste tecnologie, così come nei campi della guida autonoma e delle auto connesse”.
LA RIVOLUZIONE PARTE DA PECHINO
Quello che sta accadendo al Motor Show è certamente frutto di una politica di Governo che sulle auto elettriche ci crede, per combattere i cambiamenti climatici, per abbattere lo smog e per guadagnare importanti porzioni di mercato nel settore.
Lo scorso anno, infatti, il governo ha approvato la nuova normativa sulle emissioni degli autoveicoli molto rigida. Con le nuove norme, Pechino ha fissato al 2019 il primo target del 10% annuo di vendite di auto elettriche o ibride che i produttori di automobili devono rispettare. Il target è destinato a salire al 12% nel 2020, così come ha annunciato il ministero dell’Industria e della Tecnologia. Gli obiettivi do vendita rappresentano un obbligo per tutte le compagnie automobilistiche che producono o importano più di 30.000 auto tradizionali annue in Cina. Tutte le case che falliranno nell’obiettivo potranno comprare “crediti” dalle società più virtuose o accettare di pagare le relative multe. Pechino vuole che entro il 2025 almeno un quinto delle vendite di nuove auto sia in quota a tecnologie green.
E proprio per accelerare questa trasformazione, a partire dal 1 gennaio 2018, la Cina ha vietato la produzione di 553 modelli di auto inquinanti, tra cui diverse berline di automaker cinesi, modelli stranieri e modelli nati dalle joint-venture tra case europee e cinesi, come le Audi e Volkswagen prodotte dalla FAW (che proprio quest’anno ha superato i 15 milioni di vetture assemblate dalla sua nascita negli anni 90). Fuori legge anche alcune Beijing Benz, Chevrolet “made in Shanghai”, Toyota, Honda e General Motors (Chevrolet).
XI JINPING PUNTA ALL’ELETTRICO
La linea da seguire, per Pechino e le case automobilistiche che vogliono continuare a sopravvivere nel mercato cinese era già chiara nel 2014, quando in occasione della visita a Saic, la società statale partner di Volkswagen e GM, Xi Jinping aveva detto: “Sviluppare auto a batteria è l’unico modo per la Cina di diventare da grande Paese per l’auto a un potente hub per tutto il settore automotive”.
IL MERCATO SI APRE
Altri grandi cambiamenti stanno rivoluzionando il mondo automotive cinese in queste settimane. A favore sempre della diffusione dell’elettrico, si intende (con Tesla a trarre un grande vantaggio su tutti).
Proprio nei giorni scorsi, infatti, Pechino ha anche promesso di facilitare alle case automobilistiche straniere e ai produttori aerospaziali il processo di costruzione di fabbriche nel paese. A partire dal 2022 verrà eliminato il tetto del 50%, introdotto nel 1994, al possesso di quote azionarie delle joint venture da parte dei costruttori stranieri che volevano vendere le loro auto in Cina. Limite che verrà cancellato nel 2020 per i costruttori di veicoli commerciali e che potrebbe essere eliminato già nel 2018 per coloro che producono auto elettriche. Ma non solo. La Cina starebbe anche valutando la riduzione del 50% dei dazi sulle auto: il Consiglio di Stato, come scrive Bloomberg, potrebbe ridurre l’imposta sulle auto importate, che attualmente è del 25%, al 10 o al 15%.