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Cina Mercedes

Cina e Germania litigano su chi si metterà al volante di Mercedes

Il Ceo di Mercedes, Ola Kallenius, e Winfried Kretschmann, presidente del Land Baden-Wuerttemberg, fermano Pechino: la Cina non scalerà il Gruppo. Ma alla Casa automobilistica conviene indispettire il suo cliente principale?

Se Berlino voleva mandare un messaggio a Pechino, probabilmente è arrivato. Nella giornata di ieri, infatti, il quotidiano economico tedesco Handelsblatt conteneva una duplice intervista al Ceo di Mercedes, Ola Kallenius, e a Winfried Kretschmann, presidente del Land Baden-Wuerttemberg dove la Casa automobilistica, fondata quasi cento anni fa, nel 1926, ha il proprio quartier generale, nella quale, sostanzialmente, il principale rappresentante dell’azienda e quello del potere politico concordavano su un punto: la Cina non scalerà Mercedes.

LA CINA È GIA’ A BORDO DI MERCEDES DA TEMPO

Che Pechino miri a sedersi al posto di guida del marchio tedesco è noto da tempo. Le grandi manovre cinesi sono partite tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, passando dall’azionariato della Daimler (che dal primo febbraio di quest’anno, al fine di posizionarsi come tech company, non esiste più, sostituita dal Mercedes-Benz Group).

Prima arrivò Li Shufu, fondatore e presidente del gruppo cinese Geely, diventato primo azionista del gruppo tedesco che possiede Mercedes e Smart con il 9,69%, poi, nel luglio dell’anno successivo, fu il turno del gruppo cinese Beijing Automotive Industry Holding (BAIC) che rilevò in un primo momento il 5%.

Non si fermò lì. Baic infatti continuò a rastrellare quote tra gli azionisti minori per arrivare al 9,98% della Daimler, con l’ovvio l’obiettivo di diventarne il primo azionista (fosse rimasto difatti con quel 5% sarebbe restato dietro a Geely e al fondo sovrano del Kuwait) e ottenere un posto nel consiglio di sorveglianza. Baic e Geely, assieme, raggiungono insomma il 20%: come la stampa tedesca paventa da tempo Mercedes potrebbe essere già cinese…

E MERCEDES, IN CINA, FA AFFARI D’ORO

In realtà, nell’automotive, Pechino e Berlino hanno sempre fatto ottimi affari. Nel 2003 fu Daimler a rilevare il 12% della Baic Motor (divisione automotive di Beijing Automotive Industry Holding), facendo della realtà cinese il primo partner asiatico della Casa tedesca e dandole in gestione le due fabbriche pechinesi di Mercedes-Benz attraverso Beijing Benz Automotive.

Non dimentichiamo che già nel 2014 Mercedes aveva aperto nella capitale cinese una struttura da 1.000 dipendenti dedicata prevalentemente allo sviluppo di powertrain elettrici, dato che la Cina, oltre a essere ormai il primo mercato per numero di automobilisti (la richiesta di nuove immatricolazioni è tale che le targhe vengono assegnate esclusivamente mediante lotteria), si stagliava già come Paese all’avanguardia in merito alle nuove motorizzazioni.

Nel marzo 2019 il gruppo che detiene in cassaforte la proprietà di Mercedes iniziò a tessere partnership con Geely per lo sviluppo congiunto di auto elettriche che aveva tra i vari obiettivi, per esempio, quello di finanziare alcune startup comuni e fare di Smart una vettura only electric con batterie made in China. Fatte da Geely, appunto.

Non solo: sembra che Mercedes sia intenzionata ad aprire nel Paese asiatico un centro adibito esclusivamente alla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie. Nel 2020, la joint-venture tra Mercedes e Baic ha venduto la cifra record di 611.000 esemplari in Cina, un aumento dell’8% rispetto ai 567.000 veicoli immatricolati nel 2019. Tutt’ora il 38% delle Mercedes vendute hanno acquirenti cinesi.

BERLINO ARGINERA’ PECHINO?

Si arriva così ai giorni nostri, con il duplice semaforo rosso che la Germania ha acceso nei confronti dei partner cinesi. Il primo ministro del Baden-Wuerttemberg Winfried Kretschmann, esponente dei Verdi, ha tagliato corto sulla possibilità di scalate ostili: “Non lo permetteremo”. Segno, probabilmente, che in Germania si aspettano qualche mossa cinese a riguardo.

Secondo Kretschmann, la Germania deve evitare di compiere “un errore simile” a quello fatto ai tempi di Kuka, azienda tedesca che produce robot industriali acquistata nel 2016 da Midea, gruppo cinese per gli elettrodomestici.

Un po’ più soft il Ceo di Mercedes che, pur ribadendo il proprio no, ha comunque ribadito che i rapporti con gli azionisti sono molto buoni, consapevole evidentemente sia che il suo ruolo non gli consente grandi poteri in merito, sia soprattutto che al Gruppo non conviene indispettire il Dragone.

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