Più ibride, meno elettriche pure. La strategia cinese per aggirare i dazi europei pare tanto semplice quanto efficace. Perché, dopo aver analizzato alla lettera il dettato normativo con cui Bruxelles apparentemente si è blindata all’inizio dell’autunno all’automotive cinese, a Pechino si sono resi conto che la Ue ha lasciato aperta una porta di servizio dalla quale far passare decine di migliaia di automobili ibride.
LA CINA “SCENDE” DALL’AUTO ELETTRICA. E SALE SULL’IBRIDA
Secondo quanto riporta Reuters, infatti, nell’ultimo periodo le Case cinesi hanno adottato una doppia strategia: in un primo tempo hanno aumentato a dismisura le esportazioni di elettriche per riempire i magazzini con modelli importati con la vecchia imposizione fiscale (Start ne aveva parlato qui) mentre con l’entrata in vigore del nuovo, inviso, regime stanno spostando le quote maggiori verso i mezzi dotati di doppia alimentazione (tra cui l’endotermico) così da evitare i balzelli europei sui veicoli Bev (full electric).
I NUMERI DELL’INVASIONE CINESE
Alle dogane del Vecchio continente si sono così resi conto che le esportazioni di auto ibride sono più che triplicate nel periodo compreso tra luglio e ottobre, tanto da portare la quota di questi modelli al 18% sul totale delle vetture cinesi esportate nei paesi dell’Unione Europea nel terzo trimestre dell’anno.
QUAL È LA STRATEGIA UE CON LA CINA SULL’AUTO ELETTRICA?
Resta da capire se la back door sia stata lasciata aperta dal legislatore comunitario per colpa o per dolo: potrebbe infatti rispondere alla precisa strategia di non voler strappare con Pechino che è ormai un partner commerciale con cui non è più possibile non avere un dialogo, specie nell’incertezza di ciò che combinerà Donald Trump alla Casa Bianca.
SE WASHINGTON FA LA BIZZOSA, MEGLIO TENERSI BUONA PECHINO
Se il prossimo presidente Usa, infatti, traducesse in leggi le minacce elettorali, parecchi prodotti Ue sarebbero colpiti dai dazi americani, da qui la necessità per il Vecchio continente di mantenere buoni rapporti con la Cina. Buoni rapporti che al momento passano proprio da quella porta di servizio lasciata aperta sulle auto ibride.
E I MARCHI EUROPEI SOFFRONO
Un bel guaio per le Case europee, alle prese con una crisi di non facile e rapida soluzione: mentre le auto elettriche non si vendono, infatti, il mercato risulta un pochino più vivace con riferimento alle motorizzazioni ibride. Non bisogna infatti dimenticare che lo scorso settembre, come riporta l’agenzia Reuters sulla base dei dati dell’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea), le auto ibride hanno rappresentato il 32,8% delle nuove immatricolazioni nell’Unione europea, mentre i veicoli a carburante hanno raggiunto una quota del 29,8%.
GLI EUROPEI PREFERISCONO L’IBRIDO
Non è del resto difficile capire perché: possono entrare nei centri urbani, godono spesso di regimi fiscali di favore e di altri tipi di agevolazione e non sono costrette a fare i conti con una infrastruttura di ricarica ancora in larga parte insoddisfacente, sia dal punto di vista tecnologico sia da quello numerico.
Non è un caso che le vendite di veicoli elettrici a batteria siano cresciute solo del 9,8% rispetto a settembre 2023, con una flessione del 5,8% nei volumi di vendita totali dall’inizio dell’anno. Al contrario, le vendite di veicoli ibridi hanno registrato una crescita del 12,5% su base annua, riflettendo il crescente interesse per questa tecnologia.
I DAZI UE SULL’AUTO ELETTRICA PROVENIENTE DALLA CINA SERVONO A QUALCOSA?
Sarà insomma sulle ibride che per i motivi appena esposti si concentrerà l’offensiva di Pechino, con modelli hi-tech proposti a prezzi altamente competitivi. Una situazione che rischia di essere insostenibile per i marchi di casa nostra e che, soprattutto, contribuisce a rendere i dazi europei sulle auto elettriche cinesi una mossa di facciata, dalla scarsissima efficacia fattuale, utilizzabili al più come moneta di scambio nei futuri scambi tra Bruxelles e Pechino.