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Ponte

Chi sono le pmi italiane che hanno ricostruito con Webuild il Ponte Morandi

Sono 330 le medie e piccole imprese nostrane che coordinate dal gruppo Webuild insieme a Fincantieri hanno contribuito alla realizzazione del nuovo Ponte di Genova. L'articolo di Federica Simone

C’è una cordata tutta italiana dietro la ricostruzione del Ponte di Genova. Sono 330 le medie e piccole imprese nostrane che coordinate dal gruppo Webuild insieme a Fincantieri hanno contribuito alla realizzazione del nuovo Ponte di Genova.

I NUMERI

Il valore delle forniture supera i 160 milioni di euro, quasi l’80% della commessa stessa. Questa filiera tutta Made in Italy — di cui fanno parte aziende come la Faver di Bari, le Acciaierie Valbruna, la Bosco Italia — ha permesso di “sperimentare un modello virtuoso di valorizzazione delle competenze di un settore in profonda crisi, che il gruppo Webuild intende far ripartire con l’operazione industriale Progetto Italia”, si legge nella nota di Webuild.

LA REALIZZAZIONE

La costruzione del viadotto dei record, giunto al termine dei lavori in un anno, ha coinvolto più di quaranta mestieri dai lavori di scavi per le fondazioni al trasporto dei maxi impalcati lunghi fino a 100 metri per le vie di Genova alla costruzione dei sofisticati pennoni fino alla produzione e al montaggio dei pannelli fotovoltaici. Il gruppo Webuild, inoltre, ha messo in pratica a Genova il «fast track», un approccio al lavoro in cantiere che prevede la realizzazione delle lavorazioni in parallelo, tramite l’allestimento di tanti cantieri, ognuno dei quali gestito in modo efficiente e integrato con gli altri. Nella sola fase di «vestizione» finale del ponte (la fase conclusiva dei lavori che prevede gli interventi finali prima dell’inaugurazione del viadotto), sono operative quaranta squadre che lavorano in contemporanea, con oltre 200 operai.

I PROTAGONISTI

La ricostruzione del Ponte ha visto la partecipazione delle aziende di tutta Italia, Dal Nord e dal Sud. Hanno fatto parte del progetto sia le imprese di Genova e della Liguria e del Nord Italia, ma anche molte aziende del Sud hanno svolto ruoli decisivi.

Ecco alcune di queste aziende.

CHI SONO LE AZIENDE COINVOLTE

La Faver di Bari, che ha realizzato i 28 pennoni alti 22 metri, progettati per illuminare in modo scenografico l’infrastruttura. La Faver è una società per azioni che opera in Puglia dal 1980. Realizza su commessa impiantistica e servizi di gestione e manutenzione in settori che variano da quello energetico a quelle delle facility.

Le Acciaierie Valbruna, che sono tra i fornitori del progetto, sono attive fin dal 1925 nella realizzazione di prodotti lunghi in acciaio inossidabile, leghe di nichel e titanio. Si tratta di una società, con sede a Bolzano, che conta 2.500 dipendenti e una produzione annua di 200.000 tonnellate di acciai speciali ad alta qualità. Ha quattro stabilimenti produttivi, di cui due in Italia, uno negli Stati Uniti e un altro in Canada.

La Bosco Italia, che assembla e monta i pannelli fotovoltaici del Ponte, progetta e realizza dal 1976 sistemi di insonorizzazione per l’industria e l’impiantistica industriale. La sede è in provincia di Torino.

La Drafinsub, chiamata per la bonifica degli ordigni bellici, è un’azienda con sede a Genova, nata nel 1976 e attiva nel settore dei lavori subacquei.

La Akron e la Geoinvest, specializzate nel campo della geofisica e incaricate delle indagini del sottosuolo, sono due aziende specializzate nel campo della geologia applicata. La prima, nata nel 2001 nella provincia di Monza e Brianza, realizza servizi di indagini geofisiche, strutturali, diagnostica, prove in sito, controlli non distruttivi e servizi di collaudo, monitoraggio strutturale e geotecnico. A oggi sono 1200 i ponti indagati dall’azienda e 130 i chilometri delle gallerie controllate. La seconda, invece, nata nel 1981 e con sede a Piacenza, opera sempre nel campo della geologia applicata e dei servizi geofisici.

La ricostruzione del Ponte, infine, ha visto anche la partecipazione del Politecnico di Milano, dove sono state realizzate le prove nella galleria del vento sul plastico del ponte.

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