Il consorzio formato da Cdp Equity vuole acquisire Aspi, Autostrade per l’Italia nelle mani di Atlantia, a sua volta controllata dalla famiglia Benetton.
Il 31 marzo ha presentato l’offerta di acquisto, ponendo fine in maniera sistemica a una lunga tenzone, ma la valorizzazione della società non convince settori del Pd in Parlamento.
A frenare la vendita, ma per ragioni opposte, è anche Il fondo Tci, azionista di Atlantia con il 10%. Tutti i i dettagli.
L’OFFERTA
Il 31 marzo 2021, il consorzio formato da Cdp Equity, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets ha presentato ad Atlantia l’offerta finale, per l’acquisto della partecipazione, pari all’88,06% detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia, ovvero per l’acquisto fino al 100% della stessa in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza di Aspi.
OFFERTA RITOCCATA SU ASPI
L’offerta è stata ritoccata rispetto a quella trasmessa il 24 febbraio 2021 ed “è coerente con l’approccio dei componenti del Consorzio quali investitori di lungo periodo e in particolare con quello di Cdp, primo investitore nelle infrastrutture del Paese e da anni azionista di società che gestiscono reti nazionali strategiche (Snam, Terna, Italgas, e Open Fiber)”, spiega una nota congiunta dei pretendenti.
L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Ritocco, però, che non convince il senatore del Pd Luciano D’Alfonso, presidente della Commissione Finanze che si chiede se l’acquisto stia avvenendo “con un indennizzo sopravvalutato di alcune centinaia di milioni di euro”. A firmare l’interrogazione anche i senatori dem Bruno Astorre, Tommaso Cerno, Valeria Fedeli, Andrea Ferrazzi, Mauro Laus, Roberta Pinotti, Gianni Pittella, Tatjana Rojc e Mino Taricco.
Nell’interrogazione rivolta al ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, in cui si legge: “Da notizie di stampa emerge che la proposta del 31 marzo formulata dal consorzio guidato da Cassa Depositi e Prestiti per l’acquisto al 100 per cento della Società Autostrade per l’Italia S.p.A., oltre alla valutazione della società stimato in 9,1 miliardi di euro, si fonda sul presupposto del riconoscimento in favore degli azionisti di Atlantia dei ristori per i minori introiti causa Covid di circa 400 milioni. L’importo complessivo dell’indennizzo da riconoscere al Concessionario sarebbe dunque di circa 9,5 miliardi di euro, al netto dell’indebitamento finanziario netto di 8,8 miliardi da bilancio 2020 del Concessionario”.
“Tuttavia – prosegue l’interrogazione – sulla base di simulazioni che ho effettuato per il periodo 2021-2038, applicando i criteri di cui all’articolo 9-bis della Convenzione unica tra il concedente Anas Spa e il concessionario Autostrade per l’Italia S.p.A. emergerebbe un importo dell’indennizzo pari a circa 7,8 miliardi di euro, sempre al netto dell’indebitamento. Considerata l’enorme differenza tra la cifra riconosciuta da Cdp e quella da me effettuata, pari a circa 1,7 miliardi di euro di risorse pubbliche, chiedo al ministro di sapere quali atti siano stati posti in essere per quantificare con certezza l’indennizzo effettivamente spettante al Concessionario e se si intenda procedere a una verifica di tutta la documentazione”.
LA VALORIZZAZIONE (SECONDO IL SOLE 24 ORE) DI ASPI
Secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore Radiocor Plus, l’offerta prevede una valorizzazione di Aspi di circa 9,3 miliardi. Valorizzazione, spiega il quotidiano che “non si discosta in maniera significativa dal limite inferiore del range di valore stimato per il 100% del capitale dalle banche advisor di Atlantia (9,3-9,5 miliardi), che peraltro nelle proprie valutazioni hanno conteggiato anche gli ipotetici ristori Covid per il secondo semestre 2020 e per il 2021 (fino a 300 milioni)”.
LA VALUTAZIONE DEGLI ADVISOR
Gli advisor, invece, hanno fornito ad Atlantia una valutazione in due intervalli: 9,5-11,5 miliardi con il metodo dei dividendi e 9,3-11,5 miliardi con il metodo dei flussi di cassa per una media di 10,5 miliardi.
LE GARANZIE PER ASPI
Sul fronte delle garanzie, invece, l’offerta prevede “un meccanismo di gestione dei contenziosi che consente una puntuale ed effettiva difesa in giudizio delle controversie oggetto di indennizzo e permette di proteggere Atlantia da responsabilità per un ammontare significativo”. In pratica, i nuovi azionisti assicurano una compartecipazione del 25% sugli eventuali indennizzi legati ai danni indiretti per il Morandi, con limite massimo di intervento di 459 milioni.
L’ASSEMBLEA
Del via libera alla vendita si discuterà in occasione dell’assemblea della holding, convocata per il prossimo 31 maggio. A valle della pronuncia assembleare sull’offerta, “il Consiglio si riunirà, entro l’11 giugno (data ultima di validità dell’Offerta in caso di approvazione da parte dell’Assemblea) per assumere le proprie determinazioni finali in merito”, spiega Atlantia in una nota.
LA PROPOSTA DEL FONDO TCI
Ad esprimersi contro la cessione, in questi termini, è il fondo Tci, azionista di Atlantia con il 10%. Tci, in una intervista al Corriere della Sera, afferma che alla vendita dell’88% preferirebbe “una struttura dell’operazione in cui la partecipazione in Aspi viene scissa con contestuale cessione a Cdp della parte riferibile ai Benetton, lasciando nel capitale di Aspi i soci di minoranza che vogliono restare”.
Questa soluzione, è certo il fondo, verrebbe votata al 99% dai soci nell’assemblea del 31 maggio.