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vasco rossi salvini

Che cosa penso della guerricciola fra Vasco Rossi e Salvini sul nuovo codice della strada

"Va benissimo imporre un freno all'allegro pilota, ma io di codici rigorosi, adesso basta, tolleranza zero, ne ho visti 60 in 60 anni: e ho visto come puntualmente è andata a finire". La lettera di Massimo Del Papa, giornalista e scrittore

 

Caro direttore,

leggo la querelle, memorabile, da tramandare ai posteri, tra Vasco Rossi detto “il Blasco” e Matteo Salvini detto “il Capitone” e non capisco, ti giuro che non capisco. O meglio, capisco i lineamenti del nuovo codice stradale, li avete messi in pagina e sono lì, sono chiari, sono lineari, come direbbe Dino Zoff; è il senso complessivo che non capisco, e il beccarsi dei due mi pare un vaneggiare da ubriachi.

Il Blasco, detto anche “il Kom”, e non chiedermi perché, trova difficoltà con la prosa, deve sempre esprimersi come per un testo delle sue ultimamente strampalate canzonette, per slogan, per boutade (eeeh, oooh, forse sarebbe meglio il treno? Aaah, oooh), l’altro scantona, si rifugia nel patetismo dei parenti delle vittime stradali. Niente di tutto questo ha senso.

La tolleranza zero sembra essere una risposta polemica inter eos, al lassismo che il governo, di cui Salvini pure fa parte, ha contribuito a gonfiare – lo sappiamo tutti che la potente Giorgia non vuole grane a sinistra, ossia con la Ue. Ma la tolleranza zero funziona in un Paese democratico, di garanzie democratiche: in un Paese anarcoide, come il nostro, sconfina fatalmente oltre l’anarchia, diventa bordello. Va benissimo imporre un freno all’allegro pilota (ma varrà anche per i maranza in fuga, che vantano le loro fumate su Instagram o addirittura le soffiano in faccia, impuniti, ai parà eletti con Salvini?), ma io di codici rigorosi, adesso basta, tolleranza zero, ne ho visti 60 in 60 anni: e ho visto come puntualmente è andata a finire.

A prescindere dalle mie desolazioni storiche, non ha senso, se non per le pubbliche casse, multare senza un domani per le cose più innocenti, innocue o discutibili. Un tampone per rilevare sostanze assunte otto, dieci giorni prima, magari per esigenze mediche, è puramente punitivo, non argina un bel niente – e quanto mi costa, qui, dare ragione al Blasco Kom, che in realtà perora un’altra causa, quella delle memorie spericolate, insomma il personaggio che fu – serve solo ad imporre tasse di sponda. Non c’è differenza dal delirio di un Sala che a Milano impone il divieto di fumo all’aperto, “consentito solo da soli nell’arco di 10 metri”: già me li vedo, i ghisa che procedono col metro tascabile, lo estraggono come una spada de foco e dicono: lei è in contravvenzione.

La tolleranza zero è altro, deve essere ragionata, calibrata per funzionare. Imporla così, in modo indiscriminato, e peraltro selettivo (perché tanta severità solo in auto, quando salire su treno è un’avventura estrema, per chi ci viaggia e per chi ci lavora, e nessuno fiata?), è demenziale, non serve se non a far cassa, però perdendo voti. È una coercizione odiosa nella misura in cui non distingue, non ragiona, anche se già si sente blaterare qualche specialista, valuteremo caso per caso. Va sempre a finire così: legge draconiana, inapplicabile, distinguo caso per caso, multa intanto, ricorso, e giudice che tira l’acqua al mulino della sua parte, cioè fa ideologia, interpreta la legge in senso politico. Ne uscirà il guazzabuglio di sempre, ma non è così, temo, che si risolverà il problema della guida spericolata, della violenza da strada, connesso, molto, all’immigrazione clandestina. Insomma mi pare tutta una pesantissima foglia di fico. Che durerà fin che durerà.

Per questo mi costa dar ragione a quell’altro. Che poi la rockstar (insomma…) decaduta strepiti di dittature, di regime, di repressione, quando ai tempi della pandemia più pazza del mondo approvava tutte le misure repressive, ricattatorie, con tanto di tripla mascherina, è un altro paio di maniche, fa parte dell’incoerenza d’artista, diciamo così. Ma, in senso politico, o del potere verticale, come lo definiva Foucault, è la stessa faccenda: una bruciante voglia di pressione, di potere autoritario, che tutto vuol risolvere proibendo, mazzolando, rinchiudendo, sanzionando. Sapendo di non avere né l’autorevolezza, né l’autorità per farlo. Bollicine, come cantava il Vasco quando ci sapeva fare, una vita fa, e gli avevamo perfino creduto.

Max Del Papa

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