Gli ultimi dati del Centro Studi di AssoLombardia evidenziano un rincaro del gas, rispetto alle quotazioni dello scorso anno, del 647% e del petrolio pari al 104%. A questi aumenti si aggiungono quelli delle altre materie prime.
L’ondata di rincari avrà un forte impatto sui bilanci delle aziende di Trasporto Pubblico Locale (Tpl), già provate da due anni di pandemia.
Ad aggravare la normale amministrazione gestionale Agens, Anav e Asstra, le Associazioni che rappresentano le imprese del Tpl, evidenziano la “sperequazione adottata nell’ultimo Decreto Legge tra le diverse soluzioni di mobilità in merito alla conferma dell’utilizzo dei dispositivi di protezione personale a bordo di autobus e treni. Una decisione incoerente con il quadro delle aperture generalizzate e con riflessi negativi sull’andamento dei ricavi da traffico in quanto l’utenza tende a privilegiare il trasporto privato individuale”.
Ma questo non è tutto. Lo studio “Le performance delle imprese di trasporto pubblico locale – 2022”, realizzato da Asstra e dal Centro Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, riporta un quadro preoccupante del settore del Tpl in Italia che, nello scenario pre-Covid, contava un sistema di aziende con oltre 124.000 addetti, 49.000 mezzi, 1,8 miliardi di vettura-km annui percorsi e più di 5,5 miliardi di passeggeri trasportati (compreso il settore del treno regionale) per un fatturato complessivo di circa 12 miliardi di Euro.
Con la diffusione della pandemia le abitudini inerenti agli spostamenti dei cittadini sono cambiate radicalmente. I dati di Audimob – ISFORT hanno evidenziato, tra il 2019 e il 2020, una diminuzione del 21% degli spostamenti con l’auto e un crollo del 58% degli spostamenti con i mezzi pubblici. Il 2021, nonostante le misure sanitarie adottate, non ha mostrato una ripresa uniforme della mobilità ai livelli pre-Covid ed il trasporto collettivo risulta ancora in sofferenza fermandosi nei primi mesi del 2021 a una quota pari al 6,1% sul totale degli spostamenti rispetto al 10,6% del 2019.
Negli ultimi anni le aziende hanno subito “crolli” vertiginosi sui numeri relativi ai passeggeri trasportati i quali, rispetto al 2019, hanno registrato una riduzione media del 42%. Andamenti che, secondo un’indagine dell’Ufficio Studi di ASSTRA, sono ancora in calo per il 2022 (-21%) e 2023 (-12%).
Le perdite subite dalle aziende, in base alle stime dell’Ufficio Studi di ASSTRA, ammontano, sia nel 2020 che nel 2021, a circa 1,68 miliardi di euro, mentre nel 2022 la stima si riduce a 1 miliardo di euro.
Tra mancati ricavi da traffico, costi cessanti ed emergenti, pagamento integrale dei corrispettivi da contratto di servizio senza l’applicazione delle decurtazioni e penali per la riduzione delle percorrenze chilometriche non effettuate e ristori da parte del Governo il fabbisogno necessario alle aziende per raggiungere l’equilibrio economico gestionale è di circa 2 miliardi di euro nel periodo 2021 – 22.
Questo perché l’intervento istituzionale ha permesso la completa copertura delle perdite registrate nel 2020 e la parziale copertura nel 2021, lasciando scoperto parte del 2021 e tutto il 2022.
L’analisi sulla performance economico-finanziaria, condotta dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Prometeia, per il 2021 e il 2022 segnala le “difficoltà di un settore che è risultato ancora condizionato dalle limitazioni alla mobilità, da una domanda in parziale ripresa e dall’aumento dei costi energetici e dal generalizzato incremento dei prezzi”.
A differenza di altri settori per cui è previsto un sistema regolatorio di adeguamento dei costi, l’ambito delle aziende di trasporto pubblico conferma “una difficoltà nel traslare a valle i rincari” in quanto “la possibilità di agire sulle tariffe è discrezionale e questo implica, inevitabilmente, un’erosione della marginalità e della redditività del settore”.
Questo mix di criticità, previsto per il 2022, “determina una inevitabile e molto critica erosione dei margini e della redditività delle aziende con un impatto importante sugli equilibri economico finanziari” e per cui risulta strettamente necessario intervenire a tutela di un settore strategico nazionale.
Ad maiora.