La notizia è di quelle che paiono uscite dagli anni bui della dittatura comunista. Il Cremlino alla fine ha sciolto le riserve e ha deciso di estromettere Renault da AvtoVaz, sussidiaria attraverso la quale la Casa francese produce il 30% dei veicoli immatricolati ogni anno in Russia e dà lavoro a 45.000 persone. Niente vendita ai cinesi, che pareva la via più probabile, anche in vista di una elettrificazione del marchio, ma di fatto un esproprio in piena regola, a beneficio dell’istituto di ricerca automobilistica e motoristica Nami. Il tutto per un rublo. Il motivo, dice l’agenzia russa Interfax, è dovuto al fatto che i francesi, per via dei blocchi occidentali, non erano più in grado di portare avanti i propri affari in Russia.
LO STABILIMENTO DI RENAULT RUSSIA SARA’ MUNICIPALIZZATO
La partecipazione azionaria di Renault nella fabbrica di Mosca Avtoframos (dove vengono prodotte Duster, Logan, Sandero, Arkana, Kaptur e Terrano) passerà invece sotto il controllo del governo della città. Una nazionalizzazione fulminea, che avrà un impatto durissimo sul titolo francese, tra i più esposti nel Paese, dato che il gruppo guidato da Luca De Meo ricava in Russia il 10% dei suoi introiti. Ma gli impatti, borsistici e non solo, potrebbero essere ben più ampi: la zampata di Mosca potrebbe non costituire un caso isolato e presto altri grandi marchi occidentali con operazioni nel Paese potrebbero condividere il destino con la Casa della Losanga.
FINE DEL MATRIMONIO TRA RENAULT E AVTOVAZ
Quel che è certo è che Renault è stata praticamente l’ultima, o quasi, realtà occidentale a lasciare il Paese, tra il 23 e il 24 marzo, a un mese dunque dall’inizio del conflitto voluto da Vladimir Putin. L’azienda d’Oltralpe non si era insomma rivelata tra le più ostili, ostentando anzi un pragmatismo che aveva anche messo in imbarazzo il governo francese e che era stato sferzato a più riprese dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ancora il 23 marzo, in videocollegamento proprio con l’Assemblea nazionale francese, strigliava il governo per non aver costretto le aziende transalpine a lasciare il Paese. Se questo, insomma, è il trattamento che il Cremlino riserva a un’azienda occidentale nemmeno così ostile, figurarsi cosa potrà capitare a quelle che se ne sono andate via subito dopo i primi bombardamenti su Kiev, con tanto di roboanti dichiarazioni e assordanti prese di distanza.
IL PIANO INDUSTRIALE RENAULT A RISCHIO?
Agli occidentali AvtoVaz dirà ben poco. Anche il marchio usato per distribuire vetture in Europa, Lada, non ha avuto granché fortuna. Eppure, basta fare un viaggio tra gli Stati dell’ex URSS per constatare quanto siano diffusi quei modelli e perché costituissero un perno del piano di rilancio della Renault, Renaulution che ora dovrà dunque essere quasi certamente rivisto.
RENAULT E AVTOVAZ, CHE SUCCEDE ORA?
AvtoVaz, fondata nel 1966 nello storico stabilimento ex Fiat di Togliatti – chiamato così in quanto vicino all’omonima città ribattezzata in tal modo nel 1964, alla morte di Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano -, produce ed esporta circa 400.000 veicoli all’anno. I suoi ricavi, nel 2021 erano di poco sotto ai tre miliardi di euro, con un utile operativo di 247 milioni. Renault, attraverso Lada Auto Holding detiene il 68% del pacchetto azionario della AvtoVaz. Negli ultimi anni i francesi avevano investito ingenti somme di denaro per ammodernare tutti gli impianti.
VENDITA A UN RUBLO, RIACQUISTO A PREZZI DI MERCATO
Renault, secondo quanto spiegato da Interfax, che a sua volta ha ripreso le parole del ministro del Commercio russo Denis Manturov, avrà il diritto di riacquistare le sue quote entro i prossimi cinque o sei anni. Una sorta di prelazione, insomma. Ma, attenzione, non abbiamo di fronte a noi un passaggio di consegne fittizio per togliere dall’imbarazzo la Losanga, perché se è vero che la cessione è a 1 rublo, una eventuale ri-acquisizione avverrebbe a prezzi di mercato, come ha voluto precisare il titolare del dicastero del Commercio: «Se durante questo periodo faremo degli investimenti», ha dichiarato infatti Manturov a Interfax, «allora questo sarà preso in considerazione quando si tratterà di parlare di costi. Non ci saranno regali, qui».