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Rogowski Atlantia

Autostrade, tutti i tamponamenti tra Atlantia e governo su Cdp, Sace e concessione

Ecco come e perché ci sono divergenze tra Atlantia (holding che controlla Autostrade per l'Italia) e governo su concessione e non solo

Nervi a fior di pelle tra Atlantia-Aspi e governo. Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA COMUNICATO IERI ATLANTIA SU ASPI

Un cda straordinario di Atlantia, a fronte delle difficoltà della controllante Aspi (Autostrade per l’Italia) per ottenere liquidità “a causa dell’articolo 35 del Milleproroghe” sul valore dell’indennizzo, ha dato indicazioni ai vertici di Aspi di utilizzare i 900 milioni di linea di credito già previsti per garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza della rete. Quindi la holding Atlantia ha chiesto alla controllante, la concessionaria autostradale Aspi, di rinviare “la realizzazione di altri investimenti” a quando saranno “rinvenute le necessarie dotazioni finanziarie”. Lo stop momentaneo riguarda lavori per complessivi 14,5 miliardi. E’ questa la clamorosa novità comunicata ieri dalla capogruppo che fa capo ad Edizione dei Benetton.

LE QUESTIONI IN BALLO TRA ATLANTIA E GOVERNO

“Lo stop agli investimenti— necessari ora con un Paese prostrato dalla pandemia che avrebbe bisogno di uno choc infrastrutturale — diventa un elemento negoziale sulla partita della concessione – ha sottolineato il Corriere della Sera – Sul tavolo ci sono i 2,9 miliardi di proposta da parte di Autostrade tra investimenti promessi, riduzione delle tariffe per il 5% e 700 milioni a supporto del sistema-Genova”.

COME NASCE LA MOSSA DI ATLANTIA

Perché la tosta decisione di Atlantia? Non è ancora stato risolto il nodo revoca, è salito l’ostracismo da parte dell’esecutivo riguardo la richiesta di Aspi di ottenere, come previsto dal Dl liquidità, la garanzia dello Stato su un prestito da 1,25 miliardi, Cdp non ha al momento sbloccato la concessione di parte (si tratta di 200 milioni) di una linea revolving da 1,3 miliardi concordata nel 2017 e l’accesso al credito per le vie ordinarie resta fortemente penalizzato dal rating spazzatura a cui è stata retrocessa la società dopo il via libera al decreto Milleproroghe”, ha sintetizzato il Sole 24 Ore sulla base anche del comunicato della holding Atlantia.

DOSSIER MILLEPROROGHE

Sul tavolo c’è infatti l’articolo 35 del Milleproroghe che ha ridotto l’indennizzo per i soci di Autostrade per estinzione anticipata della concessione (che scade nel 2038). Quell’articolo è stato convertito in Parlamento e, secondo i vertici del gruppo, “è un ostacolo sul percorso dei 14,5 miliardi di investimenti sulla rete promessi dal Ceo Roberto Tomasi a segnalare la discontinuità con la gestione precedente che ha portato al collasso del viadotto Morandi e a una serie di report alterati sulla manutenzione finiti sotto la lente della procura di Genova”, ha scritto il Corriere della Sera.

LA RICOSTRUZIONE DI START

Fonti vicine al dossier in mano a Cdp fanno notare che al momento ci sono “motivazioni oggettive” che non permettono di concedere il prestito, è comunque in corso un dialogo con la società del gruppo Benetton e Cassa depositi e prestiti (controllata dal Mef) è in attesa di spiegazioni e approfondimenti da parte della società per valutare e decidere.

GLI EFFETTI DELL’ANNUNCIO DI ATLANTIA

Quali sono le conseguenze della decisione del board di Atlantia? “Finisce nel congelatore buona parte del maxi piano che nel complesso avrebbe mobilitato oltre 1,6 miliardi solo nel 2020 generando benefici per l’intero paese in termini di impatto positivo sul pil, peraltro in piena emergenza Covid-19, per una cifra superiore ai 3 miliardi”, ha scritto il Sole 24 Ore.

IL COMUNICATO DI ATLANTIA

«Il cda – ha spiegato Atlantia in un comunicato diramato ieri – ha preso atto che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da Aspi al ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni». La società ha pooi aggiunto: «Tale contesto ha determinato e continua a determinare gravi danni all’intero gruppo». Un gruppo, secondo i vertici della società dei Benetton, interessato dalle «modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattivo con l’art. 35 del Dl Milleproroghe che hanno determinato il downgrade del rating a livello “sub investment grade” di Atlantia e Aspi, rendendo particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari».

IL DOSSIER SACE E LO SCONTRO ATLANTIA-BUFFAGNI

C’è un altro fronte polemico con il governo, come accennato. E’ il dossier della garanzia pubblica sul finanziamento di Unicredit. Autostrade ha attivato la procedura per ottenere la garanzia dello Stato dell’80 (prevista per i grandi gruppi) del prestito da 1,25 miliardi di un pool di banche coordinate da Unicredit. Una garanzia prevista dal decreto Liquiità per quelle che aziende attive nel settore “infrastrutture critiche e strategiche” e che hanno subito a causa della pandemia “un impatto sui livelli occupazionali e sul mercato del lavoro”, visto che il lockdown ha ridotto il traffico sulla rete fino all’80%, “generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo per il solo 2020”, dice Atlantia. Ma il viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni (Movimento 5 Stelle), tre giorni fa, con un post su Facebook, ha scritto: «Domandare è lecito, rispondere è cortesia: No grazie». Parole, secondo Atlantia che non ha menzionato Buffagni, “sono contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva”. Tutto ciò, ha concluso la holding del gruppo Edizione-Benetton, “causa danni per Atlantia e le sue controllate. Per cui diventa impossibile per la società non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi”.

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