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Automotive, l’Europa elettrizzata dalle gigafactory: dove sono, dove si faranno

A che punto sono le gigafactory in Europa.

Iniziare a mappare tutte le gigafactory d’Europa potrebbe presto diventare una attività faticosa. Sono e saranno sempre più numerose. Ma, del resto, è noto che per i limiti tecnici dell’attuale tecnologia gli stabilimenti dovranno necessariamente occupare più spazio rispetto a quelli esistenti, da lì l’esigenza di frazionarli. Tante gigafactory non vuol dire, in via automatica, che il Vecchio continente competerà ad armi pari con Cina e USA nel nascente mercato dell’auto EV. Ma sono senza dubbio un segnale incoraggiante, un prerequisito necessario, tanto più se la Commissione europea vuole abbandonare, nel giro di 12 anni, la produzione di motori endotermici.

GIGAFACTORY D’EUROPA, A MARZO NE APRE UNA… USA?

Intanto, l’ultima in ordine di tempo a essere inaugurata dovrebbe essere quella di Tesla alle porte di Berlino. Se ne parla da tantissimo tempo, e probabilmente aprirà a marzo, come anticipato dall’agenzia di Energia Oltre. L’istrionico patron di Tesla, Elon Musk, ha già in più occasioni sottolineato il proprio disappunto per la burocrazia tedesca, ritenuta lenta e inefficiente, ma pure l’azienda USA ci ha messo del suo, pasticciando col progetto che è così variato in corso d’opera. Musk ha confermato che le Model Y costruite a Berlino monteranno le celle 2170 e non le nuove identificate dal formato 4860.

LE ALLEANZE TRA CASE STORICHE E STARTUP

Le gigafactory d’Europa saranno la casa di molte alleanze tra marchi storici e startup innovative. Nelle scorse settimane sono stati presentati due progetti affini. Il primo nel Nord della Francia, a Dunkerque, finora celebre per l’omonima battaglia. Ospiterà in un’area di 150 ettari il frutto della partnership tra Renault e Verkor, startup partecipata dalle multinazionali Schneider Electric, Capgemini e Arkema e dal governo francese.

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La stessa Renault, peraltro, ha partecipazioni in Verkor. Nell’immediato, il progetto prevede investimenti per 2,5 miliardi di euro e la creazione di 1.200 posti di lavoro diretti e 3 mila indiretti. L’obiettivo è aprire entro il 2025. Stessa data per la gigafactory svedese di Göteborg che vedrà collaborare, da un lato, Volvo e la sua divisione di auto sportive ed EV Polestar, dall’altra Northvolt. L’obiettivo è un impianto che creerà fino a 3.000 posti di lavoro e avrà una capacità produttiva fino a 50 GWh,

E IN ITALIA?

Eppur si muove. È stato ormai siglato l’accordo tra Stellantis e il Governo per la realizzazione a Termoli della terza gigafactory del Gruppo che tra i 14 marchi comprende pure l’ex Fiat, in Europa. L’azienda metterà sul piatto un investimento di circa due miliardi e mezzo a fronte di 370 milioni che dovrebbero essere garantiti dallo Stato. Lo stabilimento di Termoli oggi conta 2.400 addetti e una produzione media di soli 360mila motori l’anno.

C’è poi, ma è ancora tutta da definire, la gigafactory che potrebbe essere edificata a Scarmagno, alle porte di Ivrea. La vorrebbe realizzare Italvolt, dell’imprenditore svedese Lars Carlstrom, che sul piatto mette 4 miliardi. Potrebbe diventare la dodicesima gigafactory al mondo per dimensioni: ben 300 mila metri quadrati di superficie occupata, 4 mila lavoratori impiegati direttamente e fino a 10 mila nuovi posti di lavoro nell’indotto. Inizialmente, avrà una capacità iniziale di 45 GWh, che a regime potrà raggiungere i 70 GWh.

LA FRANCIA MOLTO PIU’ AVANTI

Ma due stabilimenti da soli non bastano, per essere competitivi. Inutile paragonarsi alla Germania, che ha ben altra storia industriale, ma se guardiamo al di là delle Alpi possiamo notare l’apporto della Francia nel novero delle gigafactory previste in Europa. Solo Renault, oltre all’impianto di Dunkerque, svilupperà e produrrà rotori Eesm (motore sincrono ad eccitazione elettrica) a Cléon, in Normandia e, sempre in zona, una a Douai: avrà una capacità di 9 GWh nel 2024 e di 24 GWh entro il 2030. Il rischio per il nostro Paese è dunque quello di restare a piedi.

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