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Francia Germania Euro 7

Auto, perché il governo francese vuole rottamare l’Euro7

La Francia ha aderito a una lettera firmata da 8 Paesi Ue contro l'Euro 7. Ora il ministro dell'Economia ha pronunciato frasi inequivocabili: "Inutile, Cina e Usa non adottano nulla di simile".

 

Chiudendo gli occhi, potrebbe sembrare che quelle parole, insolitamente dure verso l’Euro 7 e, dunque, verso una delle proposte cardine della Commissione “green” di Ursula von der Leyen, le abbia scandite un Tavares qualunque, o una spokeperson di Acea, l’associazione dei costruttori. Invece le ha pronunciate il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire.

COSA DICONO IN FRANCIA SULL’EURO 7

Ci si riferisce ad asserzioni del calibro che l’Euro 7 «costerà dei soldi inutili ai nostri costruttori automobilistici» e che sarebbe meglio «consacrare gli stessi soldi per accelerare sui veicoli elettrici e sulle tecnologie di domani»

Non si tratta di frasi di circostanza, pronunciate per non scontentare la platea di tute blu di Douvrin, dove il ministro si è recato in occasione dell’inaugurazione della gigafactory di batterie elettriche di Automotive cell company, joint venture tra Stellantis, Mercedes, e TotalEnergies, perché il solco tra la politica industriale d’Oltralpe e quella comunitaria, che ha accelerato sul bando degli endotermici e, al contempo, voluto comunque portare a casa le norme sull’Euro 7, era già stato scavato nei giorni scorsi dall’esecutivo francese che ha sottoscritto assieme a Italia, Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria una lettera di lamentele inviata alla presidenza di turno dell’Unione europea contro i vincoli dell’Euro 7.

LA CARICA DEGLI 8 UE CONTRO L’EURO 7

Gli otto governi scrivono di opporsi “a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas scarico (inclusi i nuovi requisiti di test o nuovi limiti emissivi) per auto e furgoni poiché queste nuove norme distoglierebbero gli investimenti del settore dal raggiungimento del percorso di transizione net-zero stabilito nel regolamento sulle emissioni di CO2 adottato recentemente”.

Per Le Maire «La normativa Euro 7 è inutile, non dobbiamo spendere soldi, miliardi, su norme che Cina e Usa non impongono ai loro costruttori». È il medesimo allarme lanciato dall’Associazione dei costruttori secondo cui l’Euro 7 potrebbe quadruplicare (se non decuplicare) i costi di produzione dei veicoli rispetto alle stime della Commissione europea.

COSA DICE L’ACEA

Sulla base dei calcoli elaborati dalla società di consulenza Frontier Economics si rischiano spese extra che andrebbero dai 2 mila euro per i veicoli leggeri fino ai12 mila euro per quelli pesanti e saremmo quindi vicini a una esplosione dei costi superiore da quattro a dieci volte ai calcoli di Bruxelles nelle valutazioni di impatto della nuova normativa, quantificate in 180-450 euro per auto e furgoni e in 2.800 euro per camion e bus.

C’è inoltre un possibile paradosso da tenere in considerazione, ovvero che l’Euro 7 rischia di determinare un maggior consumo di carburante del 3,5% nell’intero ciclo di vita. Per Frontier Economics l’installazione di catalizzatori richiederà combustibile aggiuntivo per migliorarne il riscaldamento al momento dell’avviamento del veicolo: starà peggio l’ambiente, come pure il portafogli degli automobilisti che dovranno fare fronte a un onere annuo supplementare di 650 euro. E il prezzo stesso dei veicoli potrebbe aumentare, considerata la possibile impennata dei costi di produzione, con l’utente finale a farne nuovamente le spese.

TUTTI GLI SBUFFI CONTRO EURO 7

Thierry Breton, commissario al mercato unico, aveva definito la proposta “equilibrata e necessaria per proteggere il clima”. Il mondo dell’automotive, di contro, sembra di ben altri avviso. Secondo il presidente Oliver Zipse che è anche ceo di BMW. “l’industria automobilistica prende molto seriamente il suo ruolo di ridurre sia la CO2 che le emissioni inquinanti, ma purtroppo, il beneficio ambientale della proposta della Commissione è molto limitato, mentre aumenta pesantemente il costo dei veicoli”.

Non dimentichiamo che a stretto giro dalla presentazione della proposta della Commissione era arrivato il cinguettio social di Martin Sander, presidente del cda della Ford-Werke GmbH tedesca e responsabile business automobili in Europa: “Deluso dallo standard Euro 7 proposto per i motori a combustione interna. Smettiamo di sviare le risorse verso una tecnologia del passato e investiamo invece sulle zero emissioni”

Secondo Martin Lundstedt, numero 1 di Volvo Group: “Per rispettare l’Euro VII i costruttori di furgoni e autocarri dovranno dirottare importanti risorse finanziarie e ingegneristiche dai veicoli elettrici e fuel cell a quelli con motori a combustione interna. Questo impatterà in maniera pesante sulla nostra transizione verso veicoli a zero emissioni. Non va bene per il clima, né per la salute delle persone, né per l’industria. I decisori politici – ha accusato – dovrebbero concentrarsi su regole che accelerano il rinnovo delle flotte, dando priorità agli investimenti nei mezzi a zero emissioni che avranno un impatto ben superiore su qualità dell’aria ed emissioni di CO2 ridotte.”

Furibonda anche l’Associazione costruttori d’auto tedesca, la VDA per la quale “lo sviluppo e l’approvazione di un percorso appropriato con una scadenza di appena un anno dal previsto completamento degli atti delegati non è assolutamente possibile.”

Per Aecc, l’associazione dei produttori di catalizzatori, “Sarebbe un peccato se i ritardi nel processo di adozione dovessero portare a ritardi nell’applicazione delle regole e nel contributo al miglioramento della qualità dell’aria”. Giudizio luci e ompre da Clepa, che riunisce a livello europeo la filiera dei fornitori. Nella nota parla di “passo avanti” ma si dimostra piuttosto perplessa sul fatto che ancora non siano stati resi noti i dettagli tecnici per consentire di sviluppare e testare le nuove tecnologie. Insomma, tutti concordano sul fatto che la legge comunitaria è arrivata tardi e ora voglia recuperare il tempo perso sulla pelle dell’industria dell’auto.

La Commissione sembra essere riuscita nell’intento di deludere tutti, persino gli ambientalisti. L’associazione delle ONG green Transport & Environment ha accusato infatti l’esecutivo comunitario di “aver dato la priorità al profitto dei costruttori e ha fallito lo storico obiettivo di ridurre l’inquinamento tossico di auto e veicoli commerciali, affiancando le lobby dell’auto per fare green washing su 100 milioni di vetture che saranno vendute nei dieci anni che si separano dal 2035. È quindi fondamentale che il Parlamento europeo rafforzi questi standard incredibilmente deboli o che semplicemente li respinga.”

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