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Auto, le Case giapponesi lasciano a piedi la Russia

Da Toyota a Mazda fino a Mitsubishi: le auto giapponesi lasciano la Russia. Troppe incertezze sul fatto che Mosca possa essere accettata nuovamente dalla comunità internazionale, almeno in breve

Iniziano le prime, importanti, defezioni del comparto automotive su suolo russo. Nei prossimi giorni dovrebbero abbandonare il Paese almeno due grandi marchi automobilistici: Toyota e Mazda. La prima ha deciso di chiudere l’impianto di San Pietroburgo, mentre la seconda, dalle informazioni riportate sul quotidiano economico Nikkei, starebbe discutendo la cessazione della produzione dei suoi veicoli in joint venture a Vladivostok, nella Russia orientale. Ma andiamo con ordine.

AUTO GIAPPONESI IN FUGA DALLA RUSSIA

La notizia più eclatante, naturalmente, allo stato attuale riguarda Toyota, che aveva sospeso la produzione come molte altre multinazionali presenti in Russia fin da marzo, in seguito ai problemi della catena di approvvigionamento bloccata dalle prime sanzioni comminate dall’Occidente. Tirare giù in via definitiva le serrande dell’impianto di San Pietroburgo, che ha una capacità di 100 mila unità l’anno, dà lavoro a circa 2300 persone e assembla i modelli Camry e RAV4, non deve essere certo stata una decisione presa a cuor leggero.

Toyota ha motivato l’intenzione di chiudere la fabbrica con l’impossibilità di riavviare normalmente le attività e qui si comprende perché la notizia sia dirompente per l’economia russa: per i giapponesi dopo più di sei mesi di conflitto l’incertezza sulla possibilità di riaprire sono tali che è meglio chiudere. Questo lascia intendere che sono in pochi a scommettere che Mosca rientrerà a breve nei ranghi della comunità internazionale e, anzi, probabilmente il nuovo ordine mondiale sarà strutturato su due blocchi contrapposti, con sanzioni destinate a perdurare.

QUALE FUTURO PER L’IMPIANTO DI SAN PIETROBURGO?

Il governo russo ovviamente non commenta. È possibile rinvenire solo una nota del Ministero dell’Industria e del Commercio russo nel quale viene sottolineato che Toyota si è impegnata a garantire l’adempimento di tutti gli obblighi sociali nei confronti dei dipendenti e a versare alle circa 2300 tute blu dello stabilimento di San Pietroburgo una “significativa” buonuscita. I giapponesi dovrebbero comunque mantenere attivi per la propria utenza tutti i servizi post-vendita dei marchi Toyota e Lexus così come la rete di concessionari in Russia.

Dal medesimo dicastero si prova a tranquillizzare gli operai annunciando di aver avviato, insieme alla municipalità di San Pietroburgo, lo studio di possibili scenari per lo sviluppo del sito. In realtà il solo plausibile è quello verificato a Mosca con Renault: nazionalizzazione dell’impianto col controllo della AvtoVaz passato a enti pubblici comunali e nazionali. Potrebbe proprio essere AvtoVaz ad acquisirlo.

COSA FARANNO MAZDA, NISSAN E MITSUBISHI

Mazda Motor Corp, che l’anno scorso ha venduto 30.000 auto in Russia, aveva già dichiarato a marzo che le esportazioni di componenti verso l’impianto gestito a Vladivostok, che gestisce insieme alla casa automobilistica russa Sollers, sarebbero terminate e la produzione sarebbe cessata una volta esaurite le scorte. Quel momento è arrivato e ora l’azienda nipponica starebbe discutendo la fine della produzione dei suoi veicoli. Secondo quanto riportato dai media giapponesi, non è stato indicato un calendario per l’interruzione della produzione, ma non mancherebbe molto.

Restando sul fronte orientale, Nissan, altro brand giapponese, al momento prende tempo. Il marchio ha infatti deciso di sospendere le attività nello stabilimento di San Pietroburgo per altri tre mesi rispetto alla riapertura originariamente prevista per la fine settembre che quindi slitta ora alla fine dell’anno. Pure Mitsubishi resta alla finestra e potrebbe decidere di chiudere se il 2023 non dovesse aprirsi all’insegna della riappacificazione tra Est e Ovest.

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