Le auto elettriche di Nio, Byd, Calt e non solo mettono la quinta. In Borsa. Mentre la batteria fatica ancora a conquistare le strade, gli investitori credono nel futuro delle auto elettriche e spingono la quotazione delle azioni delle aziende cinesi.
Bolla vicina? Andiamo per gradi.
COME CRESCONO LE AZIONI DELLE CINESI A WALL STREET
Partiamo dai numeri. Tre delle principali start-up cinesi di veicoli elettrici quotate negli Stati Uniti, Nio, Li Auto e Xpeng, nonostante stiano registrando delle perdite nette considerevoli, vantano valutazioni in borsa da record, rispettivamente, a 35,4 miliardi di dollari, 15,9 miliardi di dollari e 14,4 miliardi di dollari.
QUOTAZIONE IN CRESCITA ANCHE AD HONG KONG
Anche il prezzo delle azioni di Byd, società quotata a Hong Kong, che produce veicoli elettrici e auto a combustione tradizionale, è equivalente a 245 volte i suoi guadagni. Il volata anche le azioni di Calt, un produttore di batterie per veicoli elettrici, che ha un rapporto prezzo azioni/utili di 117,5.
BOLLA IN ARRIVO?
Che si stiano gettando le basi per una bolla finanziaria? Quando, si chiede il Financial Times, l’entusiasmo degli investitori per una nuova tecnologia alla “sua alba” si trasforma in esuberanza irrazionale?
I CREDENTI DELL’EV
Certo è che gli investitori credono nelle auto elettriche. E credono nel potenziale della Cina che ha avviato un piano nazionale per lo sviluppo dei veicoli elettrici e può sfruttare il dominio nel mercato delle batterie
VALUTAZIONI TESLA DA CAPOGIRO
E comunque, se il prezzo delle azioni delle case auto elettriche cinesi è in volata, è anche vero che è ancora inferiore a quello di Tesla. “Le valutazioni delle case auto elettriche di Pechino sono alte ma ancora inferiori a quelle di Tesla”, ha detto Karine Hirn, un partner con sede a Hong Kong presso il gestore del fondo East Capital.
Articoli correlati
Tutti i subbugli americani sulla normativa sulle emissioni
Perché la Cina sega WhatsApp e Threads dall’App Store. Report Nyt
Be Charge (Eni) non è più elettrificata dalle colonnine di ricarica?
Confindustria invoca più fondi pubblici per politiche anti Cina sull’energia
