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Vi raccontiamo la storia dell’auto elettrica

L’approfondimento di Bisegna Augusto&Giuseppe e Carlo D’Onofrio Oggi parlare di auto elettrica significa parlare di futuro. In realtà la storia, che è sempre buona maestra, ci invita a guardare prima di tutto al passato. E il passato dell’auto – ma in fondo anche il presente – è stato modellato dall’incontro e dallo scontro tra tre…

Oggi parlare di auto elettrica significa parlare di futuro. In realtà la storia, che è sempre buona maestra, ci invita a guardare prima di tutto al passato. E il passato dell’auto – ma in fondo anche il presente – è stato modellato dall’incontro e dallo scontro tra tre grandi personalità: John D. Rockefeller, Thomas Alva Edison, Henry Ford. E’ il 1839, le strade americane vengono illuminate con lampioni che bruciano olio di balena. Un giorno un professore di chimica della Yale University, Benjiamin Silliman Jr, si accorge che dal greggio è possibile, tramite distillazione, ricavare un liquido davvero “illuminante”: il kerosene.

Il primo a fiutare l’affare è il ventisettenne Rockfeller. Originario della Pennsylvania, all’epoca ricca di greggio, Rockfeller investe in maniera spregiudicata i suoi capitali accaparrandosi più pozzi possibile, tanto che la sua società, la Standard Oil, arriva a detenere il monopolio della fornitura di greggio per tutti gli Stati Uniti. Un solo uomo illumina un paese vasto come un continente. Grazie al business petrolifero Rockfeller in poco tempo diventa l’uomo più ricco degli d’America, con un patrimonio fantasmagorico che se rapportato ad aggi varrebbe più del doppio di quello del fondatore di Microsoft Bill Gates.

Nonostante ciò la sua egemonia sul mercato viene ben presto minacciata dal progresso tecnologico, che si manifesta con le sembianze dell’elettricità. E’ a questo punto che entra in scena un altro personaggio chiave di questa strana storia, Thomas Alva Edison, il primo a saper applicare i principi della produzione di massa al processo dell’invenzione. A Edison sono attribuite molte invenzioni, molte non propriamente sue (i maligni dicono che fosse maggiore la sua abilità nel comprare le idee altrui, migliorarle e industrializzarne i processi). E’ quel che avviene con la lampadina elettrica. Nel 1882 Edison mette in piedi la sua centrale elettrica sulle cascate del Niagara, avviando un sistema di distribuzione dell’elettricità, una nuova forma di illuminazione pulita e sicura, che mette rapidamente in crisi quella a kerosene.

Ora entra in scena il terzo attore: Henry Ford. Più giovane di una ventina d’anni degli altri due, Ford ha da tempo in testa l’idea di costruire un suo motore a combustione interna, inventato pochi anni prima, da usare per la mobilità urbana. Così, quando viene assunto come ingegnere nella società elettrica di Edison a Detroit nel 1888, alla prima occasione parla al boss della sua idea. Edison, stranamente, non lo scoraggia, anzi, gli dice di andare avanti. Non passa un anno che Ford lascia la Edison ed entra come ingegnere capo nella Detroit Automobile Company, da cui fa le valige poco tempo dopo per fondare la Ford Motor Company. Il suo pallino è quello di costruire un’auto che costi poco e possa essere costruita in poco tempo.

A cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento a New York circolano appena 300 vetture, tutte mosse da motori elettrici e munite di batterie ideate e fornite da Edison. Sono auto silenziose e pulite, non hanno leve né circuiti di raffreddamento né olio ed acqua da mettere in circolazione. Non hanno problemi di avviamento e non richiedono manutenzioni particolari. Tutto insomma lascia pensare che il futuro dell’auto stia nello nello sviluppo della propulsione elettrica. Ma gli affari sono affari e così i tre decidono di mettersi attorno ad un tavolo e di scrivere un finale diverso. Rockefeller infatti intuisce in fretta che l’unico modo di fermare l’auto elettrica, che sarebbe stata la sua personale rovina, è introdurre sul mercato auto mosse da motori a benzina.

Un obiettivo che però non è raggiungibile senza ridurre i costi di produzione e di vendita. Per questo riesce a trovare un accordo con Edison, megalomane e visionario non meno di lui, al quale chiede di rallentare la distribuzione di batterie elettriche. In cambio gli cede il monopolio dell’illuminazione elettrica cittadina, un affare da milioni di dollari.

Da parte sua Rockfeller assume l’impegno di rinunciare alla diffusione del kerosene per l’illuminazione pubblica. E contemporaneamente finanzia Ford per la sua catena di montaggio dell’auto a scoppio, a patto che faccia il più in fretta possibile: bisogna fermare la diffusione dell’auto elettrica di Edison. Per farlo Rockefeller investe massicciamente in quello che si rivelerà uno dei più grandi business della storia e la fonte della sua leggendaria ricchezza: la creazione di una rete di di pompe di benzina diffusa in tutti gli Stati Uniti.

Il destino dell’auto elettrica a questo punto è segnato: nel 1908 esce la prima FordT. Sarà subito un successo: se ne venderanno 15 milioni di esemplari fino al 1927, anno della sua uscita di produzione. Passerà quindi quasi un secolo prima che si torni a parlare di auto elettrica. E’ quello che proveremo a fare anche noi.

(2.fine)

(la prima parte dell’approfondimento si può leggere qui)

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