La famiglia Benetton non vuole volare su Alitalia senza Lufthansa. E’ questo – secondo gli addetti ai lavori – il senso dell’annunciato arrivato ieri non troppo a sorpresa dal gruppo Atlantia su Alitalia.
Dopo il no di Lufthansa a entrare nel capitale della Nuova Alitalia, confermato ieri mattina dall’amministratore delegato tedesco Carsten Spohr, ieri sera è arrivato anche il no del cda di Atlantia, società controllata dai Benetton. Risultato? “Adesso Alitalia rischia il naufragio definitivo”, ha scritto oggi Gianni Dragoni del Sole 24 Ore.
LE ATTESE DEL GOVERNO SU ALITALIA
Di una nuova, ennesima, proroga per Alitalia Stefano Patuanelli non vuol sentire parlare, ma Atlantia snobba il dossier e, al termine del cda del gruppo, dichiara ufficialmente che “allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione della società al consorzio finalizzato alla presentazione di un’eventuale offerta vincolante su Alitalia”.
DATE E TAPPE SU ALITALIA
La data del 21 novembre non sarà dunque, ancora una volta, l’ultima utile per dar vita alla cordata in grado di rilevare la compagnia.
L’IMPEGNO DI DELTA SU ALITALIA
Le condizioni che Atlantia non giudica sufficienti per presentare l’offerta sono quelle note: sul tavolo ad oggi c’è solo l’impegno di Delta per rilevare – accanto a Fs, alla stessa Atlantia e al ministero dell’Economia – il 10% del capitale, con un investimento che gli americani hanno confermato in 100 milioni.
COSA FA LUFTHANSA SU ALITALIA?
Lufthansa invece, per la quale evidentemente a questo punto il gruppo italiano sembra propendere, latita. La compagnia tedesca si è mostrata ancora una volta determinata nella sua linea, ribadendo la posizione ufficiale portata avanti ormai da mesi, nonostante le continue indiscrezioni su un interessamento più diretto: niente iniezione di denaro in questa Alitalia, di cui i tedeschi non sono intenzionati a rilevare quote.
LE PAROLE DI LUFTHANSA
Se e quando il vettore verrà ristrutturato, se e quando in pratica saranno nettamente ridimensionati costi e posti di lavoro, se ne potrà riparlare. Ma per il momento, secondo l’amministratore delegato, Carsten Spohr, la soluzione della vicenda passa esclusivamente per una partnership commerciale, non per un investimento in equity (ipotizzato addirittura doppio rispetto a quello di Delta, fino cioè a 200 milioni di euro).
IL CASO LUFTHANSA
Delta resta dunque l’unica vera contendente internazionale, nonostante non abbia rivisto al rialzo la propria offerta. E ad Atlantia questo – evidentemente – non basta. Più tempo dunque per trattare con Lufthansa, per cercare di strappare un investimento importante e probabilmente per smussare le onerose richieste di 5.500 esuberi e di una riduzione degli aeromobili a quota 75-85, contro i 2.500-2.800 esuberi e una riduzione della flotta a 102 aerei avanzata da Delta.
L’ANALISI DI MF-MILANO FINANZA
La decisione di Atlantia-Benetton si rifà – ha scritto Angela Zoppo di Mf/Milano Finanza – “ai paletti che la stessa Atlantia aveva messo nero su bianco nella lettera del 15 ottobre scorso, primo fra tutti «l’individuazione di un partner industriale che partecipi al capitale della Newco con una quota significativa» e, di conseguenza, «la definizione finale del piano industriale della Newco, condiviso e fatto proprio dal partner industriale che dovrà assumere un ruolo determinante nella responsabilità di gestione e implementazione dello stesso». La presa di posizione del cda significa che né Delta né Lufthansa avrebbero fornito garanzie in questo senso, nonostante lo scambio di e-mail andato avanti fino al tardo pomeriggio di ieri”.
IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE
Ha commentato il Sole: “La versione ufficiale è che Atlantia non ritiene soddisfacente il piano industriale né l’impegno di Delta come un forte partner industriale. Quello che invece molti attori dell’operazione sottolineano è che i Benetton hanno dovuto scoprire le carte confermando la preoccupazione che li ha mossi fin da marzo, da quando seguono il dossier Alitalia con Ferrovie dello Stato: ottenere dal governo il salvacondotto per la redditizia concessione della controllata Autostrade per l’Italia. Dopo il crollo del Ponte Morandi (43 morti) il M5S voleva revocare la concessione. Il nuovo governo Pd-M5S ha attenuato la punizione con «revisione» delle concessioni autostradali anziché «revoca». Ma ai Benetton non basta. Vorrebbero la conferma scritta del salvacondotto”.