C’è un nome che, nell’industria dell’auto, fa tremare i polsi. E una volta tanto non è né quello di un legislatore particolarmente zelante sul discorso delle emissioni né di un marchio cinese che si sta facendo largo a tutta velocità sul mercato. Il nome in questione è Takata, azienda nipponica fallita da tempo, ben otto anni fa, i cui prodotti difettosi – all’origine proprio del fallimento – continuano a causare grattacapi ai più grandi marchi e, soprattutto, decessi in strada.
ANCORA RICHIAMI E MORTI A CAUSA DI TAKATA
Alla base della decisione di Stellantis di richiamare oltre 440mila vetture a marchio Citroen un grave sinistro avvenuto la scorsa settimana, a Reims: una donna di 37 anni ha perso la vita a bordo di una C3 del 2014 in seguito all’esplosione del dispositivo. La dinamica è stata subito chiara dato che solo in Francia altre 17 persone sono morte nelle medesime circostanze. “I soccorsi – scrive Le Figaro – hanno trovato la vittima, deceduta, con una grave ferita al volto, tipica di quelle causate dall’esplosione degli airbag Takata”.
Questi dispositivi contengono una capsula di gas utilizzata per gonfiarli in caso di impatto che si è scoperto essere soggetta a deterioramento dopo una prolungata esposizione al calore o all’umidità. Se attivata, può esplodere e proiettare frammenti metallici all’interno del veicolo, ferendo gravemente o addirittura uccidendo i passeggeri.
Citroën ha così emesso un avviso di stop immediato per tutti modelli C3 e DS3 che ancora montano i dispositivi di sicurezza difettosi dell’azienda giapponese. Un avviso generalizzato, esteso a tutti i veicoli, indipendentemente dall’anno di produzione, fino al 2019. L’ordine riguarda 441 mila vetture, di cui 82 mila immatricolate in Francia. E si focalizza soprattutto sul Nord Europa.
LA CAMPAGNA DI RICHIAMI DEL MARCHIO FRANCESE
L’ultimo richiamo della scorsa primavera si era focalizzato invece su una ventina di Paesi dell’Europa meridionale (Italia inclusa, dove viene portata avanti la class action promossa da Codacons, Adusbef e Assourt contro Groupe Psa Italia e Stellantis), del Medio Oriente e del Nord Africa. A inizio anno Citroën aveva deciso di estendere le attività di sostituzione a circa 236.900 C3 e DS3 in circolazione nel nord della Francia ma adesso, immancabili, si fanno largo le polemiche su come sia possibile che così tanti modelli a rischio di sinistri mortali siano ancora sulle strade di tutta Europa a ormai otto anni dal fallimento del fornitore giapponese.
ANCORA GLI AIRBAG TAKATA
Polemiche che non tarderanno a sfociare in una pioggia di cause. In Italia è già partita nei mesi scorsi una class action da 285 milioni di euro. Quel che è certo è che si tratta di una situazione difficile da gestire anche per i marchi più grandi che costringe al richiamo enormi quantitativi di veicoli, se si considera che Ford lo scorso agosto aveva diramato avvisi a 765mila proprietari intestatari di altrettante vetture: di questi ben 374.300 negli Stati Uniti.
Prima, nel marzo ’23 era toccato a oltre 200mila mezzi Volkswagen e, ancora prima, nel febbraio ’23, l’Ovale blu aveva comunicato alla National Highway Traffic Safety Administration i richiami di 100.000 vecchi pickup Ranger per dare ai suoi tecnici la possibilità di sostituire correttamente gli airbag Takata.