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Anche Stellantis ha un problemino di airbag Takata

Dopo la grana di sole due settimane fa che ha riguardato le Citroën C3 e DS3, Stellantis starebbe avviando una campagna che riguarda altri modelli della Casa francese (C4, DS4 e DS5) e 29 mila Opel, accomunati dal montare gli airbag Takata

Nel mondo dell’auto una parola è in grado di far tremare la quasi totalità dei costruttori. E una volta tanto quella parola non è “elettrico”, bensì Takata. Ben prima che il recente scandalo sulle certificazioni travolgesse la quasi totalità dell’automotive nipponico sempre dal Sol Levante nel 2017 arrivò lo tsunami degli airbag Takata.

Con una differenza: mentre quest’ultimo episodio che sta scuotendo fin nel profondo marchi del calibro di Toyota, Mazda e Yamaha resterà circoscritto nel Sol Levante, il suo famigerato precedente ha travolto una pluralità di marchi occidentali, americani ed europei. Non ultima Stellantis. Ma anzitutto occorre riavvolgere il nastro a sette anni fa.

LO SCANDALO MONDIALE TAKATA

Un lungo inchino di scuse da parte di Shigehisa Takada, numero 1 dell’omonima azienda e nipote del fondatore: “Mi scuso dal più profondo del mio cuore per aver causato tanti problemi alle persone e ai creditori”. Era finita così, nel luglio del 2017, la storia del costruttore nipponico Takata.

L’azienda, 46 mila dipendenti nel mondo, era stata sommersa dagli scandali per i suoi airbag difettosi che avevano provocato un numero record di richiami e di cause. Ma soprattutto da 8 miliardi di euro di debiti: la maggiore insolvenza mai registrata da una società giapponese.

Prima di allora Takata era sinonimo di sicurezza in ambito automotive: una multinazionale che controllava il 20% del mercato delle cinture di sicurezza e degli airbag. Quando Shigehisa Takada pronunciò quelle parole, la sua azienda familiare aveva circa cinquantamila dipendenti in 56 stabilimenti in 20 Paesi, con un fatturato di 663 miliardi di yen nel 2016-17, per il 90% realizzato all’estero.

LO SPETTRO DI TAKATA INSEGUE (ANCORA) STELLANTIS

Spiegato ciò, si può tornare all’oggi. O meglio, a quanto accaduto due settimane fa, quando Citroen ha richiamato 497mila Citroen C3 e 108mila DS3 non più in commercio, prodotte tra il 2009 e il 2019. La Casa francese del gruppo Stellantis ha dovuto ammettere che la causa è “il sistema di gonfiaggio degli Airbag prodotti dalla società Takata”.

“Le sostanze chimiche contenute in questi dispositivi di gonfiaggio potrebbero deteriorarsi nel tempo, esponendo guidatore e passeggero al rischio di rottura del dispositivo di gonfiaggi dell’Airbag con una forza eccessiva in caso di incidente, in grado di provocare gravi lesioni o morte.” – riporta la nota ricevuta da molti automobilisti secondo la denuncia di Federconsumatori.

LA NUOVA GRANA

I richiami di Citroën C3 e DS3 sembrano però solo l’inizio dato che per Reuters Stellantis starebbe avviando una campagna che riguarda Citroën C4, DS4 e DS5 e 29 mila Opel di vari modelli. Si tratta, fa sapere l’agenzia che in merito ha solo notizie frammentate ma di prima mano, in quanto proverrebbero dall’azienda stessa, di un’azione preventiva con misure meno restrittive, perché questa volta riguarda vetture basate su piattaforme differenti e con modelli di airbag diversi per i quali non è stato identificato nessun guasto. Dunque nel mentre potranno continuare a essere usate. Anche perché non si hanno segnalazioni di ferimenti causati dagli airbag a seguito di sinistri.

L’ULTIMA VOLTA TOCCO’ A VW

Esattamente un anno fa Volkswagen aveva dovuto procedere con un analogo richiamo forzato. Secondo i dati dell’autorità federale tedesca per i trasporti automobilistici “guasti nel generatore di gas degli airbag frontali” avrebbero potuto portare a un “dispiegamento incontrollato e rilascio di frammenti di metallo potenzialmente idonei a ferire gli occupanti”. Sette anni dopo, lo spettro dell’ormai dismessa fabbrica Takata continua a far rabbrividire i costruttori di tutto il mondo.

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