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Perché critico i conti dei commissari Alitalia. L’analisi del prof. Arrigo

Con una perdita netta stimabile in un valore ancora superiore ai 500 milioni nello scorso anno, non si può dire che Alitalia sia stata posta nelle condizioni migliori per poter essere facilmente venduta ad acquirenti di mercato. Il commento di Ugo Arrigo, economista che da tempo segue il settore dei trasporti in Italia, compresa la compagnia aerea.

 

L’azienda Alitalia è stata “nazionalizzata” di fatto due anni fa dai suoi stessi amministratori, nel momento in cui hanno consegnato le chiavi al Governo attraverso la richiesta di amministrazione straordinaria, ma in due anni la gestione commissariale non è riuscita a vendere, non ha provato a ristrutturare e non ha restituito il cospicuo prestito, né versato gli interessi sul medesimo. Che giudizio si può dare dunque della medesima?

I DATI OPACHI SU ALITALIA NEL PASSATO

Prima di esaminare l’andamento del conto economico nel biennio non si può non ricordare almeno la scarsa trasparenza iniziale della gestione straordinaria; infatti dal 2 maggio 2017 e sino all’audizione parlamentare dei commissari nel maggio dell’anno successivo non è stato pubblicato un dato ufficiale.

I CONTI DI ALITALIA DEGLI ANNI PASSATI

Per lungo tempo gli ultimi numeri certi sui conti del vettore risalivano al bilancio del 2015, pubblicato nella primavera dell’anno seguente; invece il bilancio del 2016, che avrebbe dovuto fotografare la crisi dell’azienda e identificarne le cause, non è stato presentato ad aprile 2017, come previsto dalla normativa, né allegato alla domanda di amministrazione straordinaria del 2 maggio 2017, come richiesto dalla legge Marzano. Questo ci portò a sostenere all’epoca che Alitalia fosse la prima impresa di cui si aveva notizia a portare i libri in tribunale senza tuttavia portarli.

LE CRITICHE AI COMMISSARI DI ALITALIA

Altro elemento di critica ai commissari straordinari è il deposito solo nove mesi dopo la loro entrata in servizio, e nell’ultimo giorno possibile, della prevista “Relazione sulle cause d’insolvenza”, dalla cui parte non oscurata da omissis peraltro le cause del dissesto non risultavano proprio; infine, la mancata pubblicazione per un intero anno delle “Relazioni trimestrali” con i numeri della gestione.

LE VERE RAGIONI DEL DISSESTO ALITALIA

La scarsa trasparenza iniziale della gestione commissariale ha fatto in modo che le vere ragioni del dissesto di Alitalia non fossero comprensibili, con certezza all’opinione pubblica, ma con elevata probabilità anche a chi avrebbe dovuto o potuto valutarne i modi per porvi rimedio, incluso il ministero vigilante e i potenziali acquirenti, certo non agevolati dall’assenza di una diagnosi consolidata delle patologie del paziente Alitalia.

LE INFORMAZIONI SULLA GESTIONE COMMISSARIALE

A partire dalla metà dello scorso anno le informazioni sull’andamento della gestione commissariale hanno iniziato a essere rese note con regolarità, grazie anche a diverse audizioni parlamentari dei commissari, e questo ha aiutato nella comprensione delle dinamiche che interessano il vettore, che restano tuttavia non favorevoli.

IL RIEPILOGO DEL CONTO ECONOMICO DI ALITALIA

La tabella seguente riepiloga i dati di conto economico dell’ultimo quadriennio, includendo il 2015-16 a gestione Etihad, il 2017 in cui è emersa la crisi e vi è stato il cambio di gestione e infine il 2018. Il lettore tenga presente che tutte le cifre in nero sono tratte da documenti ufficiali, ivi comprese audizioni parlamentari, mentre le cifre in rosso sono stimate oppure desunte per differenza.

Tabella 1 – Conto economico di Alitalia 2015-2018

Come si può osservare, con una perdita netta stimabile in un valore ancora superiore ai 500 milioni nello scorso anno, non si può dire che l’azienda sia stata posta nelle condizioni migliori per poter essere facilmente venduta ad acquirenti di mercato.

Il miglioramento rispetto sia all’ultimo anno della gestione Etihad che al 2017 della crisi è tuttavia evidente ed emerge soprattutto dai seguenti dati:

1) I ricavi aziendali sono ritornati nel 2018 al di sopra dei 3 miliardi annui, aumentando di 126 milioni rispetto al 2017 (anche se trainati dall’aumento del costo del carburante, il quale manifesta i suoi effetti sia sui costi unitari che sui proventi unitari).

2) Il caro carburante ha aumentato nel 2018 il relativo costo di un centinaio di milioni sia rispetto al 2017 che al 2016.

3) Il costo del personale, pari a 590 milioni, è ai suoi minimi storici.

4) I costi per l’acquisto di servizi sono migliorati complessivamente di una sessantina di milioni e altrettanto è avvenuto per il leasing.

5) I miglioramenti relativi a queste voci hanno neutralizzato il caro carburante, stabilizzando i costi operativi totali a 3,4 miliardi, lievemente al di sotto dei due anni precedenti e allo stesso livello del 2015.

6) In conseguenza il miglioramento dei ricavi si è tradotto interamente in miglioramento del risultato operativo (Ebit) il quale migliora di circa il 30%, passando da un valore negativo record di -496 milioni nel 2017 a uno di -343 milioni.

Resta tuttavia a questo punto una domanda cruciale: com’è possibile migliorare il conto economico di almeno altri 400 milioni all’anno, un obiettivo indispensabile per la sostenibilità economico-finanziaria dell’azienda? Obiettivo che, oltretutto, dovrebbe essere perseguito quasi esclusivamente dal lato dei costi unitari, dati che i proventi unitari sono determinati dalla concorrenza e compressi verso il basso dall’elevata concorrenza dei vettori low cost sui cieli italiani, concorrenza che non trova equivalente negli altri maggiori paesi dell’Europa continentale.

Forse è per questa ragione che la fila degli acquirenti alla parta dei commissari straordinari non era così lunga?

 

(Estratto di un articolo pubblicato su ilsussidiario.net)

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