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Le case auto chiedono a Bruxelles di cancellare il divieto al motore termico

Acea, l'associazione dei produttori automobilistici europei, ha scritto una lettera a von der Leyen per chiederle di ripensare il divieto al motore termico dal 2035: un obiettivo irrealizzabile, considerati il dominio della Cina sull'elettrico e i dazi di Trump. Tutti i dettagli.

In una lettera alla presidente della Commissione europea, l’associazione dei produttori automobilistici europei (Acea) ha detto che il divieto di immatricolazione delle vetture con motore endotermico dal 2035 non è più realizzabile e che, più in generale, le regole comunitarie sul contenimento delle emissioni rischiano di indebolire l’industria dell’automotive. Per il 2030, ad esempio, è prevista una riduzione del 55 per cento delle emissioni di CO2 per le auto e del 50 per cento per i furgoni, rispetto ai livelli del 2021.

COSA SCRIVONO KALLENIUS E ZINK NELLA LETTERA ALLA COMMISSIONE

Nella lettera indirizzata a Ursula von der Leyen, Ola Kallenius (presidente dell’Acea e amministratore delegato di Mercedes-Benz) e Matthias Zink (dirigente di Schaeffler e portavoce degli interessi dei produttori europei di componentistica per auto) scrivono che “il piano trasformativo per l’industria automobilistica dell’Europa deve abbandonare l’idealismo e riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche”. Cioè che la Cina domina l’intera filiera della mobilità elettrica – che dovrebbe, secondo Bruxelles, sostituire l’alimentazione basata sul motore termico -, in particolare le batterie; e che le barriere commerciali innalzate dagli Stati Uniti di Donald Trump stanno complicando gli affari delle case automobilistiche europee.

“Nel mondo odierno, il raggiungimento degli obiettivi sulla CO2 per il 2030 e il 2035 non è semplicemente più realizzabile”, dichiarano Kallenius e Zink. Oltre ai veicoli elettrici, scrivono, “deve esserci spazio anche per gli ibridi, i range extender, i veicoli con motori a combustione interna altamente efficienti, l’idrogeno e i carburanti decarbonizzati”.

LA DIFFICILE TRANSIZIONE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA EUROPEA

Con oltre tredici milioni di occupati e un giro d’affari equivalente al 7 per cento del prodotto interno lordo comunitario, l’industria automobilistica è fondamentale per l’economia dell’Unione europea. Ma i veicoli elettrici promossi dalla Commissione faticano a diffondersi tra la popolazione – peraltro con squilibri notevoli tra i vari stati membri – e rappresentano solo il 15 per cento delle vendite delle case europee. Queste ultime continuano a guadagnare principalmente dalla vendita di modelli a combustione interna, in particolare da quelli ad alto margine di profitto come i Suv.

COSA PENSA LA COMMISSIONE EUROPEA

Nonostante le proteste dell’Acea, anche precedenti all’ultima lettera, la Commissione di Ursula von der Leyen non pare disposta a rivedere la sua posizione sugli obiettivi di emissione, in particolare sul ban all’immatricolazione di veicoli endotermici dal 2035, anche per via di tutto il capitale politico investito finora nella decarbonizzazione della mobilità.

A questo proposito, a gennaio il commissario per il Clima, Wopke Hoekstra, aveva detto che “cambiare le regole danneggerebbe la concorrenza” nel settore, specificando che “la Commissione è consapevole del fatto che alcuni produttori temono di non raggiungere gli obiettivi, [ma] molti altri sono fiduciosi e si oppongono alla modifica del quadro normativo: il cambiamento delle regole causerebbe una distorsione delle condizioni di parità e porrebbe questi ultimi in una posizione di svantaggio competitivo” rispetto ai primi.

D’altra parte, l’attenzione alla competitività industriale nella transizione energetica pare essere una priorità della nuova Commissione von der Leyen, che sembra anche aver accantonato il termine Green Deal, sostituito da Clean, Just and Competitive Transition.

Lo scorso aprile von der Leyen, commentando il rinvio delle multe ai produttori automobilistici per il mancato rispetto degli obiettivi sulle emissioni, aveva dichiarato di voler garantire “maggiore flessibilità a questo settore chiave e, allo stesso tempo, manteniamo la rotta verso i nostri obiettivi climatici. Vogliamo dimostrare che decarbonizzazione e competitività possono andare di pari passo”.

L’INCONTRO DI SETTEMBRE

Il 12 settembre von der Leyen dovrebbe riunirsi con i dirigenti dell’industria automobilistica europea per discutere della situazione del settore alla luce della concorrenza cinese e delle politiche commerciali statunitense.

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