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accise auto elettriche

Accise su auto elettriche? Fantasie (per ora)

Che cosa dice davvero il ministero dell’Economia sull’idea di accise sulle auto elettriche

 

Hanno creato scompiglio tra gli addetti del settore automotive, le parole pronunciate qualche giorno fa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’Automotive Dealer Day di Verona sul possibile piano del governo per introdurre delle accise sulle auto elettriche. L’obiettivo sarebbe quello di recuperare le risorse che oggi lo Stato incamera grazie alla fiscalità presente su benzina e diesel ma non presente sull’energia elettrica che viene utilizzata per ricaricare i veicoli a batteria. La domanda è: le cose stanno proprio così?

LE PAROLE DEL MINISTRO GIORGETTI: NON UNA RIDUZIONE DEL GETTITO MA UNA TRASLAZIONE

Il ministro Giorgetti, parlando a Verona, dopo aver introdotto varie questioni sul settore in generale si era soffermato sull’aggiornamento della fiscalità per il comparto. “In termini generali, la riforma fiscale del Governo parte della necessità di tenere presente l’evoluzione delle basi imponibili, coerentemente con la trasformazione del sistema economico. Come potremmo non considerare valida questa necessità anche per il settore automotive? Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise dai carburanti alle nuove forme di alimentazione – aveva puntualizzato -. Non si tratterà necessariamente di una riduzione del gettito ma sicuramente di una sua significativa traslazione. È un ambito su cui il MEF ha iniziato a lavorare, anche in considerazione dell’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’obiettivo fissato da Repower di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi”, le parole del titolare del Mef.

IL CHIARIMENTO DEL MEF SULLE ACCISE PER LE AUTO ELETTRICHE

Energia Oltre ha contattato il ministero dell’Economia per chiedere chiarimenti. E dal Mef hanno fatto sapere che quello del ministro è stato “un ragionamento politico” e che “al momento non è una proposta, né i tecnici ci stanno lavorando. È una riflessione”.

A QUANTO AMMONTA IL CARICO FISCALE SULL’AUTO

Secondo i dati di Quintegia, società di ricerca organizzatrice dell’Automotive Dealer Day, il carico fiscale sull’auto è stato nel 2022 pari a 71 miliardi di euro, di cui 31,9 derivanti dai carburanti, 55 miliardi dalle spese di utilizzo del veicolo e 12,3 miliardi dall’Iva su manutenzione, ricambi e pneumatici. Lo Stato guadagna dai carburanti circa il 60% di ciò che paghiamo alla pompa quando facciamo rifornimento attraverso imposte dirette (Iva al 22%) e indirette (accise), si legge sul Corriere.it.

LA POSIZIONE DEGLI STAKEHOLDER DEL SETTORE DELLE AUTO ELETTRICHE: ACCISE GIÀ CI SONO

Per il momento il settore auto può quindi tirare un sospiro di sollievo, anche se gli stakeholder di settore hanno replicato in modo puntuale al possibile provvedimento del governo sulle accise. Francesco Naso, Segretario generale di Motus-E (associazione che raccoglie operatori industriali, filiera automotive, mondo accademico del settore elettrico), ad esempio, ha precisato in queste ore su LinkedIn che sui kWh delle forniture elettriche “già sono applicate accise, in misura minore del diesel e della benzina, a cui si sommano degli oneri parafiscali, gli Oneri Generali di Sistema. Se quantifichiamo il peso degli oneri fiscali e parafiscali sul kWh, trasformando i litri di carburante in contenuto energetico in kWh, nel caso del diesel, della benzina e dell’elettricità, vediamo che la ricarica pubblica subisce oneri maggiori o comparabili con diesel e benzina mentre il kWh elettrico del proprio contatore di casa subisce un peso decisamente minore”, ha spiegato Naso.

Da ciò ne consegue, secondo il Segretario generale di Motus-E, che il risparmio sulle accise “non proviene dal peso di tasse e oneri parafiscali sull’unità di energia ma dal fatto che l’auto elettrica consuma di meno per fare gli stessi chilometri. Quindi anche un veicolo ibrido o un sistema di start and stop, che ti fanno consumare di meno, o lo shift modale verso il trasporto pubblico locale in sostituzione dell’auto privata, dovrebbero essere tassati di più?”, si è chiesto Naso.

“L’Altro grande risparmio proviene dal fatto che si ricaricherà molto a casa, dove oneri e accise sono più bassi; l’intenzione è di aumentare le tasse sui consumi elettrici dei cittadini italiani? E a una persona che si autoproduce l’energia e ricarica con quella che facciamo, la arrestiamo per evasione fiscale?”, ha poi aggiunto il responsabile dell’associazione che ha si è anche chiesto perché questo stesso ragionamento non venga fatto sui mezzi a gas, “che ha accise infime nell’uso per trasporto rispetto a diesel o benzina” o per le accise del diesel che “sono più basse” ma “l’unico merito del diesel è far consumare meno carburante rispetto alla benzina”.

Insomma, ha puntualizzato “se consideriamo le esternalità negative evitate risparmiando sui volumi di combustibili fossili per trasporti e sulla CO2 non emessa le cose cambiano, e di molto, probabilmente si va anche in positivo”.

IL RISCHIO DI SCORAGGIARE I NUOVI CLIENTI

Il rischio, ha poi concluso Naso, per cui è necessario “fare un po’ d’ordine sul tema accise e degli oneri fiscali”, è che si scoraggino “i nuovi acquirenti italiani di veicoli elettrici con un nuovo argomento fatto di informazioni parziali mentre abbiamo un circolante BEV allo 0,5%”. Aggravando la già difficile situazione della manifattura nostrana: “La Waterloo dell’automobile italiana è stata catalizzata da un combinato disposto di fattori: elettrificazione forzata per i diktat UE tecnologicamente non neutrali, che hanno imposto un cambio di tecnologie al quale il sistema paese non era preparato; inadeguatezza infrastrutturale, dell’industria, della filiera e della logistica e, last but not least la creazione di Stellantis, mega entità a trazione francese che ha uno scopo (non criticabile): fare auto e guadagnarci”, ha scritto questa mattina sul Sole 24 Ore Mario Cianflone.

 

Articolo pubblicato su energiaoltre.it

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