I dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), pubblicati oggi in occasione della giornata mondiale contro il tabacco (World No Tobacco Day), registrano che, dopo un aumento dei fumatori durante la pandemia da Covid 19, oggi fuma il 20,5% della popolazione, in calo rispetto agli anni precedenti (24,2% nel 2022, 26,2% 2021). La Global Youth Tobacco Survey, presentata oggi dall’ISS, mostra inoltre che dal 2014, tra i minorenni (13-15 anni) i prodotti alternativi non hanno provocato un aumento dell’uso di nicotina e/o tabacco, bensì hanno ridotto del 9% il consumo delle sigarette combuste, sostituendosi alla sigarette senza incrementarne l’uso.
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IL QUADRO ITALIANO
Il fumo di tabacco in Italia rappresenta ancora la principale causa prevenibile di sviluppo di patologie oncologiche. Il piano italiano di lotta al tabagismo si basa principalmente sulle linee di intervento proposte dalla legge Sirchia e dalle sue successive modifiche.
Ma tanto ancora deve essere fatto. Per molti fumatori smettere è davvero difficile e negli ultimi anni il passaggio all’utilizzo di sistemi senza combustione e a rischio ridotto ha innescato un dibattito scientifico che coinvolge la comunità accademica di tutto il mondo, ma il tema riguarda anche le politiche pubbliche e le risposte che arrivano dalla scienza.
LE RICHIESTE DEGLI ESPERTI ALLA POLITICA
Di questi temi hanno discusso i massimi esperti di riduzione del danno che si sono riuniti a Catania per la conferenza nazionale promossa dal CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania che vanta più di 130 pubblicazioni firmate da più di 100 ricercatori impegnati in 15 paesi diversi nel mondo.
“È un dato di fatto che in Italia ci sono milioni di fumatori che non vogliono o che non riescono a smettere di fumare – ha spiegato il professor Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, secondo il resoconto di Quotidiano Sanità – Questi fumatori non accettano di essere medicalizzati per via della loro abitudine tabagica e in Italia, ancora oggi, non abbiamo una politica sanitaria che si prenda carico di queste persone. La riduzione del rischio rappresenta la soluzione. In paesi dall’approccio liberale, come la Svezia o la ben nota Inghilterra, che hanno scelto di aprirsi agli strumenti alternativi a rilascio di nicotina promuovendoli nei percorsi di cessazione per i fumatori incalliti, si sta arrivando al prestigioso obiettivo smoke free. E’ tempo di seguire gli esempi virtuosi anche in Italia”.
In tema di politica sanitaria internazionale, in occasione dell’imminente Cop10, la Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale della Sanità: “L’idea dell’Oms è semplicemente quella di equiparare i prodotti tecnologici senza combustione per l’erogazione della nicotina alla sigaretta combusta ma stiamo parlando di due prodotti completamente diversi soprattutto per il profilo tossicologico – ha aggiunto Polosa -. La Cop rappresenta un’enorme opportunità per la salute pubblica. Auspichiamo che le organizzazioni internazionali tengano conto del ruolo che i prodotti privi di combustione possano avere per abbattere i tassi di fumo in tutto il mondo”.
I ricercatori si sono anche chiesti se la sola nicotina può essere responsabile di effetti tossici: “Sebbene la nicotina non sia totalmente priva di rischi – come ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR – é importante sottolineare che non è responsabile dei danni per la salute derivanti dal fumo di sigaretta”.
UN NUOVO PASSO INDIETRO?
I dati ci dicono che tra i fumatori prevale l’uso della sigaretta tradizionale con l’81,1%, mentre solo il 3,7% della popolazione italiana utilizza i prodotti a tabacco riscaldato e il 2,5% le sigarette elettroniche.
Sempre oggi è stata presentata la nuova “linea guida per il trattamento della dipendenza da tabacco e nicotina”, che sconsiglia l’utilizzo della sigaretta elettronica come metodo di cessazione, se confrontata alla terapia farmacologia o alla Nicotine Replacement Terapy.
Questo, viene sottolineato dagli esperti, in contrasto con sempre più numerose evidenze scientifiche, come la Nature Medicine, tra le venti riviste tecniche più accreditate al mondo e la Cochrane review, organismo scientifico riconosciuto a livello internazionale mostrano come le e-cigs siano efficaci per la cessazione e addirittura superiori rispetto alla Nicotine Replacement Terapy.
UN TIMIDO RICONOSCIMENTO DELL’OMS
Un mezzo segnale positivo comunque c’è: la ridotta tossicità di questi prodotti è stata ammessa anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in un recente rapporto “comprensivo sulla ricerca e evidenze sui nuovi ed emergenti prodotti del tabacco”.
Ed è quanto affermano oltre 10 enti regolatori internazionali, tra questi la Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti, il Public Health England nel Regno Unito e gli Istituti nazionali di salute pubblica olendese e giapponese, che fanno parte delle istituzioni incluse nel Tobacco Laboratory Network della stessa OMS. Sin dalla sua origine, la stessa Framework Convention on Tobacco Control (FCTC) nell’ambito delle misure per il controllo del tabacco riconosce un ruolo alle strategie di riduzione del danno nella lotta al fumo.
A QUANDO UN VERO WORLD NO TOBACCO DAY?
Secondo molti esperti, continuando a ignorare il contributo che potrebbero e che già stanno avendo offrire i prodotti senza combustione nella lotta al fumo, l’Italia non raggiungerà l’obiettivo intermedio del piano europeo di lotta contro il cancro, che prevede una riduzione del 16% dei fumatori nel 2025 rispetto al 2010.
Risultati che invece sono già visibili in altri Paesi, come Inghilterra e Nuova Zelanda che addirittura mirano al 5% di prevalenza entro il 2030. E’ peraltro notizia di oggi che la Svezia sarà il primo Paase con meno il 5% di fumatori, grazie allo snus prodotto vietato nell’Unione Europea e unico prodotto riconosciuto a rischio ridotto. Successi che non si riscontrano in paesi come l’Australia, che invece ha incentrato le proprie politiche sui divieti.