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Pfizergate

Vi spiego le vere novità sui vaccini Astrazeneca e Pfizer anti Covid

Che cosa c'è di nuovo sui vaccini Astrazeneca e Pfizer anti Covid. Il post di Enrico Bucci, Ph.D. in Biochimica e Biologia molecolare, professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia, autore del libro “Cattivi scienziati”

Il post di Enrico Bucci, Ph.D. in Biochimica e Biologia molecolare, professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia, autore del libro “Cattivi scienziati”, tratto dal suo profilo Facebook su autorizzazione dell’autore

 

Fda ha rilasciato la sua analisi sul vaccino Pfizer/Biontech (che discuterà in apposita riunione tra due giorni).

Da questa, leggiamo a partire dall’analisi di 8 casi di infezione fra i vaccinati e 162 fra i trattati con il placebo, che:

“The 95% credible interval for the vaccine efficacy was 90.3% to 97.6%, indicating that the true VE is at least 90.3% with a 97.5% probability, which met the prespecified success criterion.”

Molte cose dobbiamo ancora sapere (e molte sono contenute nel dossier Fda che allego), ma questo è un chiaro successo.

Ci vorrà tempo per vaccinare tutti, non sappiamo quanto tempo dura la protezione conferita e sicuramente il vaccino al momento dell’iniezione provoca numerosi fastidi; ma non siamo più a mani nude contro il virus, grazie alla ricerca scientifica.

Ora non bisogna sprecare questo risultato con politiche erronee, logistica insufficiente, deliri novax.

PS:
Sulla sicurezza, leggiamo a proposito degli eventi avversi riportati (non necessariamente legati al vaccino) di livello grave:
“In the all-enrolled population of (total N=43,448), the proportions of participants who reported at least 1 SAE during the time period from Dose 1 to the data cutoff date (November 14, 2020) were 0.6% in the BNT162b2 vaccine group and 0.5% in the placebo group.”
Quindi, un eccesso a due mesi non significativo dal punto di vista statistico. Anche questo è un buon risultato (pur se atteso).

+++

Intanto Astrazeneca ha pubblicato su The Lancet i risultati “ad interim” dello studio di fase 3 sul suo vaccino, quello per intenderci con l’errore sul dosaggio che avrebbe portato alla fortuita scoperta di un’efficacia del 90%.

I dubbi sono tutti intatti, perché:

a) L’intervallo di confidenza sui dati di efficacia migliori (quelli derivati dall’errore di dosaggio) è alto, come onestamente ammesso dagli autori dell’articolo;

b) Il dosaggio asseritamente efficace al 90% ha riguardato tutti soggetti con età inferiore a 55 anni, il che introduce il possibile bias della miglior risposta immune dei più giovani (e non dice nulla sulla protezione della fascia a maggior rischio);

c) Sono messi insieme dati da 4 diversi clinical trials, di cui alcuni controllati con vaccino contro la meningite (UK) e altri con soluzione salina (resto del mondo). Questo significa che in particolare la differenza fra eventi avversi fra vaccinati e gruppo trattato con il placebo è molto diversa (perché il vaccino contro la meningite, come quello sperimentale di Astra Zeneca, è altamente reattogenico)

Alla fine, questo studio indica chiaramente che sono necessari altri studi (che infatti sono in corso di autorizzazione).

Di converso, questo vaccino protegge almeno al 60% (più del 50% minimo stabilito da Fda) ed è facilmente trasportabile, meno costoso e molto più stabile dei più innovativi vaccini a RNA di Pfizer/Biontech e Moderna.

Quando arriveranno i dati del prossimo studio (quello fatto per studiare davvero il dosaggio fornito in questi studi per errore) potremo sapere se abbiamo qualcosa di buono in aggiunta a quello di cui già disponiamo.

Articolo originale su The Lancet

Editoriale di accompagnamento

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