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Vaccini, ecco le regioni che hanno più dimenticato gli anziani

Campagna vaccinale: che cosa succede nelle regioni. Fatti, numeri, casi e polemiche.

 

La campagna vaccinale italiana anti Covid-19 procede, ma a velocità (e con priorità) diverse regione per regione. Non in tutte, infatti, la categoria maggiormente a rischio, quella degli over 80, ha ricevuto le due dosi di vaccino. Due dosi di vaccino che invece sono state somministrate, in Toscana, al personale giudiziario, che conta 8mila soggetti vaccinati e ritenuti, evidentemente, a rischio.

Anche in Puglia, prima di dare priorità alle categorie fragili, si è data priorità ai formatori di Confcommercio, alla Curia e ai tecnici dell’Arpa. Intanto partono le indagini anche a Genova per individuare i furbetti del vaccino. Andiamo per gradi. E in Lombardia divampa il caso innescato da Chiara Ferragni.

I NUMERI DELLA CAMPAGNA VACCINALE

Partiamo dai numeri della campagna vaccinale. Secondo i dati della Fondazione Gimbe, al 31 marzo in Italia sono state vaccinate (compresa seconda dose) 3.143.159 milioni di persone, ovvero il 5,3% della popolazione. Tra questi si contano 1.274.567 di over 80 (gli altri 1.212.019 su un totale di 4,4 milioni sono in attesa della seconda dose). Si arranca anche nella fascia d’età più bassa (70-79 anni): degli oltre 5,9 milioni, solo 106.506 (1,8%) hanno completato il ciclo vaccinale, 481.418 (8,1%) hanno ricevuto solo la prima dose.

I VACCINATI DELLA CATEGORIA “ALTRO”

Si corre, molto di più, nella categoria “Altro”, quella in cui rientrano i soggetti più fragili (non necessariamente anziani), ma non solo. Questa categoria, secondo i dati Gimbe, conta 1,4 milioni di dosi somministrate. Ed è anche in questa categoria che rientra buona parte di quelle categorie che sono state considerate prioritarie pur non essendolo.

“Non si può escludere che nella categoria denominata “Altro”, con oltre 1,4 milioni di dosi (14,4% del totale delle somministrazioni), rientri un certo numero di soggetti fragili”, ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, secondo cui serve far luce su 873.787 (60,4%) dosi somministrate a soggetti di cui non è possibile rilevare indicazioni di priorità.

“Per ragioni di trasparenza e monitoraggio da un lato è indispensabile inserire nel report ufficiale la categoria dei soggetti ad elevata fragilità al fine di garantire una precisa rendicontazione, dall’altro bisogna fare chiarezza sulla categoria “altro”, che ancora una volta permette di rilevare enormi differenze regionali”, ha detto il presidente.

LA TOSCANA E LA PRIORITA’ PER IL PERSONALE GIUDIZIARIO

Delle spiegazioni sulle priorità di vaccinazione dovrà darle, per esempio, la Regione Toscana, presieduta da Eugenio Giani. Come denuncia un reportage di Piazzapulita, la regione è fanalino di coda nella vaccinazione degli over 80, ma ha già effettuato la somministrazione del vaccino a 8mila soggetti del personale giudiziario.

Nel reportage, infatti, magistrati, avvocati e personale dipendente del tribunale ha ammesso di essere stato vaccinato: era un loro diritto (tutto è stato effettuato a norma di legge) e ne hanno usufruito.

PUGLIA: LE CORSIE PREFERENZIALE DI TARANTO PER I VACCINI

Corsie preferenziali anche in Puglia, dove, in un servizio odierno di Agorà, programma di Rai 3, si denuncia che a Taranto ci sono state “diverse dosi date a discrezionalità, sicuramente molti amici e parenti degli amici. Persone che si scoprono essere state vaccinate senza rientrare nelle categorie che erano previste”.

Tra chi ha saltato la fila, a Taranto, per esempio, ci sono 100 sacerdoti. “Non c’è stata nessuna corsia preferenziale”, spiega Don Francesco, 30 anni. “E’ stata una richiesta al Prefetto, che con la Asl si sono mossi di conseguenza”. Ma lo stesso Prefetto di smarca e sostiene di “non aver autorizzato alcunchè”.

E ancora: tra le priorità rientrano i volontari della Caritas, i dipendenti dell’Agenzia per l’Ambiente e Confcommercio.

LIGURIA: SI INDAGA SULLE LISTE VACCINI

Sembrano esserci stati furbetti del vaccino anche in Liguria, dove i Nas hanno avviato un’indagine sulle liste di chi ha ricevuto il vaccino. Si valuta, in particolare, la motivazione che ha spinto alla vaccinazione dei più giovani: si incrocia il dato anagrafico, l’appartenenza a categorie ‘privilegiate’ ed eventuali patologie.

COSA E’ ACCADUTO IN VENETO

Per evitare la nascita di corsie preferenziali, in Veneto, è invece dovuto intervenire il governatore Luca Zaia, come riporta La Verità. “Lo stesso Zaia nei giorni scorsi è dovuto intervenire quando la Usl 6 Euganea ha comunicato ai sindaci dell’intera provincia la decisione di cedere le dosi di Astrazeneca ai Comuni che ne volessero fare richiesta e il Comune di Padova ha organizzato la vaccinazione per i circa 1.400 dipendenti comunali – in smart working – considerandoli tra le categorie essenziali”, scrive Camilla Conti del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

LA STIMA DI VILLA (ISPI)

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