Un gel che combatte la sbornia. Detto così sembrerebbe la soluzione perfetta a serate folli in cui si è brindato un po’ troppo ma in realtà si tratta di un prodotto realizzato da un team internazionale di ricercatori che potrebbe rivelarsi utile nel trattamento dell’alcolismo.
I risultati della ricerca, condotta in collaborazione tra diverse università europee e cinesi, sono stati pubblicati su Nature.
COSA SUCCEDE QUANDO METABOLIZZIAMO L’ALCOL
Quando il nostro organismo metabolizza l’alcol si attivano diversi enzimi che scompongono la sostanza e producono l’acetaldeide, un composto organico tossico che provoca sintomi quali nausea, mal di testa, aumento della frequenza cardiaca, abbassamento della pressione sanguigna, secchezza delle fauci, aumento della temperatura della pelle e arrossamento del viso.
L’ENZIMA ANTI-SBORNIA
Partendo da qui, i ricercatori hanno ricreato un nanozima artificiale in grado di comportarsi come gli enzimi naturali e di alterare le reazioni metaboliche che si verificano con l’alcol.
Come spiegano gli autori dello studio, “l’obiettivo è fare in modo che la proteina sintetica si leghi all’etanolo per produrre più acido acetico, anziché acetaldeide”. Per riuscirci hanno utilizzato delle fibrille, ovvero una proteina del siero di latte nota come beta-lattoglobulina, che hanno poi combinato con del ferro e fatto reagire con nanoparticelle d’oro.
L’ESPERIMENTO
Grazie al nanozima artificiale i ricercatori hanno quindi sviluppato l’idrogel orale, che è stato poi somministrato a un gruppo di topi, i quali erano stati intossicati dall’alcol. Dai risultati è emerso che non ha dato problemi nel tratto digestivo e che i livelli di alcol nel sangue si erano ridotti del 40% dopo 30 minuti e di oltre il 50% in cinque ore.
Come riferito dagli scienziati, il gel impedisce anche l’accumulo di acetaldeide e protegge alcuni organi: “L’idrogel ha innescato una maggiore protezione del fegato e una sostanziale attenuazione del danno intestinale e della disbiosi, sottolineando così il suo potenziale come approccio terapeutico migliorato per le condizioni legate all’alcol”.
PERCHÉ È UTILE PER LE TERAPIE CONTRO L’ALCOLISMO
“La costruzione di antidoti efficaci per ridurre l’impatto sulla salute globale indotto dalla diffusione dell’alcol è un argomento impegnativo”, si legge nella ricerca. “Nonostante gli effetti positivi osservati con le applicazioni endovenose di complessi enzimatici naturali, le loro attività insufficienti e l’uso complicato spesso portano all’accumulo di acetaldeide tossica, che solleva importanti preoccupazioni cliniche, evidenziando l’urgente necessità di strategie orali stabili”.
Quello dell’alcolismo infatti è un problema che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) causa ogni anno 3 milioni di decessi (di cui circa 1 in Europa), ovvero il 5,3% delle morti annuali totali e il 13,5% di quelle di persone con un’età compresa tra i 20 e i 39 anni.
La scoperta quindi potrebbe dare un contributo nelle terapie ma va anche detto che, come i trattamenti attualmente disponibili basati su enzimi endogeni, offre solo un sollievo temporaneo dei sintomi come nausea e mal di testa, ma non affronta problemi di fondo, come esaurimento e alcolismo cronico.
I DATI SUL CONSUMO DI ALCOL IN ITALIA
Nel 2022, secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), si sono persi i vantaggi della riduzione dei consumatori a rischio, registrata nel 2021, che da 7,7 milioni sono risaliti a 8 milioni. La fascia di popolazione più a rischio è quella dei 16-17enni per entrambi i generi, seguita dagli anziani ultra 65enni maschi e le giovani donne dai 18 ai 24 anni.
In Italia, sempre nel 2022 i binge drinker, cioè coloro che bevono fino a ubriacarsi, erano circa 3 milioni e 700.000, soprattutto maschi di tutte le età. “I binge drinker di entrambi i sessi – afferma l’Iss – aumentano nell’adolescenza e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni. Anche tra gli adulti in età produttiva (25-44 anni) il bere per ubriacarsi è praticato da 17 maschi su 100 e da 6 donne su 100, frequenze che si dimezzano nella classe di età successiva (45-64 anni)”.
Nello stesso anno, i minori che si sono rivolti al pronto soccorso per una condizione patologica attribuibile all’alcol sono stati 4110, ovvero circa il 4% dei 104.000 binge drinker al di sotto dell’età minima legale di 18 anni.