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Vaccini Anti-covid Antivirali

Quali sono i Paesi con il più basso numero di vaccinazioni?

La disponibilità di vaccini anti Covid è aumentata, tuttavia ci sono ancora molti Paesi in cui il tasso di vaccinazione è inferiore al 20% e in alcuni addirittura fatica ad arrivare al 10%. Tutti i dettagli

 

A due anni dallo scoppio della pandemia, nonostante le consegne di vaccini anti Covid nei Paesi più poveri siano aumentate, in molti di questi – soprattutto in Africa – il tasso di vaccinazione della popolazione rimane estremamente basso.

QUALI SONO I PAESI MENO VACCINATI

Secondo una mappa realizzata da Axios sui dati di Our World in Data, in 44 Paesi – di cui la maggior parte nel continente africano – meno del 20% della popolazione è completamente vaccinata. E in 19 di questi, il tasso non arriva nemmeno al 10%. Per esempio, in Tanzania e Nigeria è del 5%.

PICCOLI PASSI AVANTI…

15 paesi, riferisce ad Axios Seth Berkley, Ceo dell’Alleanza Globale per le Vaccinazioni (GAVI) e referente del progetto Onu per un accesso equo ai vaccini Covax, hanno raggiunto la soglia del 10% di vaccinazione solo lo scorso gennaio, mentre il tasso complessivo di vaccinazione nei 92 Paesi Covax a basso e medio reddito è salito al 42%. A livello globale è del 58%.

… MA NON PER TUTTI

Tuttavia, ricorda Berkley, i tassi dei singoli Paesi variano ampiamente, dall’80% in Vietnam e il 64% in Nepal a meno dell’1% in Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo. E in alcuni Stati, definiti da Berkley “molto fragili” come il Niger, il Sud Sudan, la Siria e lo Yemen, ci vorrà molto tempo e fondi per aumentare significativamente la copertura.

STOP ALLE FORNITURE

Attualmente il problema maggiore, come diceva anche Thomas Cueni della Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche, non risiede tanto nella produzione di vaccini quanto nella loro distribuzione ai Paesi più poveri.

Infatti, il direttore del CDC Africa, John Nkengasong, il mese scorso ha chiesto ai Paesi di sospendere le donazioni di farmaci fino alla seconda metà dell’anno perché la sovrabbondanza di vaccini, consegnati tutti insieme senza organizzazione né pianificazione rischia solo di far scadere e sprecare un’infinità di dosi.

I problemi da affrontare, adesso che i vaccini non mancano come prima, sono altri.

SU COSA È NECESSARIO INTERVENIRE

La settimana scorsa, si legge su Axios, Nkengasong ha delineato le quattro sfide chiave che vanno vinte per avviare una campagna vaccinale efficace.

Prima di tutto è necessario organizzare adeguate strutture di stoccaggio per conservare i vaccini, poi devono essere risolti i problemi di logistica per consegnare dosi e forniture come le siringhe (che spesso non sono incluse nelle donazioni) in luoghi remoti.

Viene segnalata anche una carenza di personale sanitario per le somministrazioni, oltre che un sentimento di esitazione nei confronti del vaccino.

PIANI PERSONALIZZATI

Quello che, invece, secondo Berkley sarebbe importante fare è personalizzare i piani di consegna a seconda delle diverse esigenze e carenze del Paese destinatario. Per esempio, in Nigeria l’attenzione è sul coordinamento delle consegne a livello statale, mentre in Tanzania sulla volontà politica. In altri Paesi, la priorità assoluta è assumere, formare e pagare gli operatori sanitari.

PERCHÉ C’È ESITAZIONE

Berkley ha inoltre riferito che rispetto alle precedenti campagne di vaccinazione che GAVI ha condotto con successo in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, questa ha provocato più diffidenza nelle persone e ne attribuisce la responsabilità ai social media e alla “politicizzazione del vaccino in Occidente”.

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