Non solo Covid, in Europa è in corso la peggiore epidemia di influenza aviaria della sua storia. Ad affermarlo è l’istituto tedesco Friedrich Loeffler (Fli), un ente governativo di ricerca sulla salute animale. A lanciare l’allarme è stato Israele, ma già “non si vede la fine”, dicono i ricercatori.
L’ORIGINE
Il primo focolaio del virus che provoca l’influenza aviaria A(H5N1) era stato identificato lo scorso 18 ottobre in Israele nella Piana di Esdraelon, a una cinquantina di chilometri dalla riserva naturale di Hula, che si trova vicino al confine con il Libano e la Siria. In quest’area, dove ogni anno transitano decine di milioni di uccelli migratori diretti dall’Europa e dall’Asia verso l’Africa, si è sviluppata l’epidemia, che ha già ucciso 5.000 gru nel nord del Paese e imposto per precauzione l’abbattimento di centinaia di migliaia di polli.
L’origine di questi fenomeni epidemici, scrive a tal proposito il ministero della Salute, è attribuibile alla migrazione di uccelli selvatici principalmente dal nord est Europa (Russia, Kazakistan, Mongolia).
COME SI DIFFONDE
Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss), l’influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell’influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità.
Diffusa in tutto il mondo, l’influenza aviaria è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso ed è seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi.
Molti uccelli selvatici, chiarisce il Ministero, pur essendo portatori del virus, non manifestano sintomi di malattia ma trasmettono il virus al pollame domestico che al contrario manifesta forme molto gravi con fenomeni di mortalità.
I DATI EPIDEMIOLOGICI DEL MINISTERO
Nel periodo 2020-2021, si legge sul sito del Ministero, diversi Paesi europei sono stati colpiti da un’epidemia di influenza aviaria causata da sottotipi H5N1 e H5N8. L’ondata epidemica del 2020-2021 è stata una delle più vaste e durature epidemie di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) che si siano mai verificate in Europa e ha praticamente interessato la quasi totalità dei paesi europei inclusa l’Italia.
Solo nel 2021 il numero di focolai da H5N1 attualmente confermato nella popolazione di pollame domestico, secondo i dati aggiornati al 6 dicembre, ha raggiunto oltre i 280 focolai e 614 negli uccelli selvatici mentre per il sottotipo H5N8 sono stati confermati 105 focolai nei domestici e 191 nei selvatici.
IL MONITORAGGIO DEL LOEFFLER
“Attualmente viviamo l’epidemia di aviaria più violenta di sempre, in Germania e in Europa”, riferisce Adnkronos riportando le parole del Fli, il qualche afferma che ogni giorno vengono scoperti nuovi casi. “Non si vede la fine: i Paesi colpiti vanno dalla Finlandia alle isole Faroe fino all’Irlanda, dalla Russia al Portogallo”, dicono i ricercatori. I casi sono stati rilevati anche in Canada, India e Asia orientale.
Secondo l’istituto, a essere colpiti non sono solo gli uccelli. In Germania, tra l’inizio di ottobre e il 29 dicembre, 394 contagi sono stati rilevati in uccelli selvatici, inclusi anatre, oche, cigni e gabbiani e 46 in allevamenti di pollame.
Nello stesso periodo, in Europa, i dati raccolti dal Fli mostrano 675 contagi in uccelli selvatici e 534 in animali d’allevamento e ci sono stati anche salti di classe, oltre che di specie: alcuni casi sono stati accertati anche nei mammiferi, per esempio tra le volpi in Olanda e Finlandia, le foche grigie in Svezia, le foche comuni in Germania e le lontre in Finlandia.
DOVE È DIFFUSA IN ITALIA
In Italia, si legge nella circolare del ministero della Salute “Focolai di influenza aviaria da sottotipo H5N1: informazione e indicazioni”, firmata dal direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza, l’epidemia è diffusa maggiormente in Veneto, nelle province di Verona e Padova, e Lombardia, nelle province di Brescia e Mantova. All’inizio di novembre è stato confermato anche un focolaio nel Lazio, immediatamente circoscritto senza ulteriore propagazione del virus nella zona”.
COSA STA FACENDO L’ITALIA
“Secondo quanto previsto dal ‘Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021 – 2023)’ – prosegue il documento – è stato costituito un ‘gruppo di esperti’ per la definizione del funzionamento della rete nazionale dei laboratori pubblici umani e veterinari per l’individuazione precoce della circolazione di ceppi di virus influenzali a potenziale zoonotico al fine di attivare un sistema di allerta rapida per le epidemie influenzali anche a carattere pandemico. Il gruppo di esperti si è già riunito e sta monitorando e valutando la situazione”.
RISCHIO DI CONTAGIO PER L’UOMO
“Allo stato attuale – riferisce la circolare ministeriale – il rischio di trasmissione del virus aviario all’uomo è considerato basso ma in considerazione del potenziale evolutivo del virus, si ritiene necessario monitorare la situazione al fine di identificare eventuali cambiamenti”.
COSA DICONO GLI ANIMALISTI
L’associazione animalista Lega anti vivisezione (Lav) ha spiegato che a favorire la diffusione del patogeno negli allevamenti è anche la densità degli animali, spesso “ammassati in spazi non adeguati” e “resi ciascuno identico agli altri dalla selezione genetica”. Questo, ha detto l’organizzazione, “crea il terreno ideale per la proliferazione di agenti patogeni. Le difese immunitarie di questi animali, stressati dalle condizioni in cui vivono, sono infatti insufficienti, rendendoli facili prede e veicolo di trasmissione del virus”.
Già a inizio dicembre, riferisce Lav, sono stati abbattuti circa 4 milioni di animali solo in Italia (la maggior parte erano polli broiler, ovvero quelli destinati al mercato della carne), ma anche nel resto del mondo i numeri sono altissimi e continuano ad aumentare i focolai.