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Variante Ba.2

Perché Omicron è meno grave di Delta?

Omicron è più trasmissibile ma meno mortale. Ci sono sempre più studi a sostegno di questa tesi. Ecco che cosa dicono e quando finirà la pandemia

 

Aumentano le prove a dimostrazione del fatto che Omicron, nonostante si diffonda a una velocità senza precedenti (ha raggiunto anche l’Antartide), sia meno mortale rispetto alle altre varianti del Covid. Secondo gli scienziati, la ragione sarebbe che Omicron infetta più la gola che i polmoni provocando quindi conseguenze più lievi.

COSA MOSTRANO GLI STUDI

Sei recenti studi, ancora in attesa di peer-review, hanno mostrato che Omicron non danneggia i polmoni delle persone tanto quanto Delta e altre varianti.

“In sostanza”, ha detto al Guardian Deenan Pillay, professore di virologia all’University College di Londra, “sembra [che Omicron, ndr] sia più capace di infettare il tratto respiratorio superiore – le cellule della gola. Quindi si moltiplicherebbe nelle cellule lì più facilmente che nelle cellule profonde del polmone. È uno risultato preliminare, ma gli studi puntano nella stessa direzione”.

PERCHÉ OMICRON È MENO GRAVE

Se il virus produce più cellule nella gola, questo lo rende più trasmissibile, il che aiuterebbe a spiegare la rapida diffusione di Omicron. Ma un virus che riesce a infettare il tessuto polmonare è potenzialmente più pericoloso ma meno trasmissibile.

COSA NE PENSA SILVESTRI

Uno studio dal titolo “Il virus SARS-CoV-2 B.1.1.529 Omicron causa infezione e malattia attenuata in topi e criceti” condotto da un team internazionale e citato anche in una serie di tweet dall’immunologo e virologo Guido Silvestri, docente negli Stati Uniti alla Emory University di Atlanta, conferma secondo l’esperto italiano gli studi di Hong Kong e Belgio, e i dati clinici di Sudafrica e Regno Unito.

Già nelle scorse settimane, Silvestri aveva invitato le persone ad “avere fiducia”, nonostante “una crescita dei contagi che sembra una valanga” perché la speranza è “che il virus si stia raffreddorizzando” – ma solo per i vaccinati, aveva aggiunto.

“Chi non si vaccina sulla base della sua idea di libertà individuale – ha detto Silvestri – fa pagare un prezzo alto agli altri e rischia moltissimo lui stesso. I No-vax sono l’80% dei ricoverati: riflettano su questo i milioni di italiani che ancora rifiutano il vaccino”.

I PUNTI IN COMUNE TRA GLI STUDI

Uno studio condotto dall’Università di Liverpool mostra che Omicron porta a una “malattia meno grave” nei topi che, se infettati con la variante, perdono meno peso, hanno una carica virale più bassa, sperimentano una polmonite meno grave e si riprendono più velocemente. Questo ancora non significa però che si possa abbassare la guardia perché le persone più fragili possono incorrere in una forma più grave.

Anche un altro pre-print, presentato a Nature la scorsa settimana da ricercatori negli Stati Uniti – scrive il Guardian – ha confermato che i topi con Omicron hanno perso meno peso e hanno avuto una carica virale inferiore e i ricercatori dell’Università di Glasgow hanno trovato delle prove che dimostrano che Omicron ha cambiato il modo in cui entra nel corpo.

DUBBIO SUI TAMPONI

Se confermato che Omicron infetta più la gola che i polmoni, allora, secondo una ricerca dell’University College di Londra, fare tamponi dal naso potrebbe non essere il metodo più attendibile. Sarebbe, infatti più utile se venissero effettuati in gola.

La professoressa Jennifer Rohn, tra gli autori dello studio, ha raccontato su Twitter la sua esperienza personale: dopo essere risultata negativa utilizzando un tampone nasale, ha effettuato un secondo test rapido prelevando un campione dalla sua gola che, invece, è risultato positivo.

Questo, fa sapere il Guardian, trova riscontro in uno studio del Sudafrica che mostra che i campioni di saliva sottoposti a test PCR sono migliori dei tamponi nasali nel rilevare Omicron. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che lo studio è troppo piccolo per trarre conclusioni.

LE PREVISIONI DI MOUNK

“Ci sono due modi in cui la pandemia potrebbe finire nel 2022”, afferma in un’intervista al Corriere della Sera il politologo Yascha Mounk, che ha recentemente scritto un articolo per la rivista The Atlantic dal titolo “Omicron segna l’inizio della fine”.

Il primo modo, spiega Mounk, è biologico: “scoprire che Omicron non fa ammalare in modo grave la netta maggioranza delle persone e che l’esposizione a questa variante, se vaccinati, protegge da ceppi futuri; così l’oggettiva minaccia del Covid cesserebbe di essere significativa. Ma questa è una congettura. Non sappiamo se sarà così, anche se è una speranza e uno scenario plausibile”.

Il secondo modo in cui potrebbe finire la pandemia, prosegue il politologo, è sociale, “come sostengo nell’articolo, consiste nel dire che ci siamo abituati al fatto che la nostra vita implicherà più rischi nel 2022 rispetto al 2019, ma collettivamente e individualmente scegliamo che vivere in modo più normale valga la pena di correre quei rischi”.

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