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Proposta Lega Medici

Perché i medici picchiano soprattutto la Lega

Tra le varie richieste che ieri hanno spinto medici, dirigenti sanitari, ostetriche e infermieri a scendere in piazza c'è la depenalizzazione dell'atto medico, per cui la Lega ha invece proposto un disegno di legge che inasprisce ancora di più le pene. Le due posizioni opposte, i malumori, le critiche e le proposte dei professionisti

 

Il mega sciopero nazionale di medici, dirigenti sanitari, ostetriche e infermieri indetto dai sindacati di categoria Cimo Fesmed, Anaao Assomed e Nursing Up ha riscosso grandissimo successo. Ma cosa pensano che non funzioni nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) e cosa chiedono tutti coloro che ieri hanno incrociato le braccia?

Una critica, in particolare, è rivolta alla Lega di Matteo Salvini…

I NUMERI DELLO SCIOPERO

Uno sciopero nazionale durato 24 ore. Quello di medici e personale sanitario tutto, secondo le sigle ha raggiunto fino all’85% delle adesioni e potrebbero essere saltate fino a 1,5 milioni di prestazioni. Sono state garantite quelle d’urgenza, ma tutti gli altri servizi, compresi gli esami di laboratorio, sono stati messi a repentaglio, dagli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati ed a rischio rinvio) alle visite specialistiche (180mila) fino agli esami radiografici (50mila).

Una dimostrazione che, stando a quanto dichiarato dai lavoratori coinvolti, da una giornata di sciopero potrebbe diventare l’inevitabile futuro della sanità italiana. “Questo sciopero è un gridio di allarme e se non ci sarà risposta arriveremo alle dimissioni di massa”, ha detto il segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio.

“A chi dice che scioperare oggi non era corretto – ha aggiunto -, rispondiamo che non è corretto farci perdere parte della pensione, non sono corretti i turni massacranti e non è corretto che i medici debbano vivere sotto la spada di Damocle della giustizia italiana; chiediamo che il ddl della Lega, che addirittura prevede il carcere, venga ritirato”.

LA PROPOSTA DI LEGGE DELLA LEGA CHE SCALDA GLI ANIMI

E qui arriva la staffilata dritta dritta alla Lega. Il partito di Salvini, infatti, ha avanzato una proposta di legge che vuole inasprire le pene per la colpa medica con il carcere da 3 mesi a 5 anni. “C’è una grande preoccupazione anche sul lato della responsabilità medica”, ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e chirurghi (Fnomceo), che poi ha chiesto a nome di tutti: “La Lega ci ripensi e ritiri subito una proposta sbagliata”.

Anche Gerardo Anastasio, segretario dell’Anaao Asssomed Toscana, ha parlato al Fatto Quotidiano del disegno di legge presentato lo scorso luglio dalla deputata leghista Simonetta Matone e assegnato alla commissione Giustizia della Camera a novembre: “Prima dicono una cosa e poi fanno il contrario. Ci sentiamo presi in giro”.

Una delle richieste dei medici, infatti, è proprio il contrario, ovvero la depenalizzazione dell’atto medico.

PERCHÉ I PROFESSIONISTI CHIEDONO LA DEPENALIZZAZIONE DELL’ATTO MEDICO

“Mentre la Commissione Nordio per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica sta lavorando nel più totale e inquietante riserbo e silenzio al Ministero di Giustizia, in Parlamento prendono sempre più forma idee a dir poco strampalate che come Anaao contrastiamo fortemente perché di segno opposto alla depenalizzazione dell’atto medico”, ha spiegato prima dello sciopero Di Silverio.

“Depenalizzare l’atto medico, uno degli obiettivi prioritari dell’Associazione – ha precisato -, non significa sottrarsi a eventuali responsabilità, bensì prendere atto che il Medico non può essere sottoposto a tre tribunali (ospedaliero, ordinistico e civile) e che per giudicare non si può partire da una presunzione di colpevolezza”.

Secondo quanto riferito da Anaao Assomed, “di 35mila cause ogni anno il 95% si conclude in un nulla di fatto, dopo aver impegnato i colleghi dai 6 agli 8 anni con ingenti esborsi economici, pressioni psicologiche, infiltrazioni di società che si fanno promotrici di indagini su sospetti negligenze in ospedale e di un raffreddamento del rapporto medico-paziente, in favore della medicina difensiva che costa 11 miliardi allo Stato”.

LA PROPOSTA DI ESSERE TRATTATI COME INSEGNANTI E MAGISTRATI

A ottobre anche Cimo Fesmed, durante un’audizione presso la Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati, aveva sottolineato l’importanza di tutelare i medici: “L’assenza di serenità dei medici sul lavoro, infatti, oggi è un dato di fatto, causato non solo dai turni massacranti cui sono costretti dalla ormai cronica carenza di personale, ma anche dalla paura di essere denunciati dai pazienti per presunti casi di malasanità”.

“Un fenomeno che, nonostante il 95% dei casi si risolva in un nulla di fatto – ribadisce la Federazione -, risulta in forte crescita, anche a causa di accattivanti richiami pubblicitari di studi professionali specializzati sul tema. Il ricorso da parte dei medici a comportamenti ‘protettivi’ come la medicina difensiva, e quindi alla richiesta di visite, esami o farmaci superflui da un punto di vista clinico ma utili in caso di contenzioso, il cui costo si aggira attorno ai 10 miliardi di euro l’anno, sta dunque aumentando”.

Per Cimo Fesmed, per tutelare gli operatori sanitari bisognerebbe, invece, prendere spunto da altre categorie, come insegnanti e magistrati, “la cui responsabilità diretta è eliminata in favore di quella indiretta dell’ente di appartenenza salvo il diritto di rivalsa della struttura per i casi di dolo e colpa grave”. E, quindi, “perché non adottare lo stesso sistema anche per i medici?”.

MALUMORI E ALTRE RICHIESTE

Oltre a depenalizzare l’atto medico, come sintetizzato da Anaao Assomed, il personale sanitario chiede di uscire dalla Pa riconoscendo per i medici e dirigenti sanitari la categoria speciale, finanziare adeguatamente il contratto, detassare parte dello stipendio. E poi assunzioni di personale, condizioni di lavoro migliori, la cancellazione dei tagli alle pensioni prodotti dalla stretta sull’aliquota di rendimento della fetta retributiva della pensione di medici, infermieri, maestri (che impatta anche su dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari).

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