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Ecco chi minaccia la sopravvivenza delle università italiane. Report Mediobanca

Fare meno figli significa anche meno entrate per le università italiane che tra nemmeno vent'anni potrebbero vedere una riduzione degli introiti pari a circa 500 milioni di euro. Ma questo è solo uno dei problemi che il sistema universitario dovrà affrontare. Fatti, numeri e previsioni

Calo demografico, poche risorse, innovazione tecnologica e ruolo delle università telematiche. Sono queste per l’Area Studi di Mediobanca le principali sfide a cui il sistema universitario italiano deve far fronte.

Ecco perché e che cosa prevede.

MENO FIGLI MENO ISCRITTI

Il calo demografico e i suoi impatti economici sono una piaga che affligge anche l’università italiana. Infatti, secondo il report elaborato dall’Area Studi di Mediobanca, assumendo costante il tasso di passaggio dalla scuola superiore all’università, nel 2041 il minore introito da rette di frequenza per la riduzione degli iscritti è stimabile, in via prudenziale, in circa 500 milioni di euro, per effetto di circa 415mila studenti in meno (-21,2%).

Questo dato si stima essere più evidente nel Mezzogiorno, con flessioni superiori al 30% in Molise, Basilicata, Puglia e Sardegna che portano il Sud e le Isole a un calo complessivo del 27,6%. Meno acuti, ma comunque preoccupanti, i saldi negativi del Nord (-18,6%) e del Centro Italia (-19,5%).

GLI INVESTIMENTI DELL’ITALIA NELL’UNIVERSITÀ (E QUELLI DEGLI ALTRI)

Ma il calo demografico non è l’unico fattore che danneggia il sistema universitario italiano. Purtroppo, sottolinea il report, anche il limitato investimento del nostro Paese nell’educazione terziaria non aiuta ad affrontarne le sfide.

L’1% del Pil dell’Italia si confronta con l’1,3% medio della Ue e l’1,5% dei Paesi Ocse; il nostro 1,5% in termini di spesa pubblica ci distacca dal 2,3% della Ue e dal 2,7% dell’Ocse.

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Lo Stato contribuisce alla spesa per la formazione universitaria per il 61% del totale, rispetto al 76% della Ue e al 67% dell’Ocse. La quota residua è per lo più sostenuta dalle famiglie: 33% in Italia contro il 14% della Ue e il 22% dell’Ocse.

UNIVERSITÀ TELEMATICHE: OPPORTUNITÀ O MINACCIA?

Il report di Mediobanca si chiede poi se le università telematiche rappresentino una competizione o un completamento per l’università italiana. Di sicuro i numeri della loro crescita dal 2012 dicono che vanno alla grande: +112,9% il numero di corsi, +444% gli immatricolati, +410,9% gli iscritti, +102,1% il corpo docente, +131,3% il personale tecnico-amministrativo.

Inoltre, se si sa che le università statali nel 2022 hanno realizzato proventi operativi per 14,3 miliardi di euro, scarseggiano invece dati contabili per quelle telematiche.

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Tuttavia, Mediobanca afferma che quelli più recenti resi noti dal Miur consentono di ricavare un’indicazione del gettito realizzato dalle università telematiche italiane come riportato nella seguente tabella. Complessivamente nel 2021 si tratta di 444,2 milioni di euro, totale di un aggregato in cui figurano come soggetti di maggiori dimensioni le telematiche e-Campus e Pegaso.

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