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Farmaci

Ma quanto ci piacciono i farmaci di marca rispetto ai generici? Report Aifa

Tra prezzi più alti e prescrizioni che prediligono medicinali più costosi, nel 2023, la spesa per i farmaci a pagamento è aumentata. Ecco quali sono i rincari maggiori e i trattamenti più utilizzati. Fatti, numeri e grafici 

 

Aumenta la spesa per i farmaci di fascia C, quelli a carico dei cittadini, prescritti sulle note ricette bianche che a breve dovrebbero scomparire per diventare elettroniche. A certificare l’incremento è il Rapporto OsMed 2023 sull’uso dei medicinali in Italia, redatto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Tale incremento è principalmente dovuto a prezzi più alti e prescrizioni orientate su farmaci più costosi. In Italia, infatti, si continua a registrare una certa resistenza all’utilizzo dei generici, per cui siamo al terzultimo posto della classifica europea.

CRESCE LA SPESA (MA NON I CONSUMI) PER I FARMACI DI FASCIA C

Nel 2023, per i farmaci di fascia C, pagati dai cittadini, gli italiani hanno speso 7,1 miliardi, ovvero il 9,8% in più rispetto al 2022. Il 54% della spesa (3,8 miliardi), afferma il Rapporto, è relativo a medicinali con obbligo di ricetta, mentre il restante 46% a prodotti di automedicazione.

I farmaci di classe C con ricetta registrano un incremento della spesa pari al 9% rispetto al 2022, determinato da un aumento dei prezzi (+6,8%) e dalla prescrizione di medicinali più costosi (effetto mix: +2,1%), mentre i consumi restano invariati.

BENZODIAZEPINICI E BENZODIAZEPINE GUIDANO LA SPESA

Le categorie di farmaci di classe C con ricetta maggiormente acquistati dai cittadini nel 2023 si confermano essere i derivati benzodiazepinici (sia ansiolitici che ipnotici-sedativi) e gli analoghi delle benzodiazepine, con una spesa di circa 617 milioni di euro, pari al 16,1% della spesa totale e rappresentano il 25,4% dei consumi complessivi dei farmaci di classe C con ricetta.

In particolare, i derivati benzodiazepinici ad attività ansiolitica sono la categoria a maggior spesa con 387,5 milioni di euro, e un consumo di 25,3 dosi giornaliere per 1.000 abitanti, in calo rispetto al 2022 (-3,0%).

GLI ALTRI FARMACI A PAGAMENTO PIÙ ACQUISTATI

Dopo gli ansiolitici, tra i farmaci a carico dei cittadini più acquistati ci sono le anilidi (275,3 milioni di euro pari al 7,2% della spesa totale), ovvero il paracetamolo, i farmaci per la disfunzione erettile (250 milioni di euro), i contraccettivi orali (228,3 milioni di euro), gli ipnotici e i sedativi (146,1 milioni di euro) e i corticosteroidi attivi, associazioni con antibiotici (100,4 milioni di euro).

Complessivamente, afferma Aifa, le prime 20 categorie terapeutiche mostrano importanti aumenti della spesa, a eccezione dei vaccini influenzali, che registrano una riduzione degli acquisti in farmacia (consumi -22,4%; spesa -8,3%). E tra le prime 10 categorie a maggior spesa, i farmaci utilizzati nella disfunzione erettile presentano il maggior costo medio per dose media giornaliera (5,11 euro), mentre per le altre 9 categorie, il costo medio per dose media giornaliera oscilla tra un valore minimo di 0,33 euro a un valore massimo di 1,80 euro, registrando un trend in lieve crescita rispetto all’anno precedente.

I PRESCRITTI PIÙ CONSUMATI

Tra i farmaci più consumati, al primo posto c’è la vitamina B12 con 26,7 dosi dispensate ogni giorno per 1.000 abitanti, seguita dagli ansiolitici con 25,3 dosi e dagli ipnotici e sedativi con 20,3 dosi per 1.000 abitanti. Tutte le categorie mostrano un andamento decrescente dei consumi rispetto al 2022.

SPESA E CONSUMI PER L’AUTOMEDICAZIONE

Tra i farmaci di automedicazione a maggior spesa, gli antipropulsivi sono quelli che registrano il maggior incremento (+58,3%) rispetto all’anno precedente e raggiungono una spesa di 66,5 milioni di euro, mentre i derivati dell’acido propionico come l’ibuprofene si confermano la categoria a maggiore spesa (416,3 milioni di euro), rappresentando il 12,6% della spesa complessiva, in aumento del 6,9% rispetto al 2022.

I decongestionanti nasali, i mucolitici e gli altri sedativi della tosse, sono le categorie che fanno rilevare gli aumenti più significativi sia per la spesa che per i consumi.

Per quanto riguarda invece i consumi, troviamo nelle prime tre posizioni, la nafazolina, il diclofenac e il flurbiprofene.

DIFFERENZE REGIONALI

Dal Rapporto emerge inoltre che, a livello regionale, i consumi dei farmaci di classe C con ricetta restano piuttosto stabili rispetto all’anno precedente, e tra le regioni in aumento Sardegna e Basilicata registrano l’incremento più elevato, rispettivamente del 6,3% e del 4,0%. Per i farmaci di automedicazione, rispetto all’anno precedente, le regioni del Sud mostrano le maggiori variazioni nel consumo (+7,0%) rispetto a quelle del Centro (+3,1%) e del Nord (+1,4%).

Complessivamente, per tutti i farmaci di classe C, al Nord e al Centro si spende di più rispetto al Sud, che registra una spesa inferiore del 6,4% (fascia C con ricetta) e del 9,6% (SOP e OTC) rispetto alla media nazionale.

Le differenze più ampie tra le regioni emergono dall’analisi dell’acquisto privato dei farmaci di fascia A, con la Sardegna che detiene il primato con una spesa pro capite di 116,2 euro, di quasi sette volte superiore rispetto al Molise (16,98 euro pro capite) e, in generale, con una spesa delle regioni del Centro (41,52 euro pro capite) maggiore rispetto a quella delle regioni del Sud e del Nord (rispettivamente 39,32 e 27,79 euro).

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