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La pillola a base di erbe che la Cina spinge come rimedio al Covid

Le autorità cinesi promuovono l’uso di una pillola a base di erbe per il trattamento del Covid e l’azienda che la produce fa affari d’oro, ma il figlio di un milionario ha provato a insinuare qualche dubbio sulla sua efficacia ed è stato bannato da Weibo. Fatti, numeri e misteri

 

Il timido allentamento delle misure anti Covid in Cina sta favorendo i titoli locali. Uno tra i più fortunati è sicuramente quello della società farmaceutica Shijiazhuang Yiling, che produce una pillola a base di erbe che le autorità hanno pubblicizzato come efficace nel trattamento delle forme lievi di Covid.

Peccato, però, che non sia pubblicamente disponibile alcun dato circa studi clinici sottoposti a revisione paritaria a sostegno di tale affermazione.

DI CHE PILLOLA SI TRATTA

Gli ingredienti principali della compressa Lianhua Qingwen sono caprifoglio giapponese, radice di rabarbaro e frutto della pianta di forsizia.

Ma queste pillole non sono nuove. L’azienda Shijiazhuang Yiling ha infatti iniziato a svilupparle nel 2003 per il trattamento della sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Da allora, riferisce Quartz, il ministero della Salute cinese e la Commissione nazionale per la salute la raccomandano per raffreddori e influenza.

Con la pandemia poi ha conosciuto un nuovo momento d’oro in quanto è stata promossa dal governo di Pechino come alternativa ai farmaci antivirali delle aziende farmaceutiche statunitensi o europee.

UNA PILLOLA CHE FA DISCUTERE

In Cina, pochi osano criticare apertamente il governo. Tuttavia, lo scorso aprile, Wang Sicong, figlio unico di uno degli uomini più ricchi del Paese – suo padre, Wang Jianlin, è il presidente di Wanda Group, la più grande impresa immobiliare cinese – ha pubblicamente messo in dubbio l’efficacia della pillola con un video sul social Weibo, dove aveva più di 40 milioni di follower e da cui è stato immediatamente bandito. L’accusa era “violazione delle leggi e dei regolamenti in materia”.

Wang chiedeva solo se il prodotto fosse stato approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In un altro video, ovviamente rimosso, Wang avrebbe anche esortato l’autorità cinese di vigilanza sui titoli a indagare sulla Shijiazhuang Yiling, affermando che nel Paese sono troppi pochi i media che osano cercare prove e dire la verità.

Ai tempi, le azioni della farmaceutica, quotata in Cina, erano crollate del 20%.

Secondo alcuni documenti dell’azienda, citati da Quartz, la società ha ricevuto 50 milioni di yuan (7 milioni di dollari) di sovvenzioni governative per condurre ricerche cliniche su Lianhua Qingwen e per registrare le compresse a livello internazionale.

COSA NE PENSANO ALTRI PAESI

L’Australia, però, le ha vietate in quanto contengono un ingrediente chiave usato per produrre metanfetamina. A Singapore, invece, è in corso uno studio clinico che ne determinerà l’efficacia presumibilmente entro la fine del 2023.

A oggi, secondo quanto dichiarato da Shijiazhuang Yiling all’organo di stampa del Pcc Global Times, Lianhua Qingwen ha ottenuto l’approvazione per la registrazione o la licenza di importazione in 30 Paesi e regioni del mondo.

AFFARI D’ORO PER SHIJIAZHUANG YILING

Ma una volta bannati dubbi e dissenso, Shijiazhuang Yiling ha continuato con la sua attività e, anzi, negli ultimi giorni, scrive Quartz, le sue azioni hanno registrato un’impennata, il loro prezzo infatti è salito di quasi il 24% dalla scorsa settimana.

L’entusiasmo del mercato è dovuto al fatto che Pechino venerdì scorso ha annunciato una revisione delle rigide regole imposte dalla strategia zero Covid, tra cui una riduzione di 2 giorni della quarantena per chi ha avuto contatti stretti o arriva dall’estero e l’eliminazione del tracciamento dei contatti ‘secondari’.

In alcune farmacie le pillole a base di erbe sarebbero già introvabili. Non a caso, la relazione semestrale di Shijiazhuang Yiling, citata da Quartz, afferma che i rimedi tradizionali cinesi contro il raffreddore e l’influenza, comprese le pillole Lianhua Qingwen, rappresentano oggi il 46% del fatturato totale.

Secondo Global Times, anche altri titoli farmaceutici, come CR Sanjiu, il produttore nazionale di farmaci per il raffreddore, hanno registrato un’impennata.

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