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Libertà

Io, oncologa, vi dico quello che non è stato fatto contro Covid

 L'intervento della dottoressa Paola Tarantini, oncologa presso l'ospedale San Giovanni Addolorata a Roma

Non lavoro nella prima linea contro il Covid-19, ma nelle immediate retrovie di oncologia, e vedo, sento e soprattutto vivo quanto non è stato fatto. Si sapeva della seconda ondata e si sapeva che poteva essere peggiore della prima, come fu per la ‘Spagnola’. E’ inaccettabile ascoltare chi si è comportato come se non ce la si aspettasse.

Che ne è delle promesse di assunzioni di personale medico-infermieristico?

Intanto si recuperano medici in pensione (categoria a rischio) e specializzandi (soggetti che si stanno preparando, ma che non sono ancora formati). Coloro che nella prima ondata sono stati reclutati, con brevi contratti a termine e poi dismessi dopo la prima ondata, non accettano i nuovi contratti perché mancano di aspettative certe.

Che ne è stato dei percorsi dedicati ai pazienti non Covid, ma con serie problematiche di salute?

In oncologia l’effetto della pandemia è stato il drammatico incremento delle diagnosi tardive e ora mi trovo con casi gravi che non si vedevano da 15 anni; è giusto che chi di questi muore non venga computato come vittima del Covid?

Nonostante gli enormi sforzi della Direzione Generale e della Direzione Sanitaria del mio ospedale, ancora non abbiamo test rapidi per l’utenza e rischiamo di avere pazienti positivi accanto ad immunodepressi, con tragici effetti. La sorveglianza sul personale è di necessità fatta in modo randomico e non ovunque: noi operatori rischiamo di diventare vettori inconsapevoli dell’infezione. Ma l’acquisizione dei test in quantità sufficiente è lunga per via della burocrazia connessa.

Infine, per la disponibilità di posti letto, grida vendetta lo scandalo dell’inutilizzazione del Forlanini, che in due settimane sarebbe stato pronto ad ospitare chi è stato invece dirottato sui “Covid hotel”.

Concludo dicendo che, con rammarico, non assolvo Arcuri e i suoi banchi con le rotelle, ma nemmeno tutta la classe politica che per anni ha fatto tagli scellerati alla sanità, la quale, già in condizioni normali, era al limite delle sue potenzialità. Non siamo eroi, ma professionisti con senso del dovere, cosa che manca completamente ai nostri politici. Infine voglio ringraziare tutto il mio ospedale per gli sforzi posti in essere dai primi di marzo per combattere contro una bizantina burocrazia e per permetterci di lavorare, ma è dura fatica.

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