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Coronavirus

Io, medico, contesto le Scelte terapeutiche al tempo del Covid

Il documento congiunto FNOMCeO-SIAARTI sulle Scelte terapeutiche in tempi di Covid è osceno. Ecco perché. Il post di Stefano Biasioli, medico in pensione

 

Oscenità! Il documento congiunto FNOMCeO-SIAARTI sulle Scelte terapeutiche in tempi di Covid.

Solo ora siamo venuti in possesso del Documento SIAARTI (Soc Italiana Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia intensiva) del 6/03/20, in cui questa Società (che non rappresenta tutti gli anestesisti e tanto meno tutti i medici intensivisti) formulava una serie di raccomandazioni per supportare i clinici coinvolti nella cura dei pazienti con Covid.

Sulla base di queste è stata istituita una Commissione FNOMCeO (ordine medici) e SIIARTI volta a scrivere un testo di possibile modifica del codice deontologico medico in tema di scelte “tragiche” in occasione di patologie sanitarie straordinarie, come il Covid.

Detto documento (scrivono) “verrà utilizzato dalla Consulta Deontologica Nazionale (CDN) della FNOM da un punto di vista codicistico”.

Sono 3 facciate di una gravità unica.

Nei fatti, ci si ammanta di un presupposto etico (punto a) del documento, pag.1) ” allocazione delle risorse attraverso criteri di triage basati sul principio etico di giustizia distributiva”, per negare le cure estreme ai pazienti più gravi, identificati dal “triage”.

Capite? In questo modo si nega il principio di cure a tutti, senza selezione.

Ancora, se mancano strutture/personale, non si attua le regola “primo arrivato, primo servito”, ma si selezionano i pazienti.

Ancora.

Punto b) del documento: “I criteri d’accesso ai trattamenti intensivi e sub-intensivi […], devono rispondere anche ad esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili. L’accesso alle cure […] deve fondarsi sul ragionamento che è alla base del giudizio clinico, […], in relazione al bilancio fra costi/benefici di ogni pratica clinica, commisurata agli esiti prevedibili di salute”.

Insomma, la logica bocconiana entra in rianimazione. Ancora, chi può prevedere che un intervento medico abbia successo o no, su quel paziente? L’algoritmo bocconiano e una qualunque app?

Ci si sciacqua la bocca (punti c) e d)  del documento) dicendo che “ogni decisione, è formulabile, caso per caso, con criteri rispettosi dei diritti e della dignità delle persone”.

Ma (punto d) si  ribadisce che “nelle situazioni emergenziali il medico finalizza l’uso ottimale delle risorse…evitando ogni discriminazione…” salvo poi aggiungere 3 righe dopo che  “in caso di persistente squilibrio tra necessità e risorse.. è data precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio. A tale fine si applicano criteri rigorosi, espliciti, concorrenti e integrati, valutati sempre caso per caso, quali: la gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente”.

Follia pura.  Siamo all’eugenetica. Io, medico intensivista, decido chi trattare.

Io, intensivista, abbandono al loro destino i vecchi, quelli con pluripatologia, e scelgo di trattare i più giovani, quelli con il solo Covid (senza altre patologie precedenti), quelli che so non avranno effetti collaterali.

Quando mai è successo, nella medicina italiana?

Ma non finisce qui (punto d). Infatti … “i pazienti non trattabili in modo intensivo a causa dell’improbabilità d’ottenere risultati concreti, accettabili e duraturi (!!!!!???) sono comunque presi a carico”.

Sì, ma come? Con cure palliative (punto f) del documento).

Selezione dei pazienti quindi, spesso senza alcun consenso sia del paziente stesso (in coma o quasi) e dei famigliari ( esclusi dall’accesso all’ospedale e dalla visione del paziente stesso).

Ma, secondo la FNOMCeO, i medici sono anche indovini e dei in terra? Quante volte — per fortuna — pazienti dati per “morti o moribondi” sono guariti?

Comunque, non finisce qui.

Ancora una  affermazione ipocrita (punto d) del documento): “il ricorso selettivo a criteri che valgano a legittimare differenziate modalità di cura è da considerarsi esclusivamente in stato di assoluta necessità (emergenza/urgenza indifferibile in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili)”.

Sotto si specifica che va tutelata comunque la persona, sì, ma con cure palliative e ammesso (diciamo Noi) che ci sia almeno un letto o che il malato — dato come inutile e irrecuperabile — non sia abbandonato in un letto di uno scantinato.

Comunque, si ribadisce (punto g) ci si deve astenere dall’accanimento terapeutico.

Commento basato sulla storia clinica.

Noi, che medici siamo da decenni, in questi anni di vita professionale ne abbiamo visto di tutti i colori.

Un ricordo, per tutti.

Il Dr. Stefano Biasioli (nefrologo-dializzatore) ricorda bene con quale tristezza, all’inizio degli anniSettanta, la carenza di posti dialisi abbia costretto i nefrologi di allora a fare scelte dolorose tra chi trattare con la dialisi e chi no. Il criterio, allora, era comunque: “Primo arrivato, primo servito”.

Non si facevano selezioni basate sull’età, sul censo, sulle comorbilità, sulle previsioni di successo terapeutico. Non eravamo indovini né SS tedeschi, ma medici.

Lo stesso Dr. Biasioli ricorda che poi, con la diffusione della dialisi in Italia e nel mondo, tutti potevano  e possono essere dializzati, con la dialisi extracorporea o con la dialisi peritoneale, qualunque fosse la loro età e qualunque fossero le teoriche aspettative di vita.

Biasioli ricorda anche di aver finito la carriera ospedaliera mettendo in dialisi persone di 93-95 anni, in condizioni cliniche accettabili, nonostante l’uremia.

E adesso?

Adesso siamo al punto che l’Italia viene regolata da DPCM incostituzionali (in qualunque paese civile, tranne il nostro), che ci hanno tolto e ci toglieranno la libertà personale, per problemi sanitari, che la politica non ha saputo gestire, soprattutto in questi ultimi 5 mesi.

Ci tolgono la libertà personale, dopo che per decenni (soprattutto dal 2011 in poi) hanno tagliato risorse sanitarie, posti letto ospedalieri, posti di rianimazione. Non lo diciamo noi, ma lo dicono i numeri e lo dimostrano decine di articoli e di statistiche dedicate a questi aspetti.

E, ora?

Ora urliamo che l’etica professionale e il codice deontologico non debbono seguire regole dettate dal Dpcm e da carenza di risorse, in nome di una ” oscena giustizia distributiva”. Che la Federazione degli Ordini dei medici (FNOMCeO) venga in questo modo in soccorso di un governo di incapaci (“dilettanti allo sbaraglio”) è veramente vergognoso.

Oltre a tutto, non sono state coinvolte tutte le Associazioni dei medici ospedalieri, cui sono affidati i pazienti Covid e non solo. Ma, questo, è un aspetto marginale.

La sostanza è che qui siamo davanti a una deriva estremamente pericolosa. Secondo costoro, il problema della carenza di personale e risorse sanitarie si risolve selezionando chi curare e garantendo agli esclusi (pazienti vecchi, con comorbidità o senza parenti) — bontà loro — le cure palliative.

Sì, da un lato, pillole abortive gratis, dall’altro cure palliative.

Sì, da un lato, negazione di farmaci efficaci — perché costosi — dall’altro reddito di cittadinanza a cani e porci.

Questa è l’Italia di oggi.

Quella di un Mattarella “silente sui temi essenziali” e quella di un Bergoglio che tace sui cristiani massacrati dall’Islam e perseguitati dai cinesi.

Stefano Biasioli

Medico in pensione

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