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Infezioni Sessualmente Trasmissibili Over 65

Infezioni sessualmente trasmissibili in aumento tra gli over 65 (ma non se ne parla)

Dell'aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) si parla spesso, ma il più delle volte in relazione ai giovani. Il trend però risulta in crescita anche tra gli over 65, solo che la vergogna di ammettere che si ha ancora una vita sessuale fa desistere dal parlarne e dal tenerle sott'occhio. Tutti i dettagli

 

Qual è l’età in cui la vita sessuale finisce? Ovviamente non c’è una risposta uguale per tutti ma, a prescindere da questo, monitorare la propria salute e condividere dubbi con un professionista non conosce limiti di tempo. Eppure, su alcune infezioni o malattie, come quelle sessualmente trasmissibili, aleggia una certa vergogna nel parlarne, specialmente dopo i 65 anni. Tale imbarazzo di conseguenza fa abbassare la guardia e ora le infezioni sessualmente trasmissibili risultano in aumento anche in questa fascia di età.

È quanto emerso da vari studi discussi al X Congresso Nazionale della Società interdisciplinare per lo studio delle malattie sessualmente trasmissibili (SIMaST).

CAUSE DELL’AUMENTO DELLE IST TRA OVER 65

Le infezioni sessualmente trasmesse (Ist) sono in aumento nella popolazione generale, in Italia e nel resto del mondo. Ma sebbene i giovani costituiscano la maggior parte dei casi, non sono esclusi nemmeno i più grandi. Già l’anno scorso l’Istituto superiore di sanità (Iss) osservava un incremento dell’incidenza – anche di 10 volte – nella fascia di età compresa tra i 45 e i 65 anni.

Ora, secondo la SIMaST, questo trend riguarda anche gli over 65. Con la differenza, però, che a una certa età si inizia ad abbassare la guardia per senso di sicurezza dato dall’esperienza e mancanza di percezione del rischio, oltre che per la vergogna di ammettere che si ha ancora una vita sessuale. Ma anche trascurando, per esempio, l’uso del preservativo per paura di incorrere in eventuali problemi erettili.

DATI E PREVISIONI

“Il 23% dei casi Ist diagnosticati in Italia dal 1991 al 2021 ha coinvolto persone con più di 45 anni, considerando tutti gli adulti in un’unica fascia” ha riferito Laura Atzori, direttrice dell’Uoc di Dermatologia Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari.

“Negli Usa – prosegue -, i nuovi casi di Hiv tra le persone sopra i 50 anni rappresentano già il 17%; nei Paesi Bassi si stima che arriverà al 73% nel 2030. Uno studio norvegese pubblicato sulla rivista The Lancet healthy longevity ha descritto il trend delle infezioni sessualmente trasmissibili nelle persone di età compresa tra 60 e 89 registrate tra il 1990 e il 2019 come in netto aumento in ben 204 Stati, con una maggiore suscettibilità verso l’Hiv infezione rispetto i più giovani”.

Inoltre, continua l’esperta, “Da un recente studio cinese emerge che il 19% delle donne sopra i 64 anni testate per i papillomavirus (Hpv) erano positive per genotipi oncogeni e che di queste donne il 16% aveva un carcinoma della cervice non diagnosticato. Questi dati ci indicano che le insidie diagnostiche delle Ist nell’anziano non devono essere sottovalutate, servono linee guida, specifiche campagne di screening, e una formazione anche in terza età”.

DIFFICOLTÀ NELL’INDIVIDUAZIONE

I medici osservano poi che la rilevazione delle Ist può essere tardiva perché tali infezioni rimangono a lungo latenti o ancora più difficile negli over 65 dato che disturbi delle vie urinarie, artralgie, astenia e facile affaticamento, ma anche la comparsa di manifestazioni cutanee e mucose – tipiche di malattie come la sifilide, la gonorrea, l’Hiv – sono sintomatologie spesso riconducibili a patologie diverse e più comuni nell’anziano.

Ecco perché, oltre alle campagne di screening, i test fai-da-te, seppur non risolutivi, possono rappresentare uno strumento per iniziare ad abbattere il muro della vergogna.

LA MANCANZA DI PROTEZIONE CON IL VACCINO PER L’HPV

Infine, un altro fattore che si annida dietro all’aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili tra gli over 65 è l’assenza di protezione data dal vaccino contro il papilloma virus (Hpv), introdotto solo nel 2008 e la cui efficacia per i condilomi causati dai tipi contenuti nel vaccino è del 99%.

Per i più giovani infatti il piano europeo Beating Cancer ha previsto l’obiettivo di vaccinare completamente per l’Hpv il 90% della popolazione femminile e di aumentare il tasso di vaccinazione nei ragazzi.

Tuttavia, a oggi siamo ancora lontani dal risultato. Come ha sottolineato Barbara Suligoi, direttrice del Centro Operativo AIDS (Coa) dell’Iss e presidente del Congresso SIMaST, “i dati del 2022 rilevano per la coorte d’età 2010 una copertura delle vaccinazioni del 39% tra le femmine e del 32% tra i maschi”, nonostante recenti dati dell’Iss abbiano rilevato “nel 2022 rispetto al 2019 una riduzione dei condilomi nei giovani 15-24 anni del 53%, nettamente superiore a quella del 24% che riguarda coloro che hanno più di 24 anni”.

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