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poliomielite europa

In Europa sta tornando la poliomielite? Non proprio, ma…

Il ritrovamento del virus selvaggio che causa la poliomielite nelle acque reflue di Amburgo ha riacceso l'attenzione su un pericolo considerato eradicato in Europa nel 2002, ma cosa dicono i numeri e gli esperti? Fatti e commenti

 

L’Europa è stata dichiarata libera dalla poliomielite nel 2002 e l’Italia è considerata “polio-free” dal 1982. Tuttavia, meno di un mese fa il virus selvaggio che causa la malattia è stato rilevato nelle acque reflue di Amburgo, indicando che una persona infetta, probabilmente asintomatica poiché non sono stati segnalati casi clinici, è transitata per la città. Si tratta del primo caso di questo tipo nel nostro continente dal 2010.

Questo non significa che c’è un allarme poliomielite in Europa ma, come sottolineano gli esperti, che ci sono ancora posti dove il virus è endemico – e, dunque, che può viaggiare ovunque, specialmente se i tassi di vaccinazione calano.

RILEVAMENTO DEL VIRUS SELVAGGIO NELLE ACQUE DI AMBURGO

Meno di un mese fa un controllo di routine ha individuato ad Amburgo il virus selvaggio della poliomielite, evento che non si verificava in Europa dal 2010. L’ultimo caso di malattia sul continente risaliva al 1990, anch’esso in Germania. Tuttavia, come confermato dalle autorità sanitarie, il rischio nel Paese resta basso grazie all’elevata copertura vaccinale.

Il Robert Koch Institute (RKI) ha confermato il ritrovamento, precisando che si è trattato del virus selvaggio della polio (WPV1) e aggiungendo che non sono stati registrati casi umani. Ulteriori analisi sono state avviate dopo il campionamento, effettuato nella settimana del 6 ottobre, mentre le autorità sanitarie hanno attivato una task force per approfondire la situazione e ribadito l’importanza della vaccinazione come misura di protezione.

ANALISI GENETICA E COLLEGAMENTI INTERNAZIONALI

Gli accertamenti hanno evidenziato che la sequenza genomica del virus è molto simile a un cluster genetico presente in Afghanistan, Paese dove il poliovirus selvaggio è ancora endemico, come in Pakistan. Gli esperti dell’RKI hanno definito il rilevamento “insolito, ma generalmente non inaspettato”, considerando che negli ultimi anni il WPV1 è stato individuato anche in Iran, Malawi e Mozambico.

In Germania il monitoraggio ambientale sistematico delle acque reflue è attivo dal 2021 attraverso il progetto PIA e finora non aveva mai rilevato poliovirus selvaggi.

COSA DICONO GLI ESPERTI

Il virologo Roberto Burioni ha definito la notizia “molto preoccupante… Niente panico, ma è una pessima notizia”.

Anche per Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia e Diagnostica dell’Immunologia del Bambino Gesù, “è una gran brutta notizia”, perché il virus rilevato “non è quello da vaccino, inattivato e quindi ucciso e incapace di dare malattia, ma quello selvaggio che invece malattia può dare”. L’esperto evidenzia che il ritrovamento mostra “un segnale di abbassamento della quota di persone vaccinate”, ricordando che “il virus non attecchisce sui vaccinati” e sottolineando la necessità di osservare l’evoluzione nel tempo: “Bisogna guardare il film e non la fotografia”.

Perno descrive anche le diverse fasi dell’infezione: una prima fase intestinale, spesso scambiabile per una gastroenterite, e una possibile successiva fase sistemica che può interessare sistema nervoso e midollo spinale con rischio di paralisi.

VACCINI DISPONIBILI E DIFFERENZE DI COPERTURA

Gli esperti ricordano che “non c’è altra strada che la vaccinazione” e che sono oggi disponibili due vaccini efficaci: quello inattivato di Salk e quello orale attenuato di Sabin, ancora utilizzato in diversi Paesi.

La circolazione del virus persiste in aree dove la copertura vaccinale non raggiunge livelli adeguati, soprattutto in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa, mentre Afghanistan, Pakistan e Nigeria contano complessivamente quasi mezzo miliardo di abitanti con basse percentuali di vaccinati a causa di fattori politico-religiosi. E anche negli Stati Uniti, con l’arrivo di Robert F. Kennedy Jr. le cose potrebbero peggiorare…

CARATTERISTICHE DEL VIRUS E MODALITÀ DI TRASMISSIONE

Il poliovirus di tipo 1 è l’unico ancora in circolazione, mentre i tipi 2 e 3 sono stati dichiarati eradicati nel 2015 e nel 2019. L’uomo è l’unico serbatoio naturale del virus, che si trasmette per via oro-fecale o tramite droplets e può diffondersi già prima dell’insorgenza dei sintomi.

L’Istituto superiore di sanità (Iss) evidenzia che anche individui vaccinati possono infettarsi in modo asintomatico e contribuire alla trasmissione in assenza di adeguate misure igieniche, mentre non esistono cure risolutive: la prevenzione si basa esclusivamente sulla vaccinazione.

COSA DICONO I NUMERI

Nel periodo compreso tra gennaio e ottobre di quest’anno sono stati registrati 188 casi globali di poliomielite, uno dei numeri più bassi mai registrati, con la malattia ancora endemica solo in Afghanistan e Pakistan, dove nel 2024 si sono registrati complessivamente 99 casi.

Inoltre, dal 1988, grazie alla Global Polio Eradication Initiative, sono state salvate 1,5 milioni di vite, prevenuti 20 milioni di casi di paralisi e ottenuta una riduzione del 99,9% dei poliovirus selvaggi, con oltre 370 milioni di bambini raggiunti ogni anno in più di 40 Paesi.

PERCEZIONE DELLA POPOLAZIONE GIOVANE E CRITICITÀ ATTUALI

Stando a un sondaggio svolto in 109 Paesi e riportato da Sanità Informazione, quasi 3 giovani su 4 dichiarano fiducia nei vaccini, mentre 1 su 10 segnala preoccupazioni relative a effetti collaterali, sicurezza o motivazioni personali e religiose; inoltre, un quarto degli intervistati afferma di non sapere cosa sia la poliomielite.

Nicola Graziano, presidente di Unicef Italia, osserva che “la ricomparsa del virus in paesi che in precedenza erano liberi dalla poliomielite dimostra quanto il progresso possa essere fragile” e ribadisce che “nessuno è al sicuro finché ogni bambino in ogni comunità non sarà vaccinato”.

Tra gli ostacoli finali all’eradicazione vengono segnalati conflitti, disinformazione, tagli ai finanziamenti e sistemi sanitari fragili. Secondo le analisi Unicef, il livello di impegno politico nel 2026 sarà decisivo per stabilire se la poliomielite potrà essere eliminata o continuerà a richiedere costose misure di contenimento.

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