skip to Main Content

Aborto Farmacologico Stati Uniti

Il Texas riuscirà a mettere al bando l’aborto farmacologico negli Stati Uniti?

Interrompere volontariamente una gravidanza negli Stati Uniti potrebbe diventare ancora più difficile e la sentenza di un giudice del Texas contro il mifepristone, uno dei due farmaci usato per l’aborto farmacologico, rischia di creare un significativo precedente storico. Ecco perché e cosa sta succedendo

 

A 23 anni dalla sua approvazione da parte della Food and Drug Administration (Fda), Matthew Kacsmaryk, giudice federale del Texas scelto da Donald Trump quando era presidente, ha chiesto all’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici di bloccare in tutti gli Stati Uniti la distribuzione del mifepristone, uno dei due farmaci usati per l’aborto farmacologico in due fasi.

Il presidente Joe Biden promette battaglia e centinaia di dirigenti farmaceutici hanno firmato una lettera che critica la sentenza.

LA CAUSA PORTATA IN TRIBUNALE DAGLI ANTIABORTISTI

La causa contro uno dei farmaci chiave per l’aborto farmacologico, in Italia noto come RU486, è stata presentata da una coalizione di gruppi antiabortisti e di medici che mirano a revocare l’accesso all’aborto in tutta la nazione.

I sostenitori affermano che quando nel 2000 la Fda ha approvato il mifepristone “non ha adeguatamente esaminato le prove scientifiche” e che da allora “ha ignorato i rischi legati alla sicurezza del farmaco”.

Affermazioni infondate in quanto, come afferma il New York Times, “la Fda ha regolamentato il mifepristone in modo più rigoroso rispetto a molti altri farmaci e ha esaminato regolarmente le prove della sua sicurezza ed efficacia”. Anzi, per più di 10 anni “l’agenzia ha imposto un quadro aggiuntivo di restrizioni e monitoraggio per il farmaco” attraverso la Risk Evaluation and Mitigation Strategy e negli ultimi anni ha esaminato in modo approfondito i nuovi dati.

LA SENTENZA DEL TEXAS

Kacsmaryk, le cui posizioni antiabortiste sono note, venerdì scorso ha quindi bloccato l’approvazione del mifepristone.

“Nella sentenza di 67 pagine – scrive il Nyt – il giudice Kacsmaryk è apparso d’accordo con quasi tutte le affermazioni dei gruppi antiabortisti e ha usato ripetutamente il linguaggio degli oppositori dell’aborto, chiamando l’aborto farmacologico ‘aborto chimico’ e riferendosi al feto come ‘umano’ o ‘bambino’ non nato’”.

UNA SENTENZA OPPOSTA

Ma dopo meno di un’ora, un giudice dello Stato di Washington ha emesso una sentenza in un’altra causa, contraddicendo la decisione di Kacsmaryk e ordinando alla Fda di non apportare alcuna modifica alla disponibilità del mifepristone nei 18 Stati democratici che avevano intentato la causa.

“Le ordinanze contrastanti di due giudici federali, entrambe ingiunzioni preliminari emesse prima dell’udienza dei casi completi, sembrano creare una situazione di stallo legale che potrebbe degenerare fino alla Corte Suprema”, afferma il Nyt.

COSA SUCCEDE ORA

Il farmaco continuerà a essere disponibile a breve termine negli Stati in cui è legale e la Fda avrà tempo fino a venerdì prossimo per fare appello contro la sentenza di Kacsmaryk richiedendo l’intervento della Corte d’Appello.

Questa, se dovesse dare ragione al giudice del Texas, renderebbe il mifepristone illegale e sarebbe dunque vietato fabbricarlo, commercializzarlo e distribuirlo a meno che non si pronunci una corte ancora più alta, come la Corte Suprema, che però è a maggioranza conservatrice.

Tuttavia, secondo esperti legali citati dal Nyt, anche se la sentenza del Texas venisse confermata, ci sarebbero diverse opzioni legali che potrebbero continuare a consentire l’uso del farmaco.

LE RISCHIOSE CONSEGUENZE

Oltre a mettere a rischio l’accesso all’aborto, già minato lo scorso giugno dalla sentenza proprio della Corte Suprema che ha ribaltato la famosa sentenza Roe v. Wade del 1973, la richiesta di Kacsmaryk crea un pericoloso precedente storico perché mette in dubbio l’autorità della Fda sull’approvazione dei farmaci e crea incertezza sull’intero settore farmaceutico.

È infatti la prima volta che un tribunale ordina alla Fda di rimuovere un farmaco dal mercato. Come ha dichiarato Biden, “se questa sentenza dovesse essere confermata, non ci sarà praticamente nessuna prescrizione, approvata dalla Fda, che sarà al sicuro da questo tipo di attacchi politici e ideologici”.

Sebbene il tribunale del Texas affermi che “la Corte non giudica con leggerezza il processo decisionale della Fda”, aggiunge anche che “in questo caso, la Fda ha rinunciato alle sue legittime preoccupazioni in materia di sicurezza – in violazione del suo dovere statutario – basandosi su ragionamenti e studi palesemente infondati che non supportavano le sue conclusioni”.

LA BATTAGLIA DELLE CASE FARMACEUTICHE…

Accuse pesanti a cui ovviamente si sono opposti circa 400 dirigenti farmaceutici, tra cui il Ceo di Pfizer Albert Bourla e i vertici di Novartis, Biogen e Merck, i quali in una lettera scrivono che “la decisione [di Kacsmaryk] ignora decenni di prove scientifiche e di precedenti legali”.

I principali produttori statunitensi di mifepristone includono GenBioPro e Danco Laboratories e tra le catene di farmacie che distribuiscono queste pillole ci sono Walgreens Boots Alliance, CVS Health e Rite Aid.

…E DELLE CLINICHE CONTRARIE ALLA SENTENZA DEL TEXAS

Più della metà delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti vengono eseguite farmacologicamente ma, se il mifepristone dovesse diventare illegale, le strutture dove è permesso abortire continueranno a offrire la possibilità di farlo chirurgicamente e i medici potranno prescrivere ancora il misoprostolo, il secondo farmaco che viene somministrato dopo il mifepristone.

Come chiarisce il Washington Post, l’aborto farmacologico in due fasi prevede prima la pillola di mifepristone, che interrompe la gravidanza, e circa 24 ore dopo quattro di misoprostolo che ammorbidisce la cervice e provoca le contrazioni che espellono l’embrione o il feto. Quest’ultimo da solo però è meno efficace e di solito causa più crampi e sanguinamenti.

Back To Top