Assaggiato accidentalmente nel 1965 dal chimico americano James M. Schlatter, che si leccò le dita mentre lavorava a un farmaco per l’ulcera e ne scoprì l’eccezionale dolcezza, il dolcificante aspartame, in seguito all’approvazione come additivo alimentare, ha iniziato a essere utilizzato nei prodotti dietetici nel 1981.
Nonostante scienziati e ricercatori affermino che non è efficace per la perdita di peso – che solitamente è la motivazione principale che spinge i consumatori a usarlo – e sebbene negli anni sia finito più volte sotto la lente d’ingrandimento, la sua presenza in oltre 6.000 prodotti non è mai stata ufficialmente dichiarata dannosa per la salute.
Tuttavia, il prossimo 14 luglio, l’International Agency for Research on Cancer (Iarc), l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) specializzata nella ricerca sul cancro, potrebbe classificare l’aspartame come “possibile cancerogeno per l’uomo”. A darne notizia in anteprima è stata Reuters.
CHE COS’È L’ASPARTAME
L’aspartame, secondo la definizione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), è un edulcorante artificiale intenso, a basso tenore calorico. Si presenta come una polvere bianca e inodore ed è circa 200 volte più dolce dello zucchero.
QUANTO NE VIENE PRODOTTO E IN QUALI ALIMENTI SI TROVA
Ogni anno vengono prodotte dalle 3.000 alle 5.000 tonnellate di aspartame in tutto il mondo. Molti lo utilizzano al posto del tradizionale zucchero nel caffè ma è presente in tantissimi prodotti: dalle bevande “zero” alle gomme da masticare, in gelati, yogurt, snack, cibi a base di latte e formaggio, oltre che nei prodotti a basso contenuto energetico.
COSA DICE LA LEGGE SUL SUO UTILIZZO
Da molti anni e in molti Paesi, a seguito di accurate valutazioni, l’aspartame è giudicato sicuro per il consumo umano. Nell’Unione europea l’etichetta sui prodotti alimentari contenenti aspartame deve dichiarane la presenza, indicandone il nome o il suo numero con la E davanti (E951). Per l’Efsa, la dose accettabile giornaliera è di 40 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo.
Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (Fda), ne raccomanda un’assunzione giornaliera non superiore a 50 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo. Per avere un’idea, una lattina di bibita dietetica da 350 ml ne contiene circa 200 ml.
PERCHÉ LO IARC POTREBBE NON ESSERE D’ACCORDO
Finora gli studi avevano dichiarato che l’aspartame non era correlato a un aumento del rischio di comparsa di tumori, ma una ricerca francese condotta l’anno scorso su 100mila persone ha osservato un lieve incremento.
Lo Iarc, dopo aver analizzato 7mila riferimenti e 1.300 pubblicazioni sul tema, potrebbe quindi cambiare le sorti di uno dei dolcificanti più utilizzati. Il team dell’agenzia si è riunito a giugno e ora è in corso, invece, la riunione di un diverso gruppo di lavoro Oms-Fao che dovrà stabilirne la dose sicura. “Le due valutazioni sono complementari – ha fatto sapere lo Iarc -. Ecco perché il risultato delle valutazioni sarà reso disponibile insieme”.
Il responso è atteso per il 14 luglio, quando saranno disponibili sia la valutazione sulla rivista Lancet Oncology che la monografia Iarc dedicata all’aspartame.
COME POTREBBE ESSERE CLASSIFICATO
L’agenzia riferirà quindi se l’aspartame dovrà essere inserito nella categoria delle sostanze considerate “possibili cancerogeni”. L’Oms, infatti, per valutare la cancerogenicità delle sostanze, utilizza un sistema di classificazione composto da quattro gruppi.
Il Gruppo 1 è quello dedicato alle sostanze per le quali esistono sufficienti prove di cancerogenicità. Il Gruppo 2A comprende invece le sostanze che sono considerate “probabili cancerogeni”; mentre quelle del Gruppo 2B vengono classificate come “possibili cancerogene”. Infine, c’è il Gruppo C in cui sono incluse le sostanze a “sospetto cancerogeno”, ma per le quali non sono disponibili prove di cancerogenicità.
Tuttavia, anche se l’aspartame venisse inserito nella lista dei “possibili cancerogeni” finirebbe in compagnia di molte altre sostanze che fanno parte della nostra quotidianità: dall’aloe vera alle onde a radiofrequenza e il diesel.
Come ribadiscono gli esperti, più che la classificazione la vera differenza la fanno il suo utilizzo prolungato nel tempo e la quantità consumata, anche se alcuni tra loro, per esempio il nutrizionista e presidente del Comitato nazionale sicurezza alimentare del ministero della Salute, Giorgio Calabrese, ritengono che i prodotti naturali restino comunque i migliori.
IL MAL DI PANCIA ALL’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI DOLCIFICANTI
Chi invece inizia a preoccuparsi è l’Associazione internazionale dei dolcificanti (Isa), che in una nota ha sì dichiarato di unirsi alle agenzie mondiali per la sicurezza alimentare ma anche di nutrire “serie preoccupazioni per le speculazioni preliminari sull’opinione della Iarc, che potrebbero fuorviare i consumatori sulla sicurezza dell’aspartame”.
AVANZATA CINESE?
I timori dell’Isa in effetti si stanno già concretizzando. Stando a Bloomberg, infatti, i produttori cinesi di dolcificanti sostitutivi sono sulla cresta dell’onda: “Le azioni della Baolingbao Biology e della Shandong Sanyuan Biotechnology che producono il dolcificante naturale eritritolo sono balzate venerdì [30 giugno, ndr] di almeno il 10% ciascuna. L’Anhui Jinhe Industrial produttore di additivi, tra cui il sucralosio, ha guadagnato il 9,8%, mentre la Shandong Kaisheng New Materials che utilizza una materia prima impiegata nella sua produzione è avanzata del 15%”.
Ma in alcuni casi sostituire l’aspartame con altre sostanze potrebbe voler dire passare dalla padella alla brace se si considera che, per esempio, il sucralosio è 600 volte più dolce dello zucchero.